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I Cinque Stelle esultano davanti alla Camera con palloncini gialli e prosecco. A opporsi alla norma sul taglio dei vitalizi nell’ufficio di presidenza in uno strano connubio sono stati Forza Italia ( astenuta) e Leu, che non ha partecipato al voto. Il Pd è d’accordo con la maggioranza giallo- verde.
Antonello Falomi, già deputato, già dirigente di spicco del Pci e poi del Pds, ora presidente dell’associazione degli ex parlamentari, che ne pensa?
Quella di oggi è una brutta pagina della storia di questo nostro disgraziato Paese. Le vere vittime non sono gli ex deputati, tra cui persone piuttosto anziane, anche ultranovantenni, molte delle quali hanno seri problemi di salute e di assistenza. Le vere vittime di questo provvedimento sono i cittadini italiani. Oggi si crea un precedente gravissimo perché si stabilisce che patti tra cittadini e lo Stato possono essere rotti e quei diritti possono essere rimessi in discussione con la forma retroattiva. Per loro non ci sarà più certezza dei diritti stabiliti dalle leggi. Tant’è che Luigi Di Maio dice che questi stessi criteri potranno essere adottati per i cittadini, quelli con la pensione superiore ai 4000 euro. E per i cittadini non ci saranno più parlamentari liberi di svolgere in piena autonomia il loro ruolo, ma sottomessi ai condizionamenti economici, ai ricatti delle lobby e dei potenti di turno.
Farete una class action?
Non esiste la class action, ma la possibilità, come è un diritto riconosciuto a tutti i cittadini, di fare ricorso alla giustizia quando si vedono messi in discussione diritti che si ritengono acquisiti. Sono tantissimi i soci della nostra associazione che faranno ricorso.
Vi accuseranno di difendere privilegi, la cosiddetta tanto vituperata casta, bollata come la madre di tutti i guai italiani.
La verità è che grazie a una campagna forsennata contro la cosid- detta casta che dura da più di dieci anni i parlamentari sono stati utilizzati come il cavallo di Troia per andare a colpire i diritti dei cittadini. Sono vittime, ripeto. Perché eleggeranno parlamentari i quali, nel momento in cui vengono attaccate le garanzie economiche stabilite dalla Costituzione poste per tutelare l’autonomia e l’indipendenza del loro lavoro, saranno sottomessi alle lobby, ai condizionamenti economici, quindi diventeranno ricattabili. Quelli che vengono definiti da Di Maio addirittura “privilegi rubati” sono le garanzie poste dalla Costituzione a tutela di una funzione. Se il parlamentare non è più libero, non è più libero il parlamento.
Viene rimessa in discussione l’autonomia della politica?
Certamente, questo è il punto.
Lei da autorevole personaggio della sinistra, come giudica la posizione del Pd?
Anche se faccio il presidente di un’associazione i cui soci sono di tutti gli orientamenti politici, come uomo rimasto di sinistra dico che quella di oggi è una sinistra di anime morte. La quale non si ac-corge che si sta scavando la fossa al parlamento ledendone la sua autonomia, la sua libertà, e non si accorge che vengono rimessi in discussione i diritti cittadini. Sinistra di anime morte.
Ma non crede che la sinistra di oggi sia anche un po’ figlia di una cultura che albergava a un certo punto nel Pci, accusata di aver gettato i germi di un forte sentimento giustizialista e di anti- politica? Lo chiedo a lei che fin da ragazzo ha avuto modo di conoscere e frequentare il segretario generale Enrico Berlinguer.
Non c’è dubbio che la questione morale posta da Berlinguer, ovvero una questione politica che come tale la politica doveva affrontare, abbia finito per diventare una questione giudiziaria. Questa è stata una deriva certamente non accettabile.
La questione morale diventò nei fatti la guerra a Bettino Craxi. O no?
Berlinguer non aveva detto che bisognava andare dai giudici. Lui aveva posto giustamente il problema vero della compenetrazione degli interessi dei partiti e degli interessi economici. Questa era la vera questione morale che invece è poi diventata giudiziaria. E questo è stato secondo me un grave errore.
Purtroppo rimase anche inascoltato il celebre discorso di Craxi del 3 luglio 1992 sul finanziamento alla politica, ovvero la richiesta di una soluzione politica della questione.
Certo. Purtroppo non venne data una risposta a quel discorso. Era una sorta di chiamata di correo di tutta la classe politica, e quindi in qualche modo una sorta di autodifesa, però quel discorso lì poneva comunque a sua volta la questione morale che doveva essere affrontata in termini politici e questo non è successo. Io ricordo perfino, perché sono stato anche sostenitore della svolta di Achille Occhetto, che il segretario del Pds sollevò la stessa questione di Berlinguer con la Bolognina 2 e venne subissato da critiche e attacchi. Era la riproposizione della necessità di affrontare il modo in cui il partito nelle istituzioni si rapportava al mondo degli interessi economici. Faccio un esempio personale, da segretario regionale del Pds del Lazio presi la decisione di far uscire dai consigli di amministrazione tutti gli esponenti di partito perché volevo rompere un legame tra amministrazione e politica che ritenevo sbagliato, venni attaccato da tutti i lati anche all’interno del mio partito.
Sergio Staino da ex Pci ha chiesto scusa per le monetine del Raphael, contro l’altro leader del “duello” a sinistra.
Sicuramente c’è stata una deriva giudiziaria che non ha nulla a che vedere con la questione morale sollevata da Berlinguer.
Si è via via affermato il concetto della politica intesa come attività illecita.
Nel corso degli anni la politica ha subìto sempre più l’offensiva lanciata dai poteri forti del nostro Paese. Non posso dimenticare che la campagna contro la casta è partita da “Il Corriere della sera” nel 2007. Diciamo che la sinistra ha subìto quella deriva.
Ha delegato alla magistratura il suo ruolo in molti casi?
Certo, subìre quella deriva ha significato delegare alla magistratura compiti che la politica doveva risolvere.