Proverà a prendersi la sua personalissima rivincita l'ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci che tra meno di 48 ore saprà se sarà lui il prossimo presidente delle Marche. L'eurodeputato dem sfida infatti nelle elezioni di domani e lunedì il presidente uscente Francesco Acquaroli, uomo di partito di Fd'I che cinque anni fa riuscì in un'impresa mai compiuta prima e cioè strappare una delle quattro regioni rosse per eccellenza al centrosinistra. Ma la candidatura di Ricci, oltre a essere molto forte nel nord della regione mentre il sud è appannaggio del centrodestra ( e infatti proprio nella differenza tra nord e sud del territorio si giocherà la partita), è diventata nel corso del tempo anche una rivincita personale contro l'inchiesta che, in piena campagna elettorale, ha rischiato di costringerlo a fare un passo indietro, scongiurato dopo l'interrogatorio fiume in procura e il via libera alla candidatura da parte del presidente M5S Giuseppe Conte.

Ricci, indagato nell’ambito dell’inchiesta sugli affidi facili alle associazioni Opera Maestra e Stella Polare per la realizzazione di eventi e manutenzioni pubbliche, per la quale la procura pesarese ha emesso 24 avvisi di garanzia ipotizzando, a vario titolo, sette reati, ha da subito scelto la via del dialogo con i pm non avvalendosi della facoltà di non rispondere, come fatto invece 48 ore prima dal suo ex braccio destro Massimiliano Santini e da Stefano Esposito, presidente delle due associazioni no- profit destinatarie degli incarichi. Ed è proprio su Santini, che ha poi ammesso di aver incassato dei soldi all'insaputa dello stesso Ricci, che si è concentrata l'inchiesta, tanto che nel corso delle settimane il tema è via via uscito dalla campagna elettorale. E da questo punto di vista va dato atto ad Acquaroli di non aver mai cavalcato l'indagine, dicendo da subito che avrebbe combattuto il suo sfidante sul terreno della politica e non nell'arena giudiziaria.

E Ricci lo ha riconosciuto, spiegando tuttavia che lo stesso trattamento non l'ha ricevuto dai vertici locali e nazionali di Fd'I, i quali invece non hanno mancato di far notare come un'indagine del genere, soprattutto nella sua prima fase, mettesse in dubbio il buon operato dell'ex sindaco di Pesaro sia dal punto di vista politico che morale. Tanto che in molti hanno criticato lo stesso Conte, il quale più volte in passato aveva chiesto e spesso ottenuto un passo indietro da parte di candidati o eletti coinvolti in controversie anche minori. Ma tant'è. Ricci ha proseguito dritto per la sua strada e dopo due mesi di campagna elettorale ha rivolto ieri un ultimo appello ai cittadini dalla sua Pesaro, mentre Acquaroli l'ha fatto dalla sua Potenza Picena.

Gli ultimi squilli di tromba si sono avuti su Gaza, con l'eurodeputato dem che ha confermato come in caso di vittoria procederà al riconoscimento dello Stato di Palestina al primo consiglio regionale utile, e definendo «assurdo» il fatto che dal suo sfidante non sia arrivata nemmeno una parola su quanto sta accadendo. «Il presidente uscente, Francesco Acquaroli, è riuscito a non dire neanche una parola sulla tragedia di Gaza anzi ha detto che lui si occupa di altro, come se occuparsi di bambini, civili, giornalisti e donne trucidate, non sia per noi un valore fondamentale - ha detto Ricci - per questo dobbiamo far prevalere il cambiamento nelle Marche».

Acquaroli risponde con i dati positivi sull'export e spiegando che il lavoro è appena cominciato, chiedendo fiducia per altri cinque anni per completare quanto fatto. «In questi cinque anni le risposte hanno cominciato ad arrivare e le Marche sono tornate a farsi valere: il tasso di occupazione è cresciuto più della media nazionale, l’export si è rafforzato e il turismo ha registrato numeri positivi», ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni scesa personalmente in campo al fianco del presidente uscente.

E dal voto marchigiano potrebbe arrivare anche un segnale alla maggioranza, non tanto perché un voto che coinvolge poco più di un milione di persone possa cambiare gli equilibri nazionali, quanto perché le Marche sembrano essere l’unica Regione quantomeno in bilico di quelle al voto. Di conseguenza, una sconfitta del centrodestra ridarebbe nuova linfa al campo largo dopo le recenti vittorie in Sardegna e Umbria, e permetterebbe a Ricci di prendersi la sua personalissima rivincita contro quella «gogna mediatica» denunciata a gran voce nei giorni più caldi dell’inchiesta.