Forza Italia, durante l’ufficio di presidenza della commissione Giustizia della Camera, è riuscita a far inserire nella programmazione del prossimo bimestre la propria proposta di legge, a firma dei deputati Pittalis, Mulè, Calderone e Patriarca, che modifica le norme sulle misure di prevenzione. Ora si deve attendere solo che venga indicato il giorno esatto della calendarizzazione. Un importante risultato per gli azzurri, il cui garantismo al momento si pone l’obiettivo di impedire gli abusi della legislazione antimafia, senza contemplare alcun indebolimento degli strumenti di lotta alla criminalità organizzata: l’obiettivo della proposta di legge è tutelare gli innocenti che finiscono per diventare vittime di una legislazione priva di garanzie.

Basati su indizi privi di un’effettiva validità probatoria, i sequestri, le confische e le altre misure personali e patrimoniali del codice antimafia arrivano all’assurdo di colpire anche chi sia stato assolto dalle accuse di 416 bis in un processo penale. Di fatto, il sistema della prevenzione costituisce una scorciatoia attraverso la quale si perseguono, con elusione dei principi garantistici propri della materia penale, intenti punitivi e afflittivi. Il vicepresidente azzurro della commissione Giustizia Pietro Pittalis spiega al Dubbio: «È un ottimo risultato, anche perché non ci sono state contrarietà durante l’ufficio di presidenza. Ed è importante che si inizi a discuterne proprio mentre la Cedu pone gli stessi nostri interrogativi al governo italiano».

La proroga sui quesiti della Cedu

Pittalis fa riferimento a un elemento da non sottovalutare: l’ok della maggioranza ad avviare l’esame sulla proposta forzista arriva mentre l’Avvocatura dello Stato ha chiesto e ottenuto dalla Corte europea dei diritti dell’uomo il rinvio dal 13 al 30 novembre del termine entro cui l’Italia dovrà fornire le risposte sul nostro sistema di prevenzione in seguito a un ricorso, dichiarato ammissibile, proposto dalla prima generazione della famiglia Cavallotti.

In particolare, Vincenzo, Salvatore e Gaetano Cavallotti furono assolti dall’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso nel 2010 dalla Corte d’appello di Palermo ma, nonostante questo, nell'ambito del procedimento di prevenzione, la Cassazione ritenne definitiva, il 2 febbraio 2016, la confisca dei loro beni, tra cui diverse società, di proprietà loro o di loro familiari. La Cedu, tra l’altro, chiede al nostro Paese: “Nel caso di una assoluzione in un processo penale, la confisca dei beni viola la presunzione di innocenza?”.

Come leggiamo nell’istanza inviata dal nostro governo a Strasburgo, l’Italia “sta acquisendo le informazioni necessarie, ma sarebbe necessario ottenere una proroga del termine, se possibile, fino al 30.11.2023. Infatti, alcune delle domande coinvolgono fatti ed elementi che rientrano nella competenza di diverse amministrazioni e Ministeri, il che rende tali domande difficili e complesse da evadere”. Sarebbe paradossale se il governo difendesse, nella risposta ai quesiti di Strasburgo, l’assetto attuale delle norme antimafia a fronte di una discussione parlamentare che si muove in direzione più garantista.

I contenuti della proposta di FI

Il testo messo a punto da Forza Italia prevede innanzitutto che il presupposto per l’applicazione della misura di prevenzione debba consistere non in un mero sospetto ma nella sussistenza di indizi gravi, precisi e concordanti, e non generici. Inoltre, si propone di non estromettere l’imprenditore dall’azienda ma di farlo affiancare da un amministratore esperto, così da assicurare anche la tutela dei terzi creditori, la continuità aziendale, la conservazione dei posti di lavoro e del patrimonio oggetto della misura.

Ancora, si introduce, per tutti i destinatari di misure di prevenzione comunque riconosciute illegittime, il diritto al risarcimento del danno, perché, ci dice Pittalis, «se lo Stato ha sbagliato deve prendersene la responsabilità e risarcire chi viene spesso letteralmente rovinato da questa normativa. Pertanto ipotizziamo la creazione di un fondo per le vittime».

Tale impostazione sembra andare in controtendenza rispetto alla linea seguita finora dal governo in tema di antimafia. Lunedì scorso la premier Giorgia Meloni, nell’incontro alla Dna, aveva evocato «l’importanza delle confische alla criminalità organizzata». Certo, si dovrà verificare l’effettivo esito della discussione parlamentare, e soprattutto la posizione che assumeranno le altre forze di maggioranza. Fonti parlamentari segnalano che anche Italia viva sarebbe pronta ad appoggiare la proposta di Forza Italia.

In Cdm torna la “Cartabia”

Nel Consiglio dei ministri di oggi si discuterà anche di alcuni correttivi alla riforma penale di Cartabia: riguardo al giudizio direttissimo, disciplinato dall’articolo 450 cpp, la citazione dovrà contenere “l’avvertimento all’imputato che non comparendo sarà giudicato in assenza. La citazione è nulla se l’imputato non è identificato in modo certo, se non contiene l’avvertimento ovvero se manca o è insufficiente l’indicazione di uno dei requisiti previsti”, recita questa modifica. Rinviato a una delle prossime riunioni del governo, invece, l’esame del decreto che deve dare attuazione alla legge delega di Cartabia su Csm e ordinamento giudiziario.