Disinnescata la mina dei 120 emendamenti che a voto segreto avrebbero fatto saltare anche il Rosatellum bis, il voto di fiducia che verrà posto oggi su due dei tre articoli principali della legge elettorale e domani sul terzo, di fatto, come prevede con Il Dubbio il relatore, il plenipotenziario renziano Emanuele Fiano, l’ultima chance per approvare le regole del voto «è messa in salvo».

Resta però un ultimo brivido caldo: la possibilità tecnica di andare con voto segreto all’approvazione finale complessiva del testo, come fa balenare il pentastellato Roberto Fico. Ma anche un deputato forzista come Rocco Palese, ritenuto superesperto di tecniche parlamentari, ritiene già da ora che «comunque sia dovrebbe passare, altrimenti, secondo i calcoli che ho fatto, ci dovrebbero essere ben 108 franchi tiratori e quasi tutti del Pd. E questo non è più il Pd della carica dei 101!». Alla fiducia, prevede Fiano, «è prevedibile che ora si vada anche in Senato». E’ stata una giornata tesa in cui prima il capogruppo del Pd Ettore Rosato, che dà il nome alla legge, e ovviamente soprat- tutto Matteo Renzi hanno dovuto chiedere al premier Gentiloni, perché le cose si stavano mettendo male, di andare alla fiducia, cosa che non avrebbe messo di enorme entusiasmo “Paolo il calmo”, per il quale ora rischia di finire così una sorta di età dell’” innocenza” agli occhi di quella parte di Pd, come gli orlandiani, che ben lo vedrebbero a capo di una coalizione di centrosinistra.

«Gentiloni non ne era affatto entusiasta», ammette lo stesso Rosato. E il ministro Andrea Orlando avrebbe espresso qualche dubbio, come riporta l’Huffington post, dicendo: «Si tenga aperto un filo di dialogo con Mdp». Il fatto che ci siano stati problemi lo si evince forse anche dalla nota di Palazzo Chigi la quale recita che verrà messa la fiducia «se serve», anche se gli esperti dicono che questa è una formula di prammatica. Ma a coprire il governo Gentiloni sul fianco sinistro interno al Pd ci pensa poi la orlandiana Anna Finocchiaro, che in qualità di ministro dei rapporti con il Parlamento, è lei stessa a annunciare la fiducia, sostenendo che il governo Gentiloni è stato «sempre coerente» nello sforzo per andare a una legge elettorale.

Intanto, il presidente emerito Giorgio Napolitano, che - come rivelano ambienti vicini all’ex presidente - non esclude di votare contro, ha fatto una una nota in cui afferma di essere contro quella parte della legge che prevede l’indicazione di un capo del partito perché a suo avviso «lede gli equilibri costituzionali». Napolitano, giudicato il mentore del ministro Andrea Orlando, di fatto ha comunque sempre sostenuto la necessità di andare a una riforma elettorale. E in questo la pensa come il suo successore Sergio Mattarella, che ha dato ieri un importante seppur ufficioso avallo, attraverso una nota attribuita a fonti del Quirinale, al voto di fiducia. A rendere la situazione ancora più blindata è arrivata in serata la nota ufficiale di Silvio Berlusconi: «Il Rosatellum bis non è la legge che sognavamo, ma dato lo scenario attuale riteniamo che questo compromesso sia il migliore risultato possibile». Quindi, secondo Berlusconi, «proprio perché questo sistema scontenta un po’ tutti, pensiamo che questa volta possiamo arrivare al traguardo». E ancora: «Tutti i parlamentari di Forza Italia sono stati impegnati e lo saranno ancora nei prossimi giorni in un delicato percorso per l’approvazione in Parlamento di una nuova legge elettorale, rispondendo responsabilmente ai ripetuti appelli del Presidente della Repubblica». Che tradotto nel linguaggio del Cav significa soprattutto una cosa: io ero e resto un uomo responsabile, se alla fine qualcuno facesse scherzi, non verranno dalla mia parte politica e comunque ce la sto mettendo tutta perché non ci siano. Forza Italia insieme alla Lega al momento della fiducia uscirà dall’aula. Come annuncia Maurizio Gasparri, voterà «a favore sul testo». No e poi no invece da Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia: «Grave strappo istituzionale». E’ la stessa cosa che denunciano i leader di Mdp Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza che oggi faranno una manifestazione al Pantheon. Mentre i Cinque Stelle che tuonano: «Attentato alla democrazia» la faranno sempre oggi ma non nello stesso luogo di Mdp. Dentro il gruppo di Mdp si registrano sfumature diverse con i pisapiani che sarebbero più orientati a uscire dall’aula anziché votare no. Una cosa è certa, la ammette Fiano con Il Dubbio: «Ormai si è certificata la spaccatura tra noi e loro ma sono loro, il gruppo di Bersani e D’Alema, ad averla provocata per primi mettendosi fuori dalla maggioranza con la legge di Bilancio». La fiducia verrà messa anche al Senato, non solo perché i numeri sono più ballerini e la maggioranza di fatto non c’è più, ma anche perché vige il voto segreto sulle minoranze linguistiche, che rischierebbe come avvenne per il Tedeschellum di essere ancora una volta il cavallo di Troia per affossare anche il Rosatellum bis. Cosa sulla quale però davvero ormai scommettono in pochissimi perché l’umore del Palazzo dice che Rosatellum sarà.