Da un lato c'è l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, che qualche mese fa sembrava il prescelto per guidare una nuova forza di centrosinistra capace di mettere d’accordo Renzi e Calenda e guidare i moderati e i riformisti nell’alleanza del cosiddetto campo largo (che nel frattempo nelle Marche perde pezzi, ci torneremo).

Dall’altra c’è tutta una serie di iniziative, sigle, associazioni che ha cominciato a prendere piede proprio quando il progetto di Ruffini sembra essersi arenato di fronte alle mille difficoltà di chi, da uomo delle istituzioni, si trova catapultato nell’agone politico. Non si è mai ben capito, a dire la verità, quanto Ruffini voglia veramente prendersi la briga di stare a capo del nuovo “centro”, ma certo è che sotto quella che di nuovo ventiquattro ore fa il “guru” dem Goffredo Bettini ha definito «una tenda» che unisca i partiti del centrosinistra, qualcosa si muove.

E come tutte le estati che si rispettino, anche quest’anno la calura dei 40 gradi che stanno colpendo Roma e le altre 19 città classificate oggi come bollino rosso in tanti si agitano e sgomitano per prendersi i riflettori. C’è, ad esempio, la Rete Civica Solidale, che da documento programmatico punta a impegnarsi «insieme e con maggior responsabilità per rispondere ad alcune sfide che riteniamo molto importanti per il nostro tempo». Tra queste, il «ristabilimento della pace e lo sviluppo del dialogo e della collaborazione tra i popoli», una specie di desiderio da concorso di Miss Universo, Ma anche l’impegno «a fronteggiare la “crisi della democrazia”, che colpisce anche il nostro Paese nei tentativi di “smontare la Costituzione”, nel leaderismo esasperato, nell’astensionismo che cresce, con nuove proposte e nuove modalità di partecipazione politica». E poi la sfida dei cambiamenti climatici, quella del lavoro e della natalità, contro «il dio mercato» che «riduce sempre più la dimensione dell’individuo a quella di mero consumatore».

Insomma, un vaste programme che unisce il vicepresidente della Basilicata Angelo Chiorazzo e il deputato Pd Paolo Ciani (vicinissimo a Elly Schlein), al sindaco di Udine Giuseppe Felice De Toni al segretario di Per (Persone comunità) Giuseppe Irace, fino alla presidente dell’Umbria Stefania Proietti e l’eurodeputato indipendente ma eletto nelle liste Pd Marco Tarquinio.

Giovani e meno giovani insomma, mentre erano tutti giovani, spesso under 40, coloro che hanno partecipato qualche giorno fa all’evento organizzato al Parco dei Principi da Alessandro Onorato, stimato e ambiziosissimo assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda del comune di Roma. «Il nostro è un patrimonio di professionalità. Noi siamo quelli utili non solo a vincere le elezioni ma ad amministrare - ha detto Onorato - Possiamo avere l’ambizione di generare un progetto nazionale per dare il nostro contributo al centrosinistra?». Risposta affermativa, e scontata, da parte della platea. È «l’avvio di un percorso», continua, con la volontà di «di riunire le liste civiche e trasformare il “buon governo locale” in un progetto nazionale».

Più che un nuovo soggetto centrista, una lista civica per il Paese. Dal basso. Con una nuova generazione di giovani amministratori, molti sono under 40. E con un programma che viene dal confrontarsi ogni giorno con i problemi dei cittadini. In prima fila il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il dem Claudio Mancini, ma anche Raffaele Ranucci ed Enrico Gasbarra, tra i protagonisti della stagione di Francesco Rutelli che l’evento al Parco dei Principi ha ricordato non poco nel clima e nell’atmosfera. U na nuova Margherita? Chissà, intanto Onorato si è preso l’endorsement niente meno che di Achille Lauro, il quale ieri e l’altro ieri ha suonato al Circo Massimo annunciando una data allo stadio Olimpico. «Anche io nel mio piccolo voglio fare qualcosa di bello per Roma», ha detto Lauro in un videomessaggio, «sono innamorato di questa città, sono molto legato alle periferie, alle persone che le vivono e ai loro problemi» e concludendo con «Viva Roma Sempre», lo slogan di Onorato.

Insomma qualcosa attorno a Renzi, Calenda e compagnia si muove, mentre i due leader pensano alle beghe nazionali, con il primo che tra un podcast e l’altro riunisce i suoi sabato a Genova e il secondo che ha appena dato il benservito al campo largo nelle Marche, staccandosi dal candidato dem ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci «perché non vuole il termovalorizzatore».

E anzi rilanciando il desiderio di «abolire le Regioni» e di dar vita a un’assemblea costituente che riformi la Carta. Anche questo, di certo, un vasto programma.