«Chiediamo a tutti gli indagati nell'inchiesta di Palermo di sospendersi immediatamente dal MoVimento 5 Stelle non appena verranno a conoscenza dell'indagine nei loro confronti a tutela dell'immagine del Movimento e di tutti i suoi iscritti». Con un post scriptum sul Blog di Beppe Grilloi 5 stelle chiedono ai propri iscritti coinvolti nell'inchiesta di Palermo sulle firme false di fare un passo indietro. Dopo aver minimizzato a lungo l'accaduto, ora il M5s teme di finire invischiato in una grana giudiziaria e corre ai ripari. Secondo alcune indiscrezioni, infatti, sarebbero almeno 8 - tra attivisti e parlamentari - gli indagati accusati di falso nella compilazione delle liste elettorali in occasione delle Comunali palermitane del 2012. La vicenda, resa pubblica da un servizio de Le Iene, parte dalle segnalazioni di Vincenzo Pintagro, ex attivista 5 stelle che denuncia irregolarità nella presentazione delle firme in Tribunale: non sarebbero autentiche, sarebbero state ricopiate a mano da alcuni esponenti del partito di Grillo per rimediare a un precedente errore sul modulo originale. Dopo avr convocato i sottoscrittori della lista - che non hanno riconosciuto la propria firma - è probabile che i pm Bernardo Petralia e Claudia Ferrari interroghino in settimana i protagonisti di questa vicenda. L'accusa ha incrociato le testimonianze di Pintagro e dei firmatari, avvalendosi anche della collaborazione di Claudia La Rocca, deputata regionale da ieri autosospesa, che ha ammesso di aver copiato le firme insieme alle deputate nazionali Claudia Mannino e Loredana Lupo e alla collaboratrice del M5s siciliano Samantha Busalacchi. La Rocca avrebbe anche informato il leader del Movimento prima di recarsi in Procura, ma il diretto interessato smentisce l'accaduto. Eppure, pochi giorni fa Grillo aveva ammetteva: «La firma falsa non è una firma falsa, è una firma copiata. È l'Oscar della stupidità. Noi se siamo disonesti non riusciamo neanche ad essere disonesti. Con quelle liste lì non è stato eletto nessuno». La tesi però non convince gli inquirenti. Perché se è vero che il Movimento non elesse neanche un rappresentante in Comune, è pur vero che la sola presenza in lista consentiva - per le regole interne - a quelle stesse persone di candidarsi per le successive elezioni Politiche che portarono molti attivisti siciliani in Parlamento. «Sono certa e confido in un gesto di responsabilità delle persone che hanno eventualmente commesso errori», commenta l'ex capogruppo alla Camera, Roberta Lombardi. «Passa anche da qui la differenza tra il M5S e i partiti, nell'assunzione di responsabilità di chi sbaglia», dice.Ma gli avversari politici attaccano: «Pensate a quelli che volevano scardinare tutto e ora sono a difendere le firme false. Gridavano "onestà, onestà" e ora hanno cambiato due lettere: omertà, omertà», ironizza Matteo Renzi, approfittando del passo falso pentastellato. E per non mostrare troppo il fianco, ai piani alti del Movimento stanno già pensando a una serie di espulsioni in caso di rinvio a giudizio.