Estendere l’Italicum al Senato con alcune correzioni e andare subito al voto. Il Movimento 5 stelle difende con le unghie la legge elettorale che fino a poco tempo fa definiva «liberticida» e «pericolosa». Con le elezioni alle porte il partito di Grillo sa che il sistema elettorale concepito da Renzi rimane l’unico in grado di portare a Palazzo Chigi un premier pentastellato, bypassando l’ostacolo delle alleanze. E proprio quando il Pd rinnega la sua legge, il M5s rinnega la sua vecchia posizione. Ma guai a parlare di incoerenza. « Renzi, Alfano, Verdini e Boschi hanno bloccato il Parlamento con queste riforme costituzionali dannose e bocciate dalla stragrande maggioranza degli italiani » , scrive Alessandro Di Battista in un post pubblicato sul Blog diBeppe Grillo. « Non gli interessa fare una legge elettorale migliore per i cittadini, gli interessa un “ anticinquestellum”, una legge elettorale contro il Movimento. E noi che cosa dovremmo fare? Sederci al tavolo con questi ' ladri di democrazia'? Aprire una trattativa con questi bari? Non esiste! » . Il Movimento ha fretta di andare al voto, vuole riscuotere subito l’incasso della vittoria referendaria, senza concedere tempo agli avversari per riorganizzarsi. « Non ci faremo trascinare in estenuanti trattative sulla legge elettorale. Il Paese è stufo » , continua il Dibba, che poi chiarisce: « Per noi l’Italicum, la legge elettorale che loro si sono votati, ha dei profili di incostituzionalità ( se fosse così chi l’ha votata dovrebbe vergognarsi e sparire dalla scena politica). A ogni modo ce lo dirà la Corte Costituzionale. Una volta che si sarà pronunciata andremo al voto con quella legge corretta, sia alla Camera che al Senato. Punto. E, finalmente, il popolo italiano deciderà chi dovrà governare il Paese » , scrive, ribadendo la linea già indicata ieri da Vito Crimi sul Dubbio. E se non fosse chiaro, Luigi Di Maio a ribadisce il concetto: « L’Italicum “ correttò è la soluzione lampo per andare subito alle elezioni. Chi ci sta, vedremo. Dipende quantisono i renziani rimasti » , dice a Montecitorio il vice presidente della Camera che già pensa alla candidatura per la presidenza del Consiglio. « Questa è la soluzione che porteremo al Capo dello Stato: portare l’Italicum al Senato, bastano 4/ 5 righe di correzione al testo » , spiega Di Maio, secondo cui basta « introdurre la base regionale: i nostri Crimi e Toninelli ci stanno già lavorando. Poi occorrerà aspettare il responso della Consulta, a gennaio, che è come un puntatore sull’Italicum che automaticamente si trasferirebbe al Senato » . Basterà seguire le indicazioni della Corte Costituzionale per produrre un testo che « sarà la legge elettorale con cui si andrà al voto » . Di Maio torna anche sull’indisponibilità del suo partito a qualsiasi accordo elettorale con altre forze, confermando la scelta “ autarchica” del Movimento delle origini. La precisazione è d’obbligo, perché in questa fase nulla è scontato e tra i grillini la discussione è aperta. Le parole del vice presidente della Camera servono soprattutto a rassicurare gli ortodossi come Roberto Fico che ieri ha ribadito: « Le alleanze per noi non sono nemmeno in discussione. Lega e Fi le faranno tra di loro, come ca- sta politica e parlamentare, del resto parliamo ancora di Berlusconi. Per noi di alleanze non se ne fanno, non esiste al 100 per cento » . Il presidente della Vigilanza Rai non è solo un grillino della prima ora, è anche un possibile sfidante di Luigi Di Maio. « Io candidato premier? Fermo restando che il premier è un semplice portavoce di un programma, sono sempre disponibile a fare tutto ciò che può essere utile al movimento » , ha detto Fico, intervistato da Avvenire. Un avvertimento, più che una dichiarazione di guerra, nel giorno in cui deputati e senatori pentastellati si riuniscono per analizzare il voto e pianificare le scelte future.

E mentre i parlamentari scaldano i motori per la scalata a Palazzo Chigi, a Roma continuano i misteri e i colpi di scena della giunta Raggi. Il nuovo capitolo si chiama Paolo Berdini, assessore all’Ubanistica che ieri mattina sembrava in procinto di lasciare l’incarico, dopo una riunione notturna tra la sindaca e i suoi maggiori collaboratori. Tema: il nuovo stadio della Roma. Peccato che il diretto interessato non sapesse nulla né delle dimissioni, né della fantomatica riunione. L’unica certezza è che si tratta dell’ennesima indiscrezione che pone l’inidpendente Berdini fuori dalla Giunta.