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Tra pochi mesi Azione e Italia viva non esisteranno più. Convergeranno entrambe in un partito unico liberale e riformista che punta alle Europee del 2024, tornata elettorale nella quale formeranno una lista unica sotto la bandier di RenewEurope assieme a +Europa. È questo il primo grande scossone provocato dalla vittoria di Elly Schlein al Congresso del Pd, un cammino certo che era già stato annunciato ma che quanto successo domenica sera ha accelerato, fino all’annuncio di Matteo Renzi e Carlo Calenda.
Il primo, nella consueta e-news, ha spiegato che «il 26 febbraio 2023 si è concluso il percorso iniziato nel settembre 2019 con la nascita di Italia viva» e ora «si compie un passaggio fondamentale per la costruzione del nuovo progetto». Secondo Renzi «la vittoria di Elly Schlein cambia la politica italiana» e «il Pd diventa un partito di sinistra-sinistra che compete direttamente con il Movimento Cinque Stelle e assorbe i partitini di sinistra radicale». Di conseguenza, è il ragionamento dell’ex presidente del Consiglio, «vengono giù all’improvviso, tutti insieme, gli alibi di chi ancora pensava di poter coltivare il riformismo dentro il Pd» e così «nelle prossime settimane andremo avanti con decisione insieme ad Azione sulla strada del partito unico».
Tutto fatto, dunque, almeno nelle intenzioni. Al comitato politico del terzo polo Calenda ha proposto un calendario che porti alla scelta del nome, del simbolo e del manifesto, così da essere pronti per le Europee 2024 a mettere in campo una squadra che sia competitiva, ben oltre la doppia cifra. «Tutti i membri dei comitati di entrambi i partiti si prenderanno qualche giorno e poi decideremo insieme», ha spiegato il renziano Luigi Marattin specificando che «fare un partito non è come fare un torta, ci vuole tempo».
L’obiettivo finale è quello di coinvolgere più soggetti possibili, a patto ovviamente che si rifacciano alla tradizione liberale, riformista, popolare ed europeista. A partire dal più grande, cioè +Europa, che nel fine settimana ha eletto Riccardo Magi alla segreteria. «Le alleanze e i processi federativi e, a maggior ragione quelli verso partiti unitari, non si fanno a partire dai sondaggi e dalle somme algebriche, che non sono mai politiche - ha spiegato Magi - Siamo tanto d’accordo con Schlein sull’avanzamento sul terreno dei diritti civili e sulla riforma delle politiche dell’immigrazione, quanto distanti dalla segretaria Pd su certi approcci rispetto alle politiche economiche e del lavoro: così, ci piacerebbe capire dagli amici del Terzo Polo quali politiche vogliono perseguire sul terreno articolato delle libertà individuali, perché le riteniamo costitutive per una forza autenticamente liberale». Lasciando aperto lo spazio per il dialogo. «Per noi - ha aggiunto - è anche fondamentale confrontarsi sulle forme e sui modi dei processi federativi, cioè sulle regole e sulla democrazia interna».
Ma per aggregare altri protagonisti ci sarà tempo, quel che più preme a Renzi e Calenda è sfruttare l’onda dell’elezione Schlein per dare fin da subito a chi non si sente rappresentato dalla nuova segreteria dem un porto dove approdare. E dunque nelle prossime settimane verranno messi nero su bianco prima la carta dei valori, poi un documento condiviso sulle regole che portano alla costruzione di una governance. «Ci rivolgiamo anche alla nuova Piattaforma Popolare che si è riunita a Roma sabato scorso e poi anche a tutto il mondo liberal e le diverse sigle che con Alessandro De Nicola della Fondazione Einaudi si sono recentemente riunire a Milano - ha commentato il presidente di Azione, Matteo Richetti - Tutte esperienze culturalmente e politicamente di grande affinità».
Quell’affinità che Renzi e Calenda, mettendola nero su bianco, hanno intenzione di rilanciare per dare ai riformisti una nuova casa. Da chi sarà abitata, è ancora presto per dirlo.