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green pass
È sempre più probabile un’iniziativa del governo per differenziare l’uso del green pass, lasciandolo così com’è per l’accesso ai luoghi di lavoro ma limitandolo ai soli guariti e vaccinati per tante altre attività, dal cinema ai teatri, fino ai ristoranti. L’obiettivo è evitare una recrudescenza accentuata dei contagi, soprattutto nel periodo delle festività natalizie, così come chiesto dai presidenti delle Regioni. Accanto al lato economico della questione c’è da tenere in considerazione il dato sulla veridicità dei tamponi rapidi, i cui risultati danno un esito corretto soltanto nella metà dei casi. Di tutto questo sia parlato oggi nella conferenza Stato Regioni convocata dalla ministra per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, alla presenza del ministro della Salute, Roberto Speranza, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, e dei presidenti delle Regioni e delle Province autonome, collegati virtualmente. La linea dei rappresentanti dei territori, guidato dal presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, è quella di un super green pass solo per i cittadini vaccinati o guariti, ma il governo non vorrebbe far valere questo tipo di certificato nei luoghi di lavoro. Ma sul tavolo resta anche l’ipotesi dell’estensione dell’obbligatorietà vaccinale per alcune categorie, come sottolineato dal sottosegretario alla Salute, Andrea Costa. «L’obbligo è una questione che il governo non ha mai escluso e se ci fosse la necessità di ampliarlo ad alcune categorie, siamo pronti a farlo», ha detto Costa, mentre per la ministra Gelmini «le scelte sul green pass le abbiamo già fatte ma è chiaro che se ci sarà da parte del Cts la richiesta di rivederlo o magari accorciare la durata, noi seguiremo sempre le indicazioni della scienza». Il pensiero dei presidenti delle Regioni è stato riassunto da Stefano Bonaccini, che ha spiegato di ritenere giusto che «chi è vaccinato abbia una corsia preferenziale nei luoghi della socialità». A ciò si aggiunge la questione tamponi rapidi, visto che è ormai appurato la loro bassa veridicità. Circa la metà dei test antigienici rapidi sono infatti falsi negativi, anche perché il virus impiega qualche giorno per entrare in circolo. E intanto in Alto Adige, dove il virus ormai fa paura, torna il coprifuoco nei comuni “rossi”.