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Questo confronto non s’ha da fare. Le promesse spose, in senso figurato, s’intende, di Bruno Vespa al suo Porta a Porta, Giorgia meloni ed Elly Schlein, sono costrette a rinunciare all’invito, perché fermate dall’Agcom.
La Rai infatti ha ufficializzato che non ci sarà, almeno nella tv pubblica, alcun faccia a faccia tra la presidente del Consiglio e leader del Pd, dopo che l’Agenzia aveva richiesto almeno il 51% di consensi da parte delle forze politiche. Ma delle otto liste rappresentate in Parlamento solo quattro hanno dato il loro via libera, cioè Pd, Fd’I, Lega e Iv. Contrari M5S, Forza Italia, Azione e Avs. E quindi niente da fare.
«In assenza della maggioranza richiesta dall’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Rai ritiene di non poter programmare alcun confronto nei termini precedentemente proposti - si legge in una nota di Viale Mazzini - Il servizio pubblico continuerà a garantire, come ha sempre fatto, il rispetto della par condicio nei notiziari e nei programmi di approfondimento con l'equilibrio e la correttezza riconosciuti dalla stessa Autorità».
Schlein, per usare un eufemismo, non l’ha presa benissimo. «Io ho sempre detto che sarei stata disponibile a un confronto con la presidente del Consiglio dovunque e in qualunque momento - ha detto - C’è chi preferisce rinunciare a un’opportunità di confronto in prima serata pur di negarla alle due donne che guidano i primi due partiti d’Italia».
Dal Nazareno avevano accettato il campo di gioco, cioè la “terza Camera” di Vespa, quasi imposta dallo staff di Meloni. Ma ora che la Rai è saltata tornano in scena La7 e Sky, con Enrico Mentana che ha già annunciato l’invito a tutti i leader politici. Ma i questo caso è la stessa Schlein che non sembra prendere in considerazione l’ipotesi di un confronto all’americana con i leader di tutte le liste che corrono alle Europee.
«Sarebbe stato un momento di chiarezza per il Paese, un’occasione utile per ribadire le proposte del Pd sulla sanità, sui salari, sul clima e sull’Europa federale - si legge in una nota dem - Continueremo a portare in giro le nostre proposte in tutto il Paese con le 100 tappe per l’Europa che vogliamo».
Da parte di diversi esponenti del Pd il dito è puntato contro Giuseppe Conte e la scelta del M5S di dire no al confronto. Ma l’ex presidente del Consiglio concentra la sua attenzione su Meloni. Secondo Conte l’annullamento del faccia a faccia «non è una bella figura, perché di fatto si è tentato, con qualche ingegno, una polarizzazione» in «un sistema elettorale che è di fatto un proporzionale puro, dove ogni forza politica corre per sé».
Per poi aprire all’invito di La7. «Mentana ha offerto invece la possibilità di un confronto rispettando la parità di condizioni, quindi allargato a tutti i leader: è per questo che ho accettato l'invito di Mentana», ha detto da Pesaro “provocando” poi la leader di Fd’I. «Cara Giorgia, che farai adesso? Dai vieni da Mentana», ha tweettato Conte.
Contro il vìs a vìs anche Calenda, che infatti ha detto no e replica alla versione di Schlein. «Il confronto a due avrebbe rappresentato una violazione della par condicio e una distorsione delle regole proporzionali del voto - ha spiegato il leader di Azione - Usare l’argomento delle donne per coprire tutto ciò è una triste strumentalizzazione».
Dello stesso avviso Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs, che vedono di buon occhio «tutte quelle occasioni di confronto radio televisivo che permettano di informare ancor di più e meglio gli elettori della posta in gioco l’8 e il 9 giugno prossimi. Occasioni di confronto che rispettino lo spirito proporzionale di questo appuntamento elettorale e il pluralismo». Condizioni, aggiungono, «che vediamo rispettate e valorizzate nella proposta avanzata dal direttore del Tg La7 Mentana, a cui diamo la nostra disponibilità». Per un confornto tra tutti i candidati anche il leader azzurro Antonio Tajani, secondo il quale «essendoci un sistema proporzionale ed essendo un voto per il Parlamento europeo, è più giusto fare ascoltare contemporaneamente tutti i leader in un confronto tv sulle questioni».
Chi è rimasto al palo è lo stesso Vespa, che non ha mancato di commentare amaramente l’accaduto. «Nelle ultime due tornate elettorali (2022/2024) non ci è stato possibile trasmettere confronti tra il presidente del Consiglio (ieri Letta, oggi Meloni) e il leader più rappresentativo dell'opposizione (ieri Meloni, oggi Schlein) - ha scritto in una nota il conduttore - Ci è stato proibito il confronto tra due donne che per la prima volta nella storia italiana sono al vertice nei rispettivi ruoli. È una vittoria della democrazia? Non ne sono convinto». Aggiungendo poi che «l’esasperazione della par condicio non giova a nessuno e non a caso i tecnici ne invocano da tempo la revisione» e chiedendosi infine se «si avrà il coraggio di farlo».