Di argomenti per contrastare il progetto del Ponte sullo Stretto ce ne sarebbero decine. Dalla relativa utilità ai costi esorbitanti, dall'impatto ambientale alla completa assenza di infrastrutture primarie in Calabria e in Sicilia, fino all'oggettiva priorità di utilizzare quelle risorse in altri servizi essenziali che con l'autonomia differenziata potrebbero essere definitivamente cancellati da buona parte del Sud Italia: sanità, istruzione, trasporto pubblico.

Insomma, chi si oppone al ponte avrebbe parecchie frecce al proprio arco per organizzare un'opposizione politica e una mobilitazione sociale per fermare la realizzazione della mega opera. E invece le minoranze parlamentati italiane cosa fanno? Un bell'esposto in Procura per denunciare la scarsa trasparenza dell'iter che ha rimesso in piedi la società Stretto di Messia Spa e la riesumazione della vecchia gara d'appalto bandita nel 2008 e vinta dal consorzio Eurolink.

È questa evidentemente l'idea di “conflitto” che hanno in mente Elly Schlein, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, firmatari della denuncia depositata alla Procura di Roma per chiedere di fare chiarezza. Niente di illegittimo, chiaro, soprattutto se le indagini (al momento a carico di ignoti) dovessero accertare la sussistenza di irregolarità nelle procedure, ma quello che salta all'occhio e l'azione politica di organizzazioni ridotte alla stregua di associazioni dei consumatori. Perché chiedere a un altro potere dello Stato, la magistratura, di intervenire per stoppare il progetto di un avversario politico significa, per i tre partiti promotori dell'iniziativa, rinunciare una volta per tutte alla propria “ragione sociale”.

Certo, nell'esposto i tre parlamentari e leader di partito denunciano episodi gravi, come il diniego più volte opposto dalla Stretto di Messina Spa «alle richieste di fornire» sia «la relazione di aggiornamento al progetto, che l’atto negoziale, nonostante un componente del comitato scientifico avesse pubblicamente affermato di aver reso pubblica la suddetta relazione». Per i tre esponenti della sinistra «il rifiuto» di consegnare «documenti espressamente previsti dal decreto, e quindi non atti procedimentali e tantomeno riservati, impedisce di esercitare un diritto e un’azione di controllo e verifica. La Sdm Spa si è rifiutata di consegnare l’atto negoziale che consentirebbe di verificare in quanto tempo la società Webuild ha riaggiornato un progetto complesso, vecchio di 12 anni».

Ma perché Schlein, Fratoianni e Bonelli non hanno pensato di denunciare questi episodi in Parlamento (sarebbero stati i pm ad aprire un'indagine se avessero sospettato l'esistenza di una notizia di reato) prima di andare in Procura? E perché non hanno provato a costruire consenso attorno a una battaglia politica più che legittima e concreta, invece di delegare alla magistratura il compito di vigilare, pungolare e contrastare l'azione di governo? Senza coraggio non si sfugge all'irrilevanza. Né si smonta la propaganda dell'avversario. Come quella di Matteo Salvini, che ha gioco facile nel commentare: «Solo in Italia si riesce a fare una battaglia politica contro il Ponte, sull’autostrada, una galleria, la Tav. Il Ponte sullo Stretto serve ad unire milioni di siciliani, serve ad inquinare di meno e viaggiare più in fretta. Mi hanno denunciato per questo. Il Pd ha fatto una denuncia alla Procura della Repubblica perché vogliamo fare il ponte. Solo in Italia la sinistra riesce a dire “no” alle opere pubbliche». Discussione finita. O quasi, visto che occuperà ancora per qualche giorno le pagine dei giornali per poi sparire insieme al proposito di fermare l'opera faraonica.

Il problema, per il corretto funzionamento della democrazia, è che da troppo tempo la sinistra si è rifugiata in una sorta di riserva “sbirresca”, riducendo al legalitarismo ogni ragionamento politico. Ma è in nome del legalitarismo che si chiudono le frontiere, si puniscono severamente i blocchi stradali dei giovani che hanno a cuore il clima, si precettano i lavoratori in sciopero, si invocano pene esemplari per gli studenti che occupano le scuole. Il legalitarismo senza identità e senza visione può dunque rivelarsi un guscio vuoto da riempire in base alle necessità del momento. Eppure, dall'inizio della legislatura parecchie volte la sinistra si è presentata in Procura abdicando a favore del pubblico ministero di turno.

Il signore degli esposti è senza dubbio Bonelli, seguito da Fratoianni (uno che in gioventù era abituato a confrontarsi con la costruzione del dissenso nelle piazze, sognando un altro mondo possibile), a cui ora si è aggiunta la segretaria dem Schlein. C'è lo scandalo degli extraprofitti dei colossi energetici? Per i rosso-verdi, davanti a un tema di giustizia sociale, non c'è niente di meglio da fare che una denuncia in Procura (agosto 2022). Donzelli straparla in Aula, rivelando probabilmente il contenuto di informazioni non divulgabili sul caso Cospito? Roba di ecologia politica: esposto di Bonelli (febbraio 2023). Ci sono sospetti sull'acquisto di immobili a prezzo di favore da parte del sottosegretario leghista Claudio Durigon? Bisogna parlare subito col procuratore. E Bonelli non se lo fa ripetere due volte (febbraio 2023). Muoiono quasi 100 persone a pochi metri dalla spiaggia di Cutro? Invece di inchiodare il governo alle proprie responsabilità politiche per una strage evitabile e mobilitare l'opinione pubblica, Alleanza Verdi e Sinistra si presenta di nuovo a piazzale Clodio per verificare eventuali responsabilità dei ministeri dei Trasporti e dell'Interno (marzo 2023). Salvini diffonde sui social un video di dubbia provenienza per mettere alla berlina la giudice di Catania Iolanda Apostolico che aveva disapplicato il decreto Cutro? Tutti in procura, ancora una volta (ottobre 2023).

Ora è il turno del Ponte. Un'altra occasione sprecata per far valere le proprie ragioni politiche. E poi dicono che le aule dei Tribunali sono intasate.