Forza Italia fissa la data per il prossimo congresso, che si svolgerà il 24 e il 25 febbraio, e serra i ranghi per resistere nel dopo Berlusconi, mentre i sondaggi segnalano un calo dei consensi.

Antonio Tajani, che ieri ha compiuto 70 anni, prova a tenere salde le redini del partito piazzando suoi fedelissimi nei ruoli chiavi con le nomine arrivate dopo la riunione della segreteria nazionale. Il nuovo portavoce è stato individuato in Raffaele Nevi, il responsabile del settore elettorale è Alessandro Battilocchio, il responsabile dell’organizzazione è Francesco Battistoni, mentre Gregorio Fontana occuperà il ruolo di responsabile del settore principi, valori e memoria storica del partito. Il piccolo giallo sulla mancata nomina di Tullio Ferrante, vicinissimo a Marta Fascina, è stato rapidamente chiarito con una nota che gli affida il coordinamento delle adesioni.

Troppo difficile il momento per fare venire allo scoperto eventuali malumori che, eventualmente, coveranno sotto la cenere, nell’attesa della discussione congressuale e dei movimenti degli altri partiti centristi che sono in pieno fermento.

Lo scontro tra Carlo Calenda e Matteo Renzi è ormai arrivato alla fase finale e il leader di Italia viva sembra fare di tutto per smarcarsi dalle posizioni di centrosinistra per rendere sempre più libera la sua azione politica. La suggestione di un suo possibile approdo agli azzurri per raccogliere l’eredità di Berlusconi è sempre presente e, si sa, che l’ex sindaco di Firenze lavora molto sotto traccia prima di rendere esplicite le proprie mosse.

Nel frattempo, però, testa bassa e pedalare e sia maggioranza che minoranza di Forza Italia sostengono l’avvio del percorso inaugurato da Tajani per non disperdere l’eredità del Cavaliere e, soprattutto, evitare che le percentuali degli azzurri possano scendere sotto il livello di guardia.

Il capogruppo alla Camera Paolo Barelli non ha dubbi nel commentare le decisioni della segreteria. «É stato operato un rafforzamento dell’organizzazione del partito sul solco tracciato da Berlusconi per fare in modo di essere pronti territorialmente, anche nei contenuti, per la sfida elettorale del 2024 che sarà molto impegnativa in quanto dovremo misurarci con elezioni regionali, comunali e europee», spiega al Dubbio.

Barelli sottolinea poi la compattezza del partito: «La volontà in questo senso è unanime ed è fondamentale per aumentare il nostro radicamento territoriale non potrebbe essere diversamente alla vigilia di un anno che sarà molto delicato per il Paese e per il centrodestra». Non crede, invece, ad un possibile flirt con Renzi. «Si tratta di un attore di primo piano della commedia politica italiana – scherza Barelli – un ballerino di prima fila che non vedo però capace di ballare in gruppo. Non mi pare dunque che ci siano le premesse per un contatto, né che Renzi abbia questo intendimento. Il nostro caposquadra – chiarisce Barelli – è Antonio Tajani che proseguirà la sua azione facendo propri i principi di Silvio Berlusconi». Il capogruppo degli azzurri a Montecitorio, inoltre, non si dice per nulla preoccupato dagli ultimi sondaggi. «Non vedo problemi. A prescindere dallo spunto che abbiamo avuto e che mai avremmo voluto avere dopo la morte di Berlusconi, siamo nelle medie importanti che ci vengono assegnate negli ultimi mesi».

Ma anche dalla minoranza del partito il commento non cambia di molto, almeno per il momento. Alessandro Cattaneo insiste parecchio sul “momento della responsabilità” che gli azzurri hanno il dovere di vivere.

«Il dopo Berlusconi che mai avremmo voluto affrontare – spiega Cattaneo, raggiunto telefonicamente – è un momento molto delicato e in queste prime settimane vogliamo tutti essere all’altezza di Berlusconi e del suo impegno e prevale naturalmente il senso di responsabilità con cui abbiamo affrontato il Consiglio nazionale indicando in maniera unanime Tajani come guida più adeguata. Adesso – dice ancora il deputato azzurro - è stato fissato il congresso nazionale. Si tratta di un percorso lungo che servirà a rafforzare i nostri valori e l’appuntamento congressuale sarà occasione per parlare di contenuti, idee e proposte. Insieme definiremo le regole e per quel che mi riguarda, come responsabile di dipartimento, sono già al lavoro per fare in modo che non si perda la voglia di essere aperti alla società civile e di accogliere idee in maniera inclusiva e non seguendo logiche di corrente».

Cattaneo è, invece, più possibilista alla suggestione Renzi. «Continueremo a guardare i contenuti e Renzi in questo momento mi sembra impegnato nella riorganizzazione del suo gruppo, ma ha votato la riforma fiscale e non mi sembra cosa da poco. Anche le posizioni sulla giustizia sono vicine alle nostre, ma certo il suo avvicinamento concreto è molto romanzato. Al momento esiste solo un dialogo su temi specifici in Parlamento».