L’indagine da parte della Procura di Agrigento nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini ha ricompattato l’ex coalizione di centrodestra sulla necessità di procedere quanto prima a una radicale riforma della giustizia.

Vecchio pallino di Forza Italia, la riforma non era però fra i punti maggiormente sensibili del programma della Lega alle ultime elezioni di marzo.

Il tema era relegato infatti a un generico inasprimento delle pene detentive, a un taglio delle misure alternative al carcere, alla possibilità di far espiare, per i detenuti stranieri, gli arresti nel paese di provenienza. Unico argomento forte era la modifica della legittima difesa. Una «priorità» per il leader leghista.

A differenza di Forza Italia che sulla giustizia ha sempre avanzato proposte molto articolate e complesse, a iniziare dalla separazione delle carriere in magistratura fra pm e giudici, la Lega in questi anni ha “trascurato” tutto ciò che riguardava le aule dei Tribunali. Nel contratto di governo, al capitolo giustizia, sono quindi entrate quasi tutte le proposte del M5S. Come l’introduzione dell’agente sotto copertura per il contrasto ai reati contro la PA o il Daspo per i corrotti. I cavalli di battaglia dei grillini.

La Lega, tutta proiettata nella lotta all’immigrazione clandestina, ha sostanzialmente “appaltato” la questione giustizia all’alleato pentastellato. Non è dato sapere se per puro calcolo elettorale o per minore sensibilità nei confronti della materia.

Il ministro competente, Alfonso Bonafede ( M5S), a oggi è stato però assorbito dalla vicenda del Tribunale di Bari. In audizione alle Commissioni giustizia di Camera e Senato, prima della pausa estiva, si era limitato a illustrare gli indirizzi programmatici. Nessun disegno di legge in materia infatti risulta essere stato depositato in questi primi mesi di governo per la sua discussione. Bonafede ha annunciato di lavorare a una «efficace riforma prescrizione dei reati», a una «rivoluzionaria modifica delle norme relativa ai reati contro la Pa» e a una sorta di Stati generali della giustizia sul tema delle intercettazioni, essendo stata prorogata al marzo del 2019 l’entrata in vigore della riforma sugli ascolti voluta dall’ex ministro Andrea Orlando.

Non molto, quindi. Attenti osservatori, come il procuratore aggiunto di Roma Giuseppe Cascini, neo eletto consigliere del Csm, avevano fin da subito evidenziato che le proposte in materia di giustizia del governo “del cambiamento” erano piuttosto «generiche». Mancando del tutto «la consapevolezza della gravissima crisi di funzionalità del sistema, una analisi delle cause e una indicazione dei rimedi per correggere le tante criticità».

Il procedimento a carico di Salvini offre l’occasione per alzare il tiro della discussione, partendo dunque dal rapporto fra politica e magistratura. Il leader della Lega vorrebbe evitare altre invasioni di campo togate. Soprattutto da parte dei pm ' politicizzati'. Ma il procedimento siculo ha ricompattato anche la magistratura. Oltre alla dura prese di posizione dell’Anm, il prossimo 5 settembre in apertura di Plenum si terrà una discussione sul caso della nave Diciotti.

L’anello più sensibile in questa partita politica- toghe pare essere fin da ora il Guardasigilli, “accusato” di non difendere la magistratura dagli attacchi di Salvini.

Bonafede non ha commentato direttamente le parole del collega ministro limitandosi a scrivere su Facebook che «la magistratura può chiaramente essere criticata ma mai offesa: ventilare un movente politico dietro l’azione dei magistrati appartiene a una stagione politica ormai tramontata».

Una reazione che ai magistrati è sembrata troppo blanda per quello che consideravano come il primo ministro davvero vicino al loro mondo. Da via Arenula, però, fanno filtrare come il Guardasigilli non sia e non si senta il “sindacalista” dei magistrati. È, comunque, che altri temi, vedasi la separazione delle carriere, non sono previsti nel contratto di governo.