Silvio Berlusconi al momento sta a guardare. Non preoccupato dall’assalto alla leadership del centrodestra che Matteo Salvini sta di nuovo tentando, il Cav semmai lo descrivono molto più preso da un’altra scalata, questa purtroppo più reale e concreta, di Vivendi a Mediaset ( ieri l’azienda francese ha fissato l’asticella delle azioni a quota 30%). Mentre il leader leghista si dice pronto a mettersi d’accordo con Renzi per firmare il Mattarellum, Berlusconi sarebbe convinto, come dicono a Il Dubbio molti dei suoi, che alla fine tanto non se ne farà niente, e che magari non si andrà a votare neppure presto, come invece sembra volere l’ex premier a tutti i costi. Attestato sul ritorno al proporzionale, seppur con importante soglia di sbarramento, per garantire rappresentanza e governabilità, Berlusconi comunque scoprirà le sue carte, e magari neppure tutte, domani all’assemblea dei suoi parlamentari. Per ora resta una sfinge e ieri attraverso un messaggio a Miccichè, si è limitato a ricordare il «fallimento del Pd» e l’ «esigenza di una legge elettorale condivisa».

Ma già ora Forza Italia, ad eccezione del più aperturista Giovanni Toti ( il governatore azzurro ligure che governa con la Lega) è compatta: no al Mattarellum, «no all’ennesimo bluff di Renzi». Questo si prevede dirà Berlusconi. Quanto a Salvini, Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato e big forzista, lancia, parlando con Il Dubbio un avvertimento che riguarda una possibile e grave contromossa che FI potrebbe fare ai danni della Lega: «Il Mattarellum è improponibile. Punto e basta. Ma se Salvini insiste per lucrare una posizione di rendita per la Lega, perché tanto a lui di vincere e governare non interessa, corresse da solo così non prende manco un collegio neppure al Nord. E la Lega è finita». Paradossale ma rende l’idea dello scontro: «Noi saremo penalizzati al Sud proprio perché la Lega è assente e quindi muoia Sansone con tutti i Filistei! Ma non pensasse Salvini che noi gli facciamo da predellino per il Nord». Toni durissimi, avvertimento chiaro. E probabilmente lo stesso Berlusconi starà pensando quello che dentro Forza Italia è ragionamento comune: «Renzi si sta scegliendo l’avversario. Gli piace Salvini perché tanto con lui può vincere sempre 1000 a zero. La Lega è attestata come Fratelli d’Italia su una posizione lepenista, come la Le Pen in Francia gli piace stare all’opposizione. E comunque se vogliono si accomodino, vadano da soli e così toppano anche al Nord». Ieri intanto già circolavano gossip secondo i quali Salvini starebbe apparecchiando, attraverso Giancarlo Giorgetti, il «Gianni Letta padano», un tavolo diplomatico con il Nazareno. Dopo l’omonimo Patto, naufragato con l’elezione di Mattarella, arriva il Nazareno condito di salsa padana?

Salvini comunque al Nord con il Mattarellum potrebbe surclassare nei collegi uninominali Forza Italia, mentre al Sud dove Fi è più forte, proprio per l’assenza della Lega, che non è mai riuscita a sfondare, il partito azzurro con il Mattarellum si suiciderebbe. E’ quanto emerge da una simulazione comissionata da Arcore. Durissimo Renato Brunetta, capogruppo alla Camera: «Renzi è finito e con il baro Renzi non si tratta».

Ora però anche nel Pd non è esattamente strada spianata per Renzi. C’è soprattutto nell’Areadem di Dario Franceschini, il quale aveva ipotizzato invece un’alleanza con il centrodestra moderato favorito dal proporzionale, netto malumore. Che così viene espresso a Il Dubbio: «Questa strana alleanza con i lepenisti della Lega e di Fdi ci danneggerebbe politicamente e in parlamento non ci serve praticamente a niente perché il Carroccio ha in tutto neppure quaranta parlamentari. Piuttosto qui si va a tempi lunghi perché i Cinque Stelle faranno ostruzionismo».

Sembra quindi difficile come dicono anche nel Pd veder sorgere un tavolo elettorale prima della sentenza della Consulta prevista per il 24 gennaio. E per il Mattarellum bisognerebbe tra l’altro ridisegnare i collegi, cosa che richiederebbe mesi. C’è già chi pensa che in realtà «quello di Renzi è un altro bluff per dire: visto Forza Italia si è sfilata anche dal Mattarellum, quindi si va a votare con la legge modificata dalla Consulta». Ma al di là del tipo di legge elettorale a Renzi interessa poter andare al voto in primavera o al massimo a giugno. Che di Berlusconi, comunque, ora abbia bisogno lo dimostrano le sue stesse parole all’Assemblea del Pd di domenica scorsa quando, spiazzando gli strati più rossi della platea, ha detto: «Il centrodestra gira ancora attorno a Berlusconi». E si è detto “felice”, se da Strasburgo arriverà una sentenza per la eleggibilità di Berlusconi, di “sfidare” il Cav. Sembra quasi un doppio messaggio con il quale si intende ricordare al Cav che il governo deve ancora dare il suo parere alla Corte europea dei diritti dell’uomo e al tempo stesso suona come un invito a colui che viene riconosciuto ancora il leader del centrodestra a trattare sul Mattarellum. Con la speranza che il leader azzurro dica magari sì a un sistema misto di collegi uninominali e proporzionale, senza preferenze ( quest’ultima sembra l’unica cosa che accomuna per ora Pd e FI)? Una cosa è certa, se a una trattativa si dovesse arrivare, Berlusconi potrebbe ben ripetere ai suoi quello che aveva già previsto prima della vittoria del No al referendum: «Stavolta sarà Renzi a doversi fidare di me».