Se qualcuno nutriva dubbi su quanto la destra intendesse sfruttare fino all'ultima goccia di sangue l'assassinio di Charles Kirk le ultime 48 ore li hanno dissipati. Non importa quanto ambigua e difficilmente identificabile sia la figura del killer, più in termini di psicolabilità che di appartenenza alla sinistra o alla destra. Non importa quanto tirate per i capelli oltre l'accettabile siano le supposte parentele tra le posizioni delle varie formazioni di sinistra in occidente e il grilletto premuto da Tyler Robinson.

Colpevole è la sinistra: tutta, inclusa quella moderatissima. E tutta la destra, anche quella più agguerrita, si dipinge come possibile nuova vititma. Tutta, persino Bibi Netanyahu che non esita a definirisi «minacciato dalla violenza politica proprio come Kirk». È così ovunque ma in Italia anche più che altrove. Un fiume già esondato. La premier dà il la: «Ecco da che parte stanno violenza e intolleranza. Non ci lasceremo intimidire». Tutti gli altri seguono, fanno eco, rilanciano, dal fido Donzelli a Salvini fino al generale Vannacci, perentorio: «La violenza è sempre a sinistra». Sic!

C'è moltissimo calcolo nei toni esasperati che la premier ha adoperato rivolgendosi alla platea spagnola di Vox, sede che per definizione funziona per lei come una sorta di richiamo della foresta, ma anche a quella italiana denunciando da un microfono all'altro da giorni, senza soluzione di continuità. È possibile che ci sia anche qualcosa di più sincero e viscerale, che preme da dentro e costringe la presidente a mettere da parte i panni moderati e ponderati di cui si è quasi sempre rivestita da quando governa l'Italia. Il vittimismo di Giorgia è strategico, su questo non c'è dubbio, ma è anche frutto di una reale convinzione: quella di provenire da un'area politica, la destra missina, non solo tenuta rigorosamente ai margini per decenni ma anche calunniata, dipinta come violenta, bombarola, prepotente, stragista.

Poco importa che quell'immagine, che effettivamente non esaurisce l'esperienza del Msi e non corrisponde per intero alla parabola di quel partito, affondi le radici in responsabilità reali. Per la ex giovane missina è comunque solo calunnia e ora che la realtà sembra offrirle la possibilità di rivalersi, di puntare il dito sugli avversari, non se la lascia sfuggire. Ma se anche queste elemento malinteso e ingiustificato però sincero esiste è certamente l'uso sapiente dell'opportunità offerta alla peggior propaganda che fa premio su tutto.

Inutilmente Conte chiede di «abbassare i toni e non sfruttare l'omicidio di Kirk». L'occasione è troppo ghiotta per non adoperarla a man bassa. Il problema, in realtà, è come il governo di destra intenda ' sfruttare l'omicidio'.

Puntando il dito contro i rivali politici, fingendo di considerare pericolosa anche una sinistra che più mite non potrebbe essere, evocando il terrorismo degli anni ' 70, anche se è difficile immaginare una distanza maggiore di quella che separa i gruppi armati che, in un modo o nell'altro, erano comunque allora figli più o meno degeneri di una grande movimento di massa dal killer solitario e instabile dello Utah.

La sinistra presa di mira reagisce capovolgendo le requisitorie e cercando di rovesciarle contro gli accusatori: sono loro i veri responsabili del clima d'odio che ha ( forse) armato la mano di Taylor Robinson. Senza quell'odio diffuso dalla propaganda di destra il clima politico non sarebbe avvelenato e calato in una pericolosa isteria com'è oggi. Sono discorsi in realtà identici, solo capovolti. Uguale è il capo d'accusa: adoperare toni tanto incandescenti da infiammare troppo gli animi e da suggerire gesti folli ed estremi ai soggetti più mentalmente fragili o politicamente più fanatici.

Solo il leader della sinistra del Partito democratico Bernie Sanders, figlio di tempi migliori, osa dire chiaramente che il problema va individuato altrove: nel considerare inaccettabile e criminale qualsiasi discorso. Non si tratta di ' abbassare i toni', consiglio comunque lodevole ma poco realistico: si tratta di accettare anche le posizioni più distanti dalle proprie e persino più esecrabili come componente essenziale del funzionamento di una vera democrazia.