Il dibattito sull’educazione all’affettività e al rispetto nelle scuole torna al centro dello scontro politico. Dopo l’ennesimo femminicidio, la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha lanciato un appello alle forze politiche chiedendo un’azione condivisa per affrontare il tema alla radice, partendo proprio dalla scuola.

Ma il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha replicato con fermezza, criticando le posizioni dell’opposizione: «Va bene ogni iniziativa che vada nella direzione da noi già intrapresa. Vedo però nelle parole di alcuni esponenti una polemica strumentale. Su temi così delicati è opportuno evitare le strumentalizzazioni», ha dichiarato in un’intervista al Giornale.

Per Valditara, «violenza contro le donne e femminicidi rimandano a un’esigenza educativa sulle relazioni e sul rispetto. Ma non c’è alcuna correlazione con l’educazione sessuale». Il ministro ha ricordato le Linee guida per l’educazione civica pubblicate a settembre 2023, in cui si promuove «un’educazione trasversale alla correttezza nelle relazioni e al rispetto della donna», attraverso peer tutoring e nuovi programmi scolastici.

Le parole del ministro hanno provocato una reazione immediata nel Partito Democratico. Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd, ha accusato Valditara di fare “propaganda” e ha espresso rammarico per «l’assenza di unità di intenti» su un tema che dovrebbe unire. «Dispiace che il ministro non colga l’occasione per mostrare responsabilità. In due interviste attacca le opposizioni invece di lavorare per una legge condivisa».

Manzi ha ricordato le iniziative avviate sotto il governo di centrosinistra, in particolare il Piano nazionale per l’educazione al rispetto promosso dalla ministra Valeria Fedeli. Ha poi criticato le scelte dell’esecutivo Meloni: «Il governo ha dirottato i fondi previsti per l’educazione sessuale verso corsi sulla fertilità, ha imposto il consenso preventivo delle famiglie, e ha definito la violenza di genere una ‘triste patologia’ nelle indicazioni nazionali».

L’appello del Pd è a «superare la logica ideologica e trovare convergenze». Manzi ha chiesto al governo di seguire l’esempio della Commissione sul femminicidio presieduta da Valeria Valente nella scorsa legislatura, che aveva prodotto conclusioni condivise da più forze politiche.

Femminicidi, la proposta di Giulia Bongiorno

Sul tema è intervenuta anche Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia, che ha difeso l’uso del termine “femminicidio” contro l’opinione di alcune giuriste critiche verso il nuovo reato. «È una parola che non si può e non si deve cancellare», ha detto al Corriere della Sera. Bongiorno ha anche proposto di abbassare l’età dell’imputabilità da 14 a 12 anni e lanciato l’idea di una campagna nazionale rivolta a ragazze e famiglie, per aiutarle a riconoscere segnali di violenza e controllo.

«Serve un grande patto politico e generazionale. È in gioco la sicurezza di ogni donna, ma anche il futuro di un’intera generazione», ha concluso Bongiorno.