“Questa sconfitta è una sconfitta che mi apparetiene, ho chiesto mani libere al mio partito e le ho ottenute”. Nel complimentarsi con Virginia Raggi per la vittoria, Roberto Giachetti scagiona Matteo Renzi e il Pd da ogni responsabilità sul risultato elettorale. Sono appena le 23 e 45, il conteggio delle schede è ancora in alto mare, ma il quadro che le proiezioni mettono in mostra èdesolante per i dem. Lo stacco tra i due candidati romani è un abisso e difficilmente le parole di Giachetti riusciranno a sedare gli animi all'interno del suo partito. La minoranza è sul piede di guerra. E anche dalle Alpi arrivano notizie poco lusinghiere. L'onda grillina sembra aver travolto anche Torino, dove Chiara Appendino aumenta il vantaggio su Piero Fassino minuto dopo minuto. Difficile negare una valenza politica a questi dati. Il premier lo sa e da domani dovrà aprire una nuova fase, ripensando a molti aspetti della sua azione politica: dalle allenze di governo (dichiarate o di fatto), ai rapporti interni al Pd (rinunciando magari al lamciafiamme), dalla legge elettorale, al refendum costituzionale. La sinistra dem lo aspetta al varco, sempre che Beppe Sala abbia la meglio su Stefano Parisi a Milano. Se così non fosse, in pericolo sarebbe l'intero governo.