La politica italiana è in alto mare, al largo di Gaza, con gli occhi di tutti rivolti alla Flotilla che punta verso Gaza. Ma è un giorno di tensione montante che non esplode perché tutti si muovono al buio, senza sapere nei non secondari particolari cosa succederà ma sapendo già che comunque l'intervento di Israele contro le barche, praticamente certo, si rifletterà in uno scontro frontale tra maggioranza e opposizione anche in Italia.

Di sicuro nell'aula della Camera, dove è fissata l'informativa su Gaza del ministro degli Esteri Tajani con annesso voto su risoluzioni che non possono essere davvero definite in attesa degli eventi. Probabilmente anche fuori dall'aula, perché le manifestazioni a sostegno della Flotilla, già numerose, diventeranno più bellicose dopo il blocco delle navi ma anche perché sia la Cgil che la Usb hanno annunciato la decisione di indire lo sciopero generale in caso di intervento di Israele contro la Flotilla.

La Usb aveva già annunciato lo sciopero "senza preavviso" ma, non essendo stato annunciato con il regolamentare anticipo di 10 giorni è considerato tale anche lo sciopero di Landini. Salvini fa rullare i tamburi di guerra: «Non tollereremo scioperi senza preavviso». Di conseguenza anche la reazione del governo all'eventuale, ma in realtà quasi certo, sciopero generale è un'incognita che contribuisce a rendere quella di oggi forse la giornata più tesa dall'insediamento del governo in poi.

Tesa come la si era vista molto di rado è di certo la premier. Da Copenaghen, dove si svolge il Consiglio europeo informale senza però avere all'ordine del giorno Gaza Giorgia Meloni, molto tirata e palesemente irritata, è andata giù con l'ascia, ripetendo a viva voce quanto aveva già anticipato sui social la sera prima. Un atto d'accusa senza sconti contro gli attivisti in mare. «In questa fase, in un equilibrio estremamente delicato e di fronte a una possibilità che sarebbe storica, insistere in una iniziativa che ha margini di pericolosità e irresponsabilità, continuo a non capirlo», attacca. Poi rincara: «Se fosse una questione umanitaria si sarebbero accolte le proposte per consegnare gli aiuti in sicurezza. Mi pare che il tema sia tutt'altro che assume dei contorni incredibili nella fase in cui tutti quanti dovrebbero capire che esercitare la responsabilità è la cosa più utile che si può fare per alleviare le sofferenze del popolo palestinese. Ma forse le sofferenze del popolo palestinese non erano la priorità». Salvini è anche più brusco: «Speriamo che quelli in barca a vela da settimane non mettano a rischio la pace per una battaglia politica sulla pelle dei bambini di Gaza. Dei bambini non gli importa niente. Vogliono solo creare scontro».

Di fronte ad accuse così pesanti la reazione sdegnata sia della Global Sudum Forum, gli organizzatori della Flotilla, è inevitabile. I più corali e furibondi sono i 5S, capitanati dallo stesso Conte che non la manda a dire: «Meloni, tornata a essere la leader di Colle Oppio, continua a insultare la Flotilla invece di difenderla. A sabotare la pace è chi ha finto di non vedere il genocidio in corso».

Il Pd però evita di alzare troppo i toni e la spiegazione di tanta discrezione è proprio in quelle risoluzioni che si voteranno dopo le comunicazioni di Tajani. La proposta che da Lamezia Terme ha lanciato Meloni, quella di una mozione votata dall'intero Parlamento a favore del Piano Trump-Netanyahu, è insidiosa soprattutto per il Pd, trattandosi di una proposta che ha ricevuto la benedizione sia dell'Europa che del Vaticano che dei Paesi arabi. Il centrosinistra, che punta a una propria mozione unitaria, cercherà di sgusciare dalla trappola accampando l'assenza del "riconoscimento senza condizioni dello Stato palestinese" ma è un ostacolo che la maggioranza potrebbe cercare di aggirare con una risoluzione messa ai voti per punti oppure proponendo come mediazione la calendarizzazione del ddl del Pd sul riconoscimento della Palestina.

Solo che la maggioranza non ha ancora deciso se cercare una difficile mediazione oppure andare allo scontro frontale accusando la sinistra di essersi attestata su una posizione estremista al solo fine di danneggiare il governo sulla pelle dei palestinesi. Per questo la risoluzione di maggioranza tarda e tradursi in un testo preciso. La richiesta di voto corale sembrerebbe indicare una volontà d'intesa, i toni adoperati da Meloni e Salvini dicono il contrario, la situazione dell'ordine pubblico e del possibile braccio di ferro sullo sciopero peserà molto. Ma a orientare le scelte del governo, e anche dell'opposizione, sarà soprattutto la carta ancora ignota: l'ultimo atto nella vicenda Global Sumud Flotilla.