GIORNALI E PROCURE

Il nuovo ministro dello Sport e renziano di ferro Luca Lotti sarebbe indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento. Lo ha rivelato - senza che il ministro sapesse ancora nulla, e forse a indagini ancora in corso - il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio. Insomma, il reato contestato al ministro è grosso modo lo stesso che la redazione del Fatto potrebbe aver commesso nel rivelare la notizia. Cosa piuttosto comune nelle redazioni italiane.

Ma andiamo ai fatti. Fatti che, per forza di cose, muovono dall’istruttoria messa in piedi dai cronisti del giornale di Travaglio. Al centro dell’affaire Lotti ci sarebbe la Consip, una Spa del ministero dell’Economia che si occupa di “attività di consulenza, assistenza e supporto nell’ambito degli acquisti di beni e servizi nelle amministrazioni pubbliche”. Tradotto: per Consip passano i bandi più importanti della pubblica amministrazione. Dai servizi di pulizia degli ospedali alle penne delle cancellerie. Un giro d’affari di vari miliardi di euro. Ecco, secondo il Fatto i nomi di Lotti, del comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette e quello di Emanuele Saltalamacchia, comandante della Legione Toscana dell’Arma, sarebbero rimasti impigliati in una partita di 2,7 miliardi di euro messi a bando proprio da Consip. A tirare in ballo il ministro del “giglio magico” sarebbe stato Luigi Marroni, nominato amministratore delegato di Consip dal governo Renzi. Marroni avrebbe deciso di “cantare” dopo il blitz in Consip da parte dei carabinieri del Noe e della polizia tributaria. E a quanto pare l’ingegnere se l’è cantata subito, come direbbe il Fatto. In meno di 24 ore avrebbe infatti “rivelato” nomi e cognomi dei presunti coinvolti eccellenti. Per farlo cedere sarebbero bastate le allusioni di Henry John Woodcock ( pm titolare dell’indagine e noto per l’inchiesta “Vipgate” finita con decine di assoluzioni e archiviazioni) su presunte intercettazioni e foto di pedinamenti che lo riguarderebbero.

Le parole di Marroni sono immediatamente arrivate fin sui tavoli della redazione de Il Fatto che ha pubblicato tutto spiegando che il ruolo del ministro Lotti e del generale Saltalamacchia sarebbe stato quello di mettere in guardia il presidente e l’Ad di Consip dalle indagini sul bando milionario. E nel calderone politico- giudiziario è finito magicamente dentro anche Tiziano Renzi. Secondo il Fatto Renzi senior avrebbe una relazione sospetta con un certo signor Carlo Russo, titolare della società che avrebbe bonificato gli uffici di Consip - zeppi di microspie - dopo e grazie alla “presunta” soffiata di Lotti e del generale Saltalamacchia. Insomma, una situazione contorta e basata su indizi e intuizioni tutte da verificare.

Da parte sua il ministro Lotti, colui che sapeva tutto dell’indagine su Consip ma che era all’oscuro di quella che lo riguardava, si è precipitato immediatamente a Roma: «Noi non scappiamo dalle indagini: siamo a totale disposizione di ogni chiarimento da parte dell’autorità giudiziaria. La verità è più forte di qualsiasi polemica mediatica e non vedo l’ora di dimostrarlo», ha dichiarato. In attesa di nuove scottanti rivelazioni del Fatto, la palla è passata nelle mani della repubblica di Roma che ha ereditato l’inchiesta per competenza territoriale.