Dietrofront della Lega sull’educazione sessuale nelle scuole. Nell’emendamento al ddl Valditara che sarà presentata in Aula a Montecitorio dal Carroccio, cade il divieto di svolgere “attività didattiche e progettuali nonché ogni altra eventuale attività aventi ad oggetto temi attinenti all'ambito della sessualità” alle medie, limitandolo solo alla scuola dell’infanzia e alle elementari. Per gli studenti più grandi resta comunque necessario il consenso dei genitori. 

“Fermo restando quanto previsto dalle Indicazioni nazionali adottate ai sensi dell'articolo 1 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89, per la scuola dell'infanzia e la scuola primaria sono escluse, in ogni caso, le attività didattiche e progettuali nonché ogni altra eventuale attività aventi ad oggetto temi attinenti all'ambito della sessualità”, si legge nel testo dell'emendamento che sarà votato dall'assemblea di Montecitorio. Il ddl è in prima lettura alla Camera e poi passerà al Senato.

“Il ddl sul consenso informato - spiega il relatore leghista Rossano Sasso - non vieta l'educazione sessuale, che è già previsto nelle indicazioni nazionali. Giusto che a scuola si parli con adolescenti e ragazzi di malattie sessualmente trasmissibili, di gravidanze indesiderate e di educazione all'affettività e al rispetto. Questo lo si fa già e anzi, il ministro Valditara lo sta potenziando”. “Quello che vietiamo – aggiunge – sono le distorsioni ideologiche care alla sinistra: grazie a questa legge fortemente voluta dalla Lega, non potranno più entrare a scuola attivisti ideologizzati trans e Lgbt, drag queen, porno attori (tutto realmente già accaduto) privi di competenze pedagogiche, per parlare a bambini e ragazzi di fluidità di genere, di utero in affitto e di confusione sessuale. Per i ragazzi più grandi chiediamo solo che le famiglie vengano informate preventivamente su contenuti, relatori e materiale didattico utilizzato”. 

“Il divieto decade, ma comunque, come per il liceo, servirà il consenso informato dei genitori, che dovranno addirittura conoscere i temi e il materiale didattico. E’ un passo indietro evidente, ottenuto grazie all’impegno strenuo del Pd e delle opposizioni alla Camera. Resta però la gravità del ddl Valditara: prevedere il consenso informato dei genitori per l’educazione sessuo-affettiva e al rispetto della differenza di genere è assurdo. L’esperienza fa dire tra l’altro che proprio laddove il consenso può venire negato può annidarsi un problema. E attenzione allo spauracchio del gender, non venga utilizzato dalla destra per sottrarsi dalla necessità di fare prevenzione vera della violenza contro le donne. Tutto questo avviene tra l’altro in barba anche all’autonomia scolastica e alla libertà di insegnamento. Ma vogliamo cambiarla la cultura sessista o no? Di cosa ha davvero paura il centrodestra?”, avverte la senatrice del Pd Valeria Valente.

“Alla fine, la destra è stata costretta a tornare indietro. Dopo settimane di polemiche, critiche da parte del mondo della scuola, delle associazioni, degli psicologi e di chiunque avesse a cuore la formazione dei ragazzi, cade il divieto di introdurre percorsi di educazione sessuale nelle scuole secondarie di primo grado. La Lega ha infatti annunciato il deposito di un emendamento correttivo rispetto al testo approvato in commissione. È una marcia indietro evidente, un passo obbligato dopo le proteste unanimi contro una misura priva di senso, ideologica e dannosa”, dice Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd.

La maggioranza “si è svegliata di colpo sull'educazione affettiva e sessuale con un correttivo dell'ultimo minuto non per convinzione, ma per pura pressione. Non è illuminazione, è paura di un autogol politico. Grazie al rumore che abbiamo fatto anche in Aula oggi, la platea degli studenti che avranno almeno la possibilità di avere accesso a questa informazione fondamentale, è stata ampliata alla scuola secondaria di primo grado. Ma non illudiamoci: il requisito del consenso dei genitori resta una clausola che permette ai contrari di negare ai propri figli un diritto essenziale. Hanno comunque dovuto cedere su qualcosa. La nostra insistenza paga, ma la lotta continua per un'educazione sessuale inclusiva-strutturale e non bloccabile dai veti ideologici”, commenta la deputata del Movimento cinque stelle, Daniela Morfino.