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Il governatore uscente minaccia le dimissioni
Terremoto politico in Sicilia con il presidente della Regione, Nello Musumeci, che torna a minacciare le dimissioni e il voto anticipato dopo l’attacco del presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana ed esponente di Forza Italia, Gianfranco Miccichè. Tutto nasce da un’intervista di quest’ultimo al Corriere della Sera in cui definisce Musumeci «un problema» spiegando che «se si ricandida» il centrodestra «perde sicuro». E la risposta di Musumeci non si fa attendere. «Ho messo alla porta mafiosi e ciarlatani - spiega il presidente della Regione - Miccichè vuole dare le carte perché è convinto che si governa chiedendo il permesso ai capi romani, ma è un’operazione molto ardita». Per poi annunciare la ricandidatura, perché «come tutti i presidenti uscenti che non abbiano commesso peccati mortali credo di avere il diritto di ripropormi al giudizio degli elettori». Se non che, a metà giornata, comincia ad aleggiare l’ipotesi delle dimissioni, così da andare a elezioni anticipate e prendere in contropiede gli avversari. Miccichè compreso.
«Musumeci torna a minacciare le dimissioni? Sappia che non fa spaventare nessuno: le presenti, anzi, sarebbe la migliore sorpresa che i siciliani potrebbero trovare dentro l'uovo di Pasqua - spiega il capogruppo del M5S all’Ars, Nuccio di Paola - Temiamo, però, che ancora una volta, le sue siano parole al vento mentre i siciliani attendono una finanziaria che, come al solito arriva, se arriva, a tempo praticamente scaduto, dopo l'ennesimo esercizio provvisorio che è stato il marchio di fabbrica di questo disastroso esecutivo».
Sulla stessa lunghezza d’onda Claudio Fava, esponente di cento Passi all’Ars e candidato alle primarie del centrosinistra per la guida della Regione, il quale spiega che «dimettersi due anni fa sarebbe stato un atto di dignità politica, scappare due mesi prima del voto è solo una maldestra furbata e una fuga senza onore». Detto ciò, aggiunge Fava, «prima si chiude questa esperienza di governo, meglio è per la Sicilia». Ci crede poco invece Anthony Barbagallo, segretario del Pd Sicilia, secondo cui i dem sono pronti a raccogliere la sfida, ma l’ipotesi di dimissioni è solo un modo per «smarcare i cospiratori del centrodestra che non lo vogliono più». E così il cerchio si chiude, nella telenovela siciliana in cui tutti vogliono salire sul carro e nessuno vorrebbe mai scendere.