Un possibile attacco israeliano alla Flotilla entro 48 ore, il direttivo della spedizione che rifiuta la mediazione vaticana per consegnare gli aiuti umanitari, la politica italiana sull’orlo di una crisi di nervi con accuse reciproche tra maggioranza e opposizione.

Sono ore di altissima tensione nel cuore del Mediterraneo, con le barche della Global Sumud Flotilla a poche centinaia di miglia da Gaza, con l’obiettivo di rompere il blocco navale imposto da Israele ancora ben impresso nelle intenzioni dei partecipanti alla missione.

Ma dopo gli attacchi con droni, sostanze urticanti e bombe sonore delle scorse notti, con l’avvicinarsi delle coste israelo palestinesi i rischi di un «attacco violento» da parte di Tel Aviv si fanno sempre più concreti, come del resto hanno spiegato gli stessi capi della spedizione. «Siamo consapevoli delle minacce» da parte di Israele «ma siamo nel momento più critico e dobbiamo essere ottimisti», «apriremo il corridoio umanitario» con la Striscia di Gaza, ha dichiarato Yasemin Acar, del comitato direttivo della Global Sumud Flotilla in una conferenza stampa in cui gli attivisti hanno spiegato che non ci saranno altre soste tecniche e che ora tutte le «50 imbarcazioni» «continueranno dirette fino a Gaza». «Israele ha provato a bloccarci più volte negli ultimi due anni ma sanno che non possono farlo perchè siamo molto determinati», hanno assicurato gli attivisti.

La delegazione italiana ha inoltre comunicato alle autorità italiane di non accettare la proposta «su una possibile deviazione degli aiuti in direzione Cipro, per poi farli arrivare a Gaza con il coinvolgimento del patriarcato latino di Gerusalemme». L’ipotesi, lanciata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni dall’Assemblea generale dell’Onu di New York, consisteva in uno “scalo tecnico” a Cipro dopo il quale gli aiuti umanitari sarebbero stati consegnati alla Curia e, per tramite del cardinal Pizzaballa, trasferiti a Gaza.

Il meccanismo avrebbe permesso di evitare che la Flotilla arrivasse nelle acque dove Israele ha imposto il blocco navale e nelle quali, ha detto chiaramente ieri in Parlamento il ministro della Difesa Guido Crosetto, la fregata Alpino mandata in operazione di soccorso e prevenzione a tutela delle imbarcazioni non potrebbe entrare. Per questo, ha aggiunto Crosetto, «resta indispensabile che la Flotilla non tenti di forzare il blocco: esporre vite umane a rischi in acque nelle quali non sarebbe possibile intervenire in soccorso non avrebbe alcun senso e comporterebbe pericoli inutili».

Poche ore prima in Aula il titolare della Difesa aveva illustrato la questione ponendo l’attenzione sulla responsabilità del governo nell’aver mandato la fregata Fasan in sostegno della Flotilla due notti fa, nel pieno dell’ultimo e più problematico attacco. «In democrazia qualunque azione di protesta civile deve essere tutelata quando si svolge nel rispetto delle regole e del diritto internazionale, e non possono essere soffocate con la violenza - ha detto il ministro - Non è nostra intenzione muovere le nostre navi per muovere guerra a un Paese amico: siamo lì a tutelare i cittadini italiani come quando ci sono situazioni di pericolo nel mar libico ed è lo stesso meccanismo di tutela che parte sempre».

Parole alle quali, tra gli altri, ha replicato la segretaria del Pd, Elly Schlein. «Crosetto ha appena detto che non vuole alimentare la contrapposizione politica, ma lo deve dire al suo partito e alla Meloni che ieri ha detto “mi sembra si stia esagerando”: pensavo che Meloni si riferisse a Netanyahu, si riferiva invece alla Global Sumud Flotilla, che fa quello che i governi europei dovrebbero fare e non fanno - ha detto la leader dem - Meloni attacca la Flotilla con parole durissime che non le abbiamo mai sentito pronunciare per i crimini di Netanyahu».

A far sentire la sua voce anche il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Saar, il quale ha confermato che il suo governo aveva accettato l’idea italiana di portare a Cipro gli aiuti, accusando altresì gli attivisti di essere al servizio di Hamas. «Israele ha accettato la proposta del governo italiano di scaricare gli aiuti nel porto di Cipro e poi trasferirli a Gaza: la Flotilla ha respinto la proposta italiana, dimostrando che il suo vero scopo è la provocazione e il servizio ad Hamas» ha scritto su X - Israele non consentirà alle navi di entrare in una zona di combattimento attiva e non permetterà la violazione di un legittimo blocco navale». E tuttavia dicendosi «ancora pronto a impegnarsi in qualsiasi accordo costruttivo per trasferire gli aiuti in modo legale e pacifico».