Luigi Di Maio strizza l’occhio a Matteo Renzi mentre Angelino Alfano gioca di sponda con Pier Luigi Bersani. La ritrovata discussione sull’Italicum rimescola gli equilibri parlamentari in maniera trasversale. Perché più si avvicina il momento del voto e più gli interessi di parte prendono il sopravvento. È così che per il Movimento 5 stelle la modifica del meccanismo elettorale - in passato definito «incostituzionale» o «la peggiore di tutte le leggi ad personam» - adesso «non è più una priorità per il Paese», mentre per i neocentristi al governo il ritocco delle regole del gioco è diventato questione di vita o di morte (dell’esecutivo).Luigi Di Maio, vice presidente della Camera e aspirante presidente del Consiglio pentastellato, scopre le carte su Facebook: «Hanno parlato per tre mesi di referendum, olimpiadi e direzioni di partito. E così hanno perso le elezioni a Roma e Torino. Il giorno dopo la sconfitta, hanno iniziato a parlare di modifiche alla legge elettorale, ovvero di come spartirsi le poltrone alle prossime elezioni politiche», ha scritto ieri mattina il leader grillino. «La Camera ci costa 100mila euro all’ora e il Pd vuole spendere questi soldi per cambiare l’Italicum. Facciano pure. Ma quando vorranno tornare sulla Terra, gli mostreremo quali sono le priorità per l’Italia». Soprattutto dopo il test elettorale delle Amministrive, i 5 stelle ha capito che la legge imposta da Matteo Renzi potrebbe consegnare loro le chiavi di Palazzo Chigi, e adesso, pur rinnovando un generico giudizio negativo sull’Italicum, puntano a placcare ogni tentativo di modifica. Proprio loro che avevano promosso ricorsi contro la legge presso le Corti d’Appello di mezza Italia, oggi preferirebbero parlar d’altro, scongiurando il ritocco dell’Italicum soprattutto nella parte in cui prevede un corposo premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione più votata al ballottaggio. Un meccanismo figlio dell’alterigia autosufficiente del Pd renziano, in realtà cucito addosso all’unico partito che, fino ad ora, ha fatto dell’isolamento incontaminato la propria arma vincente. «Si fanno le regole ad partitum e quando non gli vanno più bene le cambiano», rincara la dose il Blog di Beppe Grillo. «Renzi ha pensato solo al suo. Ora vuole cambiare le carte in tavola perchè ha paura di perdere. Un baro da due soldi e con la coda tra le gambe. Se non è capace di capire le priorità degli italiani glielo spieghiamo noi».La nuova posizione pentastellata stoppa dunque le aspettative dei gruppi che nel premio alla lista intravedono il rischio dell’irrilevanza politica: dalla minoranza Pd a Sinistra italiana, passando per gli alfaniani. Questi ultimi, in particolare, lanciano messaggi di insofferenza al premier, perché con l’attuale legge elettorale sarebbero costretti a confluire in un listone di destra o nel Pd per sperare di pesare ancora politicamente. Da tempo Angelino Alfano annuncia di voler fare un tagliando all’alleanza di governo dopo il referendum costituzionale. Ma adesso i toni sembrano più minacciosi. A interpretrare esplicitamente i malumori centristi ieri è intervenuto Lorenzo Cesa: «Modificare l’Italicum è un’esigenza che non si può rinviare o nascondere», ha detto. «Noi chiediamo che si ritorni al premio alla coalizione. Bisogna sì garantire la governabilità ma allo stesso tempo è importante che si rispetti il criterio della rappresentatività».Per il momento Renzi non chiude le porta a nessuno: lascia spiragli di speranza ai detrattori dell’Italicum e contemporaneamente si mostra convinto della scelta già presa. L’obiettivo è guadagnare tempo fino a ottobre, nella speranza di vincere il referendum e chiudere ogni polemica.