Jordan Bardella, delfino di Marine Le Pen, ammette “errori” nella campagna elettorale per le elezioni legislative e si assume la sua “parte di responsabilità” all'indomani della “sconfitta” del Rassemblement National. “I risultati non sono stati quelli che speravo”, ha detto Bardella davanti alla sede del Rassemblement National, come riportano i media francesi. “Fatico a vedere come Macron riuscirà a resistere tre anni in questa situazione di stallo”, ha aggiunto, sempre convinto che “ogni giorno che passa ci avviciniamo al potere”. 

All'indomani del secondo turno delle elezioni legislative, la Francia si ritrova infatti con un'Assemblea nazionale frammentata e un futuro istituzionale sempre più incerto. Secondo i risultati definitivi, la sinistra riunitasi nel Nuovo Fronte popolare ha ottenuto 182 seggi, mentre la maggioranza uscente del presidente Emmanuel Macron è arrivata a 168 seggi e il Rassemblement National a 143. I Repubblicani ottengono 45 deputati, le altre formazioni di destra e sinistra rispettivamente 15 e 13 seggi. Nessuno dei tre blocchi è arrivato alla maggioranza assoluta fissata a 289 seggi su 577. 

Adesso sarà Macron a decidere cosa fare. Secondo la Costituzione, solamente il capo dello Stato può scegliere un primo ministro. Quello in carica, Gabriel Attal, ha presentato le dimissioni al presidente, che però ha chiesto al premier di rimanere al suo posto per evitare di lasciare un vuoto istituzionale. Sfumata l'ipotesi di vedere il presidente del Rassemblement National Jordan Bardella a Matignon, sede dell'esecutivo, adesso gli occhi sono tutti sulla sinistra, che spera di arrivare al governo.

La France Insoumise tramite il suo fondatore, Jean-Luc Melenchon, ha dichiarato subito che il Nuovo Fronte popolare è pronto per "governare". Più prudenti gli altri leader della sinistra, come l'ex presidente Francois Hollande, eletto nella Corre'ze, che ha riconosciuto le difficoltà nel comporre un governo, mentre l'ex candidato alle europee per il Partito socialista e il movimento Place publique, Raphael Glucksmann, ha sottolineato l'importanza di "dialogare". 

Il blocco dispone solamente di 182 seggi, per questo avrebbe bisogno di stringere una coalizione con il campo dei macroniani, ma una simile eventualità aprirebbe ad uno scenario di forte instabilità visti i tanti punti di divergenza sui rispettivi programmi. Nonostante questo, il Nuovo Fronte popolare pressa l'Eliseo affinché nomini un primo ministro di sinistra. Il segretario del Partito socialista, Olivier Faure, ha annunciato che entro questa settimana i partiti dell'alleanza proporranno un nome per Matignon, mentre la leader degli ambientalisti di Eelv, Marine Tondelier, ha dichiarato che spetta a Macron chiedere alla sinistra di "trasmettergli un nome" per il capo del governo. 

Il presidente francese prenderà sicuramente del tempo prima di arrivare ad una decisione, anche perché mercoledì Macron partirà per il vertice di 3 giorni della Nato a Washington. Subito dopo i primi exit poll, l'Eliseo ha fatto sapere che bisognerà aspettare che l'Assemblea nazionale "si strutturi". Il rischio, però, è quello di vedere emergere una Francia ingovernabile, con tre blocchi estremamente differenti tra loro e quindi incompatibili per delle coalizioni. Il quotidiano "Le Monde" parla di un pericolo di "paralisi dell'attività parlamentare" causato proprio da questa situazione. A complicare il quadro, secondo la Costituzione il presidente deve aspettare un anno prima di sciogliere la Camera bassa del Parlamento.