Doveva essere il «pace e bene Day», auspicato da Beppe Grillo, ma si è trasformato in un mezzo flop per il Movimento 5 stelle. E non solo perché, come prevedibile, la proposta di legge sul taglio degli stipendi parlamentari è stata rispedita in Commissione, ma anche per la scarsa partecipazione degli attivisti all'appello del leader genovese. Davanti a piazza Montecitorio ci saranno state al massimo duecento persone, nonostante nei giorni precedenti Grillo avesse caricato i suoi con ripetuti messaggi sul Blog. «Saranno giornate che non dimenticheremo», aveva scritto il capo del M5s. Ma, complice il martedì pomeriggio, la "risposta di popolo" che in molti si aspettavano non c'è stata.La discussione in AulaI lavori iniziano alle tre del pomeriggio. La discussione entra subito nel vivo grazie a Cinzia Fontana, la deputata del Pd che propone di passare all'esame della proposta Lombardi: l'Aula approva. La maggioranza, per bocca di Roberto Dellai, chiede il rinvio del testo M5s in Commissione, scatenando l'ira della prima firmataria Roberta Lombardi. «Questa proposta è inaccettabile e vogliamo vedere cosa farà il Pd», dice la deputata grillina. «Adesso capiamo i giochetti che abbiamo visto in commissione poco fa». Per Lombardi la proposta andrebbe votata in giornata. Ma la maggioranza non ne vuol sapere di assecondare il desiderio pentastellato. A favore della richiesta del Movimento si schierano però le opposizioni: da Sinistra italiana a Fratelli d'Italia, passando per Forza Italia. Con i dovuti distinguo, ovviamente. Il deputato azzurro Roberto Occhiuto difende il principio del confronto in Aula, anche se all'interno del suo gruppo non sembrano essere tutti sulla stessa lunghezza d'onda: «Riteniamo sia giusto non comprimere il diritto delle opposizioni di discutere le loro proposte, per questo siamo contro il rinvio», dice. E subito dopo ribadisce la proposta del suo partito, presentata il giorno prima da Renato Brunetta: parametrare lo stipendio degli eletti in base al reddito che percepivano prima di entrare nel Palazzo. E in caso di deputati ex disoccupati: reddito di cittadinanza. Beppe Grillo, che da pochi minuti è apparso sulle tribune di Montecitorio, sorride composto appena Occhiuto pronuncia il nome di Brunetta. Insieme al comico c'è un manipolo di attivisti e alcuni uomini fidatissimi. Come il responsabile della comunicazione parlamentare Rocco Casalino, che siede alla destra del leader. L'emiciclo si scalda e il vice presidente di turno, Luigi Di Maio, deve richiamare all'ordine alcuni colleghi di partito. Poi tocca al capogruppo del Pd, Ettore Rosato, prendere la parola e la tensione sale. «Abbiamo provato sul serio a fare una discussione in commissione con nostre proposte e abbiamo provato a ragionare con il Movimento 5 Stelle, ma a loro non interessava venire in Aula con una legge che mettesse ordine e tagliasse i costi», dice l'esponente dem. L'unica cosa che interessava davvero il M5s era «arrivare con una proposta che dicesse semplicemente che gli stipendi dei parlamentari vanno tagliati e il metro di misura è prendere la metà di quanto prendeva la consulente Muraro». La Camera diventa uno stadio, dai banchi pentastellati arrivano urla e sorrisi di scherno. Anche Grillo si lascia andare a una risata di gusto poco prima che Rosato lo chiami direttamente in causa: «Abbiamo qui un ospite importante, abbiamo adeguato la nostra agenda a Beppe Grillo, al quale dico: dopo essere venuto qui, vada anche in un altro "colle", e chieda conto dei costi, delle auto blu, delle consulenze, perché non si può fare solo opposizione ma bisogna pure saper governare», continua, riferendosi al Campidoglio raggiano. Il leader pentastellato applaude ironico e urla a più riprese «bravo! » all'indirizzo dell'esponente dem. Il siparietto dura poco, si passa al voto: il rinvio in Commissione passa con 109 voti di scarto.Prova microfoniPoi la battaglia si sposta all'esterno del Palazzo, dove ad attendere i parlamentari 5 stelle ci sono circa 200 persone. Sotto l'obelisco di piazza Montecitorio è stato allestito un impianto per amplificare la voce degli eletti. «O-ne-stà, prova. O-ne-stà, prova», così un attivista collauda i microfoni poco prima che arrivino i portavoce del Movimento. Grillo non si vede, solo in serata interviene sul Blog: «Siamo andati per discutere una cosa importante e loro hanno inglobato le cose come cibo per la loro trasformazione come i ruminanti. Apparentemente non ci hanno ascoltato, e sarebbe già grave, ma quello che è successo è molto più inquietante: come vacche autonominatesi sacre hanno ingurgitato e se ne sono andate», scrive.Sul "palco" improvvisato, invece, si alternano tutti i big: da Roberto Fico a Carla Ruocco, da Paola Taverna a Nicola Morra, passando per il volto più acclamato, Alessandro Di Battista. «Le forze politiche che sono qui e che sono gentaglia dicono che il Palazzo non funziona... », urla. «Ma oggi hanno rinviato in commissione un provvedimento che ci ha messo 2 anni per arrivare all'esame dell'aula. E poi non l'hanno votata. Questa non è democrazia. Hanno affossato una legge con un Parlamento che tra l'altro è illegittimo», dice Dibba, poco prima di aggiungere, mandando in estasi il pubblico: «Sì, Renzi mi sta sui coglioni». Dal "pace e bene day" al Vaffa-Day è un attimo.