Quinta fumata nera per il presidente della Repubblica nell’Aula di Montecitorio che certifica il flop del centrodestra. La presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, lanciata stamattina ufficialmente nell’agone quirinalizio da Matteo Salvini e alleati, si ferma a 382 voti. Non è raggiunto quindi il quorum delle 505 preferenze. All'appello mancano 71 voti rispetto ai 453 grandi elettori del centrodestra. «Certamente sono mancati i voti del centrodestra, non certo i nostri», commenta amareggiato Ignazio La Russa, tra i fondatori di Fdi. «Mancano i voti di Fi e Cambiamo», dice a mezza bocca un big della Lega che allarga le braccia. Di certi ci sarebbero solo i 208 voti della Lega. «È una Caporetto», commenta un parlamentare azzurro di lungo corso. Ora il flop di Casellati scuote la coalizione dalle fondamenta e apre la caccia al fuoco amico, ovvero al franco tiratore. Le accuse sono reciproche, ma sostanzialmente nel mirino finiscono i centristi e il partito di riferimento della seconda carica dello Stato, ovvero Forza Italia. Non solo. I 382 presi da Casellati appare una netta sconfessione del mandato affidato a Salvini di trovare un nome condiviso e spendibile a sinistra. Dopo lo spoglio in Aula che ha certificato la debacle della Casellati, tra i capannelli dei parlamentari del centrodestra, solo musi lunghi, arrabbiati e sconsolati per quanto accaduto. E qualcuno già parla di resa dei conti interna. «Il fallimento del tentativo di Elisabetta Casellati impone di chiudere subito su un nome diverso», commenta su Twitter il Presidente di IV Ettore Rosato. «Ora abbassiamo le armi, ieri le astensioni erano 441, oggi l’asticella del centrodestra si è abbassata ancora di più, è il momento di fermarsi e mettere fine a questa prova muscolare e cercare un’intesa sul prossimo Presidente. Lo spettacolo di oggi è stato pessimo. Cambiamo metodo e strategia, lo dico con la massima serietà: basta nomi bruciati, cerchiamo un accordo vero. Non abdichiamo al nostro ruolo, la politica, riprenda la scena», dice il collega di partito Davide Faraone. Intanto Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza sono tornati a riunirsi per concordare la strategia. Pd-M5S-Leu dovranno ora aspettare le mosse del centrodestra per decidere come muoversi in vista della votazione delle ore 17.

Il risultato della quinta votazione

Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha ottenuto invece 46 preferenze, seguito dal magistrato Nino Di Matteo con 38. Otto voti, poi, per Silvio Berlusconi, 7 per la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e per il vicepresidente di FI, Antonio Tajani, 6 a Pier Ferdinando Casini, 3 a Mario Draghi, 2 a Elisabetta Belloni e Perrin Joseph-César.  Ovviamente non sono mancati anche in questa occasione i voti di bandiera, come quelli a Sandro Ruotolo, Francesco Nitto Palma, Guido Crosetto, Adriano Galliani e Giancarlo Giorgetti. E nemmeno quelli per ’goliardià, come quello assegnato all’81enne ex campione di automobilismo, Mario Andretti. Per quanto riguarda i dati della seduta, i grandi elettori presenti alla quinta votazione sono stati 936, votanti 530 e 406 astenuti. Le schede nulle sono risultate 9, quelle bianche 11 e le disperse 9. Alle ore 17, come stabilito stamane dalla capigruppo, che ha previsto due scrutini al giorno, si procederà alla seconda votazione di giornata, la sesta in totale.