Ci sono molte cose nella bozza di contratto scritta, pare, con inchiostro simpatico - sottoscritta da M5S e Lega che autorizzano fortissime critiche e autorizzano corpose perplessità. Come pure allo stesso modo si può attaccare o anche più semplicemente irridere lidea - anche questa, sembra, già seppellita appena dopo essere stata annunciata - di una possibile staffetta a palazzo Chigi dei due leader, visto che il Terzo Uomo non si trova e che per quel che riguarda le poltrone di potere fidarsi è bene e non farlo è meglio. Invece di fronte a quel documento o quei marchingegni di Palazzo un atteggiamento non è consentito: sorprendersi. Luna e gli altri, infatti, sono figlie della campagna elettorale appena conclusa ( ma mica è detto: in Italia non finiscono mai...) e degli animal spirits che albergano in due formazioni politiche che non a caso hanno fatto del rigetto in chiave sovranista e demagogica degli schemi politici nazionali ed europei, i loro vessilli di battaglia. Lo sa bene il Quirinale che per mesi ha tentato, a quanto pare invano, di costituzionalizzare i Cinquestelle lasciando, su piani di assoluta autonomia e rispetto di ruoli e prerogative, a Silvio Berlusconi, sulla scorta della strategia del Ppe e della signora Merkel, il compito di tenere a freno Salvini. Il punto è che addomesticare un populismo è auspicabile e magari anche possibile: ma se invece sono due, allora diventa tutto più complicato e incerto. Invece di trovare sintesi, anche di leadership, gli effetti si giustappongono, moltiplicando la loro virulenza.Come già più volte provato a riassumere su queste colonne, infatti, lanomalia italiana non sta - o non soprattutto nel fatto di avere in pancia spinte politico- sociali antisistema che sono appannaggio di praticamente tutti gli Stati occidentali. Quanto nel fatto che da noi queste spinte si sono inverate in due partiticontenitori entrambi in grado di dare lassalto al cuore del potere. Senza peraltro avere barriere in grado di contenerle nè sotto il profilo dei consensi nè sotto quello dellautorevolezza e credibilità della vecchia cittadella partitica.Ecco dunque che la difficoltà che Mattarella si ritrova sul tavolo è del tipo che non consente uscite indolori. Se il capo dello Stato rigetta, in modi da vedere, la piattaforma programmatica di Lega e Cinquestelle, rischia di avviare un processo delegittimatorio e disgregativo che, allo stato, potrebbe non trovareargini o antidoti, considerato che il cosiddetto piano B, cioè il varo di ungoverno di emergenza o neutro, correrebbe il serio pericolo di esseresfiduciato dal Parlamento. E dunque non potendo svolgere altro compito che accompagnare il Paese a nuove elezioni,le quali potrebbero - e stavolta in via definitiva sancire la vittoria deisovranisti.Se invece, al contrario, il Colle dà via libera, quelle spinte antisistema e anti- Ue troverebbero il più autorevole degli avalli. Il tutto dovrebbe valere come monito per coloro che da sinistra si sono spellati le mani a favore di un esecutivo Lega- Cinquestelle convinti di poter così recuperare margini di manovra e sottovalutando i pericoli che quel tipo di abbraccio squaderna.Non basta. Per come si sono messe le cose, sia che lesecutivo di larghe intese populiste resti unincompiuta sia, e a maggior ragione, che prenda il largo, allorizzonte si staglia la prospettiva di unalleanza politica che già ora è potenzialmente maggioritaria e potrebbe perfino ingrossarsi. Vuol dire che - poco importa se dalla trincea di palazzo Chigi o da quella dei seggi elettorali - Di Maio e Salvini possono saldarsi in un binomio a tinte sovraniste-populiste tale da diventare mosca cocchiera per traiettorie politiche simili in altri Paesi europei.Del resto se Salvini mantiene posizioni così nettamente anti- europee è difficile immaginare che possa rientrare senza traumi nello schieramento tradizionale di centrodestra: lasse tra Berlusconi e il leader leghista sarebbe destinato inevitabilmente a spezzarsi.In altri termini il confronto politico in un futuro che è gia attuale assumerebbe la fisionomia di uno scontro tra lo schieramento Lega- M5S da un lato e tutte le altre forze non sovraniste, con Pd e Fi in prima linea, dallaltro.Con una punta di ironia, che quel tipo di feeling sia già in atto lo dimostra laffermazione di Salvini secondo cui a Roma «non ci sono buche». Un riconoscimento che neppure il più sfegatato dei fan di Virginia Raggi rilascerebbe così a cuor leggero.