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Un simile affollamento di candidature eccellenti, tra leader di partito e (presunti) acchiappavoti, alle elezioni europee non si era mai visto. Come se non bastasse, quasi tutti i nomi da campionato si ritroveranno l'uno contro l'altro in una circoscrizione, quella del Centro, che diventa così l'incontro clou di queste elezioni trasformate in campionato.
Fratelli d’Italia, al Centro come in tutte le altre 4 circoscrizioni, schiera la sua leader e premier, Meloni Giorgia detta Giorgia e per favore scrivete solo il nome che fa tanto popolana verace. Il partito che presumibilmente si confermerà di maggioranza relativa ha scelto di non mettere in campo altri nomi di richiamo. Dirigenti di partito come Carlo Fidanza sì ma nessun esterno rutilante: i riflettori devono essere concentrati solo sulla superstar che si gioca una partita personale plebiscitaria e nessuno deve farle ombra. Lo stesso Vittorio Sgarbi, spuntato all'ultimo momento, sarà candidato nel Nord-Est ma solo come un nome fra tanti, senza postazione eminente.
Il Centro è, con le Isole, una delle due piazze nelle quali entra direttamente in partita anche la segretaria del Pd Elly Schlein: il confronto diretto con la rivale di palazzo Chigi sarà soprattutto qui. Ma le teste di serie non si fermano al primo nome in lista: subito dopo c'è l'ex segretario ed ex governatore del Lazio Nicola Zingaretti. L'ex segretario, negli ultimi tempi, si è sempre più spostato tra gli “schleiniani”, pur mantenendo un forte peso specifico personale. Il Centro contravviene così, caso unico, alla spartizione alternata decisa a tavolino dalla leader e dal capo della minoranza Stefano Bonaccini. Nel Nord-Ovest, dove capolista è un'esterna fortemente voluta dalla leader come Cecilia Strada, il secondo posto spetta al “bonacciniano” Brando Benifei.
Nel Nord-Est, dove il capolista è proprio Bonaccini, la casella d'onore è riservata ad Annalisa Corrado, fedelissima della segretaria che ha rinunciato a malincuore a piazzarla in testa. Nel Sud, dopo Lucia Annunizata, altro nome capato da Elly, c'è il popolarissimo sindaco di Bari Decaro ma qui c'è un nome che, per quanto nascosto nel mucchione, può sbilanciare ogni equilibrio: Raffaele Topo, detto Lello, fedelissimo del governatore campano De Luca, portato a forza in lista da Bonaccini e forte di 100mila preferenze considerate sicure.
Il problema è che nel Pd la competizione interna è serrata quasi quanto quella con gli altri partiti e qualcuno, inevitabilmente finirà per scottarsi. È così ovunque ma anche da questo punto di vista soprattutto al Centro. Dopo i primi due nomi in lista competono qui l'ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, il sindaco uscente di Firenze Dario Nardella, quello di Pesaro Matteo Ricci. Una ressa. Al Centro la Lega mette in campo il suo pezzo da novanta, Vannacci Roberto detto Generale. Non è solo un'acchippavoti ma una specie di candidatura simbolo dell'intero progetto di Salvini e il leader spera in una sua clamorosa affermazione per salvare quel progetto, che sta colando a picco, e di conseguenza anche la sua leadership. Il generale è presente ovunque ma capolista solo al Centro e la collocazione è ragionevole. Il Lazio è sempre stato forse la principale roccaforte del vecchio Msi e dei suoi derivati. Pur candidato con la Lega e contro il partito che del Msi è figlio legittimo Vannacci punta a intercettare e deviare quel voto. La sua è, di fatto, anche una candidatura di disturbo contro Giorgia.
La quale Meloni, però, non si può lamentare. Se lei deve scontare la competizione con Vannacci la rivale diretta, Elly Schlein, di candidature in grado di eroderle voti preziosi ne ha di fronte un plotone. Conte ha deciso di candidare al centro uno dei suoi due assi nella manica la ex calciatrice e allenatrice Carolina Morace, stella del calcio femminile per eccellenza, ma anche lesbica sposata due volte con la stessa donna. Tallona Schlein sul percorso woke e può superarla. L'altra carta forte dei 5S e l'ex presidente dell'Inps Pasquale Tridico, un nome che si legge anche Reddito di cittadinanza e soprattutto al sud, dove in effetti è capolista, la cosa ha il suo notevole peso.
A sinistra la leader del Pd deve guardarsi dall'ex sindaco di Roma Ignazio Marino, capolista, e da Massimiliano Smeriglio, entrambi nomi di peso nella capitale. Ma a destra, sempre in area opposizione, l'insidia è più temibile. C'è Calenda, che a Roma ha un suo seguito. Con gli Stati uniti d’Europa è peggio: la capolista è Emma Bonino ma ultimo nella lista c'è Renzi che in Toscana vanta ancora un buon seguito. In un campo da gioco che promette agguerrita mischia va contato anche il leader di Fi Tajani.