Da oggi Forza Italia ha un nuovo leader. Passato lo shock per la morte di Silvio Berlusconi, dimenticato il caldo di piazza Duomo e i funerali del fondatore, esaminati i fondi i tre fogli del testamento del Cavaliere, oggi il Consiglio nazionale del partito, per la prima volta in 29 anni, eleggerà un nuovo presidente. Sarà Antonio Tajani, già fedelissimo e vice di Berlusconi, coordinatore nazionale azzurro e attualmente vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri nel governo Meloni.

Sarà eletto “reggente” a porte chiuse dai 213 consiglieri del partito, molto probabilmente all’unanimità, e dovrà traghettare Forza Italia verso il congresso del 2024. Il partito ha diffuso i dettagli tecnici della riunione del Consiglio nazionale, organo di cui fanno parte tutto lo stato maggiore e buona parte degli eletti di Fi. Tutti dovranno essere in regola con il tesseramento dell’anno in corso e, tra questi, figurano i parlamentari nazionali ed europei, i membri del comitato di presidenza, i coordinatori regionali, provinciali e delle grandi città, i sindaci dei Comuni al di sopra dei 50 mila abitanti, i presidenti di Regione, i vice presidenti delle giunte regionali, i presidenti di provincia e i capigruppo regionali.

Comincerà tutto con l’introduzione dello stesso Tajani, che ricorderà a lungo la figura, umana e politica, di Silvio Berlusconi. Poi, al termine del saluto, il consiglio proseguirà a porte chiuse. Come indicato nella lettera di convocazione, saranno 5 i punti all'ordine del giorno: riconoscimento del ruolo di Berlusconi nello Statuto; illustrazione del documento politico programmatico, elaborato durante il Comitato di Presidenza; elezione del presidente ai sensi dell’art. 19, ultimo comma, dello Statuto; elezione dell'amministratore nazionale; elezione del Collegio dei Probiviri.

Dopo l’elezione del presidente seguirà l’intervento del nuovo eletto e del capogruppo del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber. Che oltre a ricordare il suo rapporto personale con Berlusconi e il lavoro del Cavaliere al Parlamento europeo, traccerà probabilmente la linea per le prossime Europee, in vista della possibile alleanza tra il Ppe e i Conservatori di Giorgia Meloni. Spiegherà, insomma, come l’alleanza di governo in Italia potrebbe tradursi in una maggioranza anche in Europa, a patto che Salvini molli Marine Le Pene e i tedeschi dell’Afd, come ricordato più volte dallo stesso Tajani.

Che tuttavia nei prossimi mesi dovrà fare i conti con la minoranza interna al partito. «Cominciamo con Antonio Tajani, che in maniera naturale ricoprirà il ruolo di presidente fino al congresso, e vedremo se d’ora in avanti matureranno delle candidature interne a Forza Italia o di personaggi della società civile sui quali Berlusconi ha sempre puntato, che possano aiutarci a costruire questa via - ha detto il vicepresidente della Camera e parlamentare di Forza Italia, Giorgio Mulè. Può essere chiunque abbia quell’idea, quei valori di libertà, di europeismo, di atlantismo, di garantismo che aveva il presidente Berlusconi: le porte sono aperte a tutti e guai a chiuderle, a fare una selezione di qualsiasi tipo».

Vicinissimo a Tajani invece il capogruppo alla Camera Paolo Barelli. «È un pilastro di questo governo perché ha una straordinaria conoscenza delle questioni internazionali e anche grazie a lui Forza Italia è un punto di riferimento fondamentale dell’esecutivo Meloni ed in Europa - ha spiegato ricordando poi il Cavaliere - Grazie a Berlusconi Forza Italia ha grande appeal perché rappresenta la moderazione, il garantismo e il liberalismo in Italia nel solco del partito popolare europeo di cui Fi è un pilastro e deve continuare a esercitare il proprio ruolo con la regia di Antonio Tajani a partire dal Consiglio nazionale».