Anche la Sardegna si dota di una propria legge sul fine vita: è la seconda Regione in Italia dopo la Toscana, la cui norma, approvata lo scorso febbraio, è stata impugnata dal governo. 

Il Consiglio regionale ha votato il testo della maggioranza di campo largo - la proposta numero 59, della quale è primo firmatario il capogruppo del Pd, Roberto Deriu –  elaborato sulla base di quello proposto dall'associazione Luca Coscioni e presentato in tutta Italia, con 32 voti favorevoli, 19 contrari e un'astensione, al termine di una discussione accesa che si è protratta per due giorni e che ha evidenziato fratture sia tra le opposizioni e la maggioranza sia all’interno degli stessi gruppi.

La norma punta a stabilire tempi e procedure certe di accesso al suicidio assistito in base alle regole stabilite dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale sul caso Dj Fabo/Cappato. Il testo promosso dalla campana “Liberi subito” dell’associazione Coscioni prevede che il paziente venga preso in carico da una commissione multidisciplinare permanente che entro venti giorni dovrà verificare la presenza dei requisiti stabiliti dalla Corte attraverso una valutazione clinica e il parere del Comitato Etico. Una volta completata la verifica, la Regione dovrà garantire, entro sette giorni, il supporto tecnico e farmacologico necessario. L’intero percorso dovrà essere concluso entro un massimo di trenta giorni dalla richiesta. Inoltre, è garantita la gratuità delle prestazioni sanitarie collegate, senza costi aggiuntivi per il richiedente e senza nuovi oneri per il bilancio regionale.

“La Sardegna è così la seconda Regione, dopo la Toscana, a dotarsi di questa legge di civiltà, volta a impedire il ripetersi di casi di persone che hanno dovuto attendere una risposta per mesi, o addirittura per anni, in una condizione di sofferenza insopportabile e irreversibile”, hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente Segretaria nazionale e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.
“Il nostro obiettivo è ora quello dell’approvazione della legge ‘Liberi Subito’ in tutte le Regioni italiane, dove il ‘suicidio assistito’ è comunque già legale (in forza delle sentenze della Consulta), ma senza che ci siano garanzie su tempi e sulle procedure per le persone malate e i medici. Continueremo anche a aiutare le persone a fare luce sui diritti alla fine della vita attraverso il nostro ‘Numero Bianco’ 06 9931 3409, attraverso il quale diamo informazioni anche sul testamento biologico e sulle cure palliative. Proprio sul potenziamento delle cure palliative, sul quale siamo da sempre impegnati, siamo pronti ad allearci anche con chi si è battuto contro la nostra legge, perché il diritto all’autodeterminazione non è in alcun modo in contrasto col diritto alle cure”.

«Mentre il Senato lavora con impegno al tema del fine vita, la Sardegna mal governata dalla Todde, che tra l’altro dovrebbe lasciare il suo incarico acquisito con modalità non conformi alle leggi, vara una inutile legge-propaganda su una materia che non è di competenza delle Regioni. È gravissimo che la Regione Sardegna, invece di pensare ai problemi dei sardi, sia guidata abusivamente da una persona che non ha titolo per essere Presidente, la cui decadenza attendiamo affinché possa presto esprimersi nuovamente l’elettorato dell’isola», attacca il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri. Mentre per la senatrice M5S Sabrina Licheri, quella della Sardegna è «una legge di civiltà che accoglie le istanze di tanti cittadini e le loro famiglie che ogni giorno si confrontano con il dolore, ogni singolo giorno».

«Dopo la Toscana, anche la Sardegna ha fatto un passo in avanti sul terreno dei diritti delle persone e dell’autodeterminazione. L’avversione ideologica della Presidente Meloni e della maggioranza contro una legge di civiltà non la comprende più nessuno, risulterebbe ridicola se non ci fossero in gioco la sofferenza e la libertà delle persone, invece è disumana, e la proposta della maggioranza in discussione al Senato va respinta al mittente, essendo di gran lunga peggiorativa perfino rispetto alle sentenze della Corte Costituzionale. Ora il Governo che farà? Impugnerà anche questa legge davanti alla Consulta, su ricatto dei pro vita? Avanti con “Liberi Subito” anche in Umbria e nelle altre regioni. Come +Europa abbiamo chiesto, in tutti i tavoli della coalizione progressista in vista delle Regionali, l’impegno ad approvare leggi regionali sul fine vita come quelle approvate in Toscana e Sardegna», commenta il segretario di +Europa, Riccardo Magi.

La proposta di legge della maggioranza è attualmente in discussione nelle commissioni Giustizia e Affari sociali del Senato: dopo la pausa estiva i lavori sono ripresi con gli emendamenti dei relatori, Pierantonio Zanettin di Forza Italia e Ignazio Zullo di Fratelli d’Italia. Le proposte di modifica azzerano il Comitato di valutazione nazionale delle richieste, attualmente previsto dal testo, e ripristinano i comitati etici coordinati da un Centro nazionale. Ma resta il nodo legato al ruolo del Servizio sanitario nazionale, che resta escluso per l’erogazione delle prestazioni, della strumentazione e del farmaco necessari. E ciò nonostante l’ultima sentenza della Consulta, che lo scorso luglio, esprimendosi per la prima volta sull’eutanasia, ha ribadito il ruolo di garanzia del Ssn nei percorsi di fine vita. “L’approvazione di questa nuova legge, la seconda dopo quella della Regione Toscana, dimostra una volta di più la necessità di una legge nazionale sul fine vita, anche per evitare legislazioni-Arlecchino che creino discipline diverse sul territorio nazionale”, commenta il relatore azzurro Zanettin. “Non posso che auspicare che si concluda positivamente il percorso intrapreso - aggiunge - che è un percorso a tutela della vita fragile, ma contemperando anche il disposto delle sentenze della Corte costituzionale”. 

La Consulta, secondo quanto si apprende, ha fissato l’udienza sulla legge regionale toscana ai primi di novembre, termine entro il quale la maggioranza aveva ipotizzato di arrivare a un ddl condiviso. Un termine ancora verosimile? “Parlo a titolo del tutto personale, da giurista, non da esponente di Forza Italia o da relatore - risponde Zanettin all’agenzia Public Policy -, però credo che siccome la Corte più volte ha chiesto al Parlamento di legiferare sarebbe opportuno che, prima di quel pronunciamento, almeno un ramo del Parlamento riuscisse a legiferare”.