UMBERTO BOSSI ESCLUSO DAL PARLAMENTO DOPO 35 ANNI

Non sarà facile per il segretario della Lega, Matteo Salvini, mantenere la rotta in mezzo alla tempesta che si è scatenata dopo il crollo del Carroccio alle Politiche. Alla marea di voti che si sono spostati dal bacino elettorale di via Bellerio a quello di Fratelli d’Italia si è aggiunta anche la beffa per Umberto Bossi, che non è stato rieletto in Parlaento dopo 35 anni nonostante fosse capolista alla Camera nel collegio di Varese. E così Salvini è corso ai ripari proponendo la nomina del fondatore del Carroccio a senatore a vita, una toppa che in molti nel partito considerano peggio del buco. Perché i senatori a vita sono già 5, che come ricorda qualcuno nella chat leghiste è il masismo previste dalla legge. Ma uno del peso del Senatur non può restare fuori dai giochi, e infatti ieri mattina si è fatto sentire. Ha ricordato di aver accettato la candidatura «solo per rispetto dei militanti», ma anche sottolineato che «il popolo del Nord esprime un messaggio chiaro ed inequivocabile che non può non essere ascoltato». Di questo, e di molto altro, si è parlato nel Congresso di ieri a Milano, nel quale si è espresso «rammarico per la percentuale raggiunta, che si sperava migliore», ma che molti hanno spiegato con la convivenza nel governo Draghi con Pd e Movimento 5 Stelle. Una scelta che tuttavia Salvini rifarebbe, come ha sottolineato nella conferenza stampa post voto.

Ma ora le grane per l’ex ministro dell’Interno arrivano dai “grandi vecchi” del partito, determinati a riacquistare centralità e tornare ai fasti della Lega Nord. A farsi sentire ieri sono stati Roberto Maroni, che ha chiesto «un congresso straordinario» per sostituire Salvini alla guida del partito.

Al coro si è aggiunto l’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli, secondo il quale salvini « dovrebbe rimettere il mandato e far decidere al consiglio federale, se non vuole fare il congresso». Castelli ha indicato anche il possibile nuovo segretario, cioè uno dei tre governatori più in voga nella Lega, Luca Zaia ( Veneto), Massimiliano Fedriga ( Friuli Venezia Giulia) e Attilio Fontana ( Lombardia). E pi la stoccata finale. «La Lega attuale non ha nulla a che vedere con quella nostra, è un partito centralista con temi di destra - ha detto in riferimento al travaso di voti in favore di Fd’I - Quando uno copia l'originale, alla fine la gente vota l'originale».

Il Congresso è chiesto a gran voce anche dall'ex segretario del movimento regionale, Paolo Grimoldi, che ha iniziato una raccolta firme. «Serve un momento di confronto per dare voce a tutti - spiega Grimoldi - Se chiedere democrazia, confronto e rappresentanza è una colpa, mi dichiaro colpevole, ma qualcuno ha sbagliato ugualmente». Ma c’è anche chi prova a gettare acqua sul fuoco. «Il clima è sereno e si riparte, c'è un governo da fare e bisogna capire come farlo al meglio - ha detto infatti Marco Zanni, europarlamentare della Lega e capogruppo di Identità e democrazia - La leadership del segretario non è in discussione, Salvini è il leader della Lega e continuerà ad esserlo».

Per quanto, non è dato sapere.