Probabile una staffetta Urso- Guerini tra Copasir e Difesa Forza Italia presenta la rosa dei nomi ma c’è un “caso Ronzulli”

Prudenza. Al tempo stesso, fare presto. Sono queste le parole chiave, contraddittorie solo all’apparenza, in queste ore negli studi di Fratelli d’Italia a Montecitorio, dove Giorgia Meloni sta cercando una quadra nella composizione del governo. Prudenza soprattutto nei confronti dei rapporti con gli alleati, che spingono per un governo prettamente politico mentre la presidente del Consiglio in pectore vorrebbe inserire alcuni tecnici nei ministeri chiave. E fare presto sulle questioni energetiche, visto il Consiglio europeo del 20 ottobre al quale Meloni vorrebbe partecipare già in carica.

«Sarà un governo politico, con chiara indicazione politica» ha spiegato ieri il responsabile nazionale organizzazione di Fd’I Giovanni Donzelli, che però ha anche messo in luce un «problema numerico» qualora la compagine governativa dovesse contenere troppi parlamentari. «Per la riduzione di Camera e Senato mettere troppe persone al governo che devono stare in Aula rischiano di non garantire la serietà della maggioranza», ha detto Donzelli. Poco prima il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, aveva ribadito la necessità di un governo politico, specificando tuttavia che «se poi ci sarà qualche non politico non sarà un problema».

Di certo si parlerà della squadra dei ministri di Fratelli d’Italia, che per forza di cose sarà la più corposa, nel corso dell’assemblea del partito che Meloni ha convocato per domani in via della Scrofa. Non è ancora chiaro invece se il centrodestra si presenterà unito alle consultazioni dal presidente della repubblica, Sergio Mattarella. «In passato è stato così ma non abbiamo ancora parlato di questo», si è limitata a dire la presidente di Fd’I. Che poi ha parlato di «transizione ordinata» con il governo Draghi, con tanto di confronto con il ministro della Transizione energetica, Roberto Cingolani.

Sulla composizione dell’esecutivo è ormai vicino l’arrivo di Adolfo Urso, presidente del Copasir nel governo Draghi, al ministero della Difesa, in una staffetta che porterebbe il dem Lorenzo Guerini a prenderne il posto. Nel caso in cui Urso finisse invece a fare il sottosegretario con delega ai Servizi, alla Difesa andrebbe Edmondo Cirielli, altro esponente di Fd’I. Probabile il ministero del Turismo per Daniela Santanchè, mentre potrebbe concretizzarsi l’idea, lanciata già durante la campagna elettorale, di un ministero del Mare.

Da capire chi siederà su una delle poltrone più importanti dell’esecutivo, quella di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, una sorte di braccio destro di palazzo Chigi. Se fino a qualche giorno sembrava lanciato il fondatore di Fd’I, Guido Crosetto, nelle ultime ore salgono le quotazioni di Giovanbattista Fazzolari. Papabili nel totoministri anche il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, il responsabile economia di Fd’I, Maurizio Leo, e il vicepresidente del Senato e già ministri della Difesa, Ignazio La Russa.

Spostandosi sul fronte Forza Italia, i nomi che Silvio Berlusconi ha in mente per i dicasteri a guida azzurra sono chiari. Quasi certo un ministero per Anna Maria Bernini, che potrebbe finire all’Istruzione, ma potrebbero entrare nella squadra di governo anche il coordinatore nazionale Antonio Tajani e la sua vice, Licia Ronzulli, così come i fedelissimi del Cavaliere Alessandro Cattaneo e Andrea Mandelli. Su Ronzulli c’è però un piccolo caso, visto che è stata indicata da Fi alla Salute ma proprio in quel ministero, tanto criticato durante la gestione della pandemia, Fd’I vorrebbe inserire uno dei suoi, con Ronzulli che finirebbe alla Famiglia. Novità delle ultime ore è che se Bernini prendesse un ministero a sostituirla nel ruolo di capogruppo forzista al Senato sarebbe Gianfranco Miccichè, plenipotenziario di Berlusconi in Sicilia.

La patata bollente è però la Lega, con Matteo Salvini che reclama per sé il Viminale. Se sul ritorno del segretario del Carroccio al ministero dell’Interno ci sono forti perplessità, probabile invece l’arrivo di un leghista alle Infrastrutture, e magari anche all’Agricoltura e alla Disabilità. Molto dipenderà dal Consiglio federale di oggi della Lega, in programma a Roma. Se al Carroccio dovesse andare la presidenza di una delle due Camere, ecco che i ministeri diventerebbero tre invece di quattro, e a quel punto in via Bellerio si aprirebbe una vera e propria corsa alla poltrona.