L’ Emilia-Romagna di Stefano Bonaccini mercoledì, la Campania di Vincenzo De Luca ieri. Le regioni di centrosinistra si muovono compatte per fare quanto in loro potere per fermare l’Autonomia, che invece le Regioni di centrodestra, anche se in ordine sparso, chiedono a gran voce. Ieri sono state pubblicate infatti sul Bollettino ufficiale della Regione Campania le due delibere approvate dal Consiglio regionale per la richiesta di indizione di un referendum abrogativo della legge, esattamente quanto chiesto anche dall’Emilia- Romagna.

Le due delibere campane presentano tuttavia quesiti diversi l’una dall’altra. Il primo quesito chiede l’abolizione totale della legge, ma i dubbi sull’ammissibilità di un referendum che preveda l’abrogazione totale di un provvedimento collegato alla legge di bilancio ha convinto i promotori a presentare un secondo quesito che preveda l’abrogazione di diversi passaggi della legge, in particolare quelli che danno la possibilità alle Regioni di richiedere l’autonomia su materie non collegate ai Lep.

Proprio sui Lep il ministro per gli Affari regionali e padre della legge, Roberto Calderoli, ha specificato che sarà difficile trovare le risorse per metterli a terra prima del 2026, mentre il ministro delle Infrastrutture e leader della Lega, Matteo Salvini, ha risposto direttamente a De Luca.

L’autonomia «è stata messa in costituzione dallo stesso centrosinistra di De Luca», ha detto il vicepresidente del Consiglio, ed «è una grande opportunità di crescita di un Sud che oggi è più arretrato non per colpa di autonomia che non c’è ma per la pessima politica».

Dichiarazioni rilasciate a margine dell’inaugurazione del nuovo aeroporto di Salerno- Costa d’Amalfi, e dunque in “casa” di De Luca. «Autonomia significa che domani la Regione Campania potrà gestire qua i suoi beni culturali, oggi ci sono musei statali sono chiusi e così templi, teatri, una gestione più moderna ed efficiente a livello regionale porta più lavoro, più soldi», ha chiuso Salvini.

A Bonaccini ha invece risposto ieri la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, a Bologna per presiedere il G7 scienza e tecnologia. «Sono liberi di fare quello che vogliono, poi ci sarà il referendum e vedremo - ha detto Bernini in riferimento alla delibera regionale - La cornice dell’autonomia non è ancora completa, perché finché non si sono fatti i Lep (livelli essenziali di prestazione) e stabilito quanti fondi metterci sopra è un po’ prematuro».

Dalla parte opposta si muove invece il Piemonte del presidente forzista Alberto Cirio, che sulla scia di quanto fatto dal collega veneto e leghista Luca Zaia ha inviato una lettera al governo in cui si chiede «la riapertura di un dialogo costruttivo e proficuo, avviato dal Piemonte già dal 2018, sul tema dell’Autonomia differenziata». Un passo decisivo per il Piemonte, spiega una nota, nell’ottica di migliorare l’efficienza amministrativa e rispondere in maniera più efficace alle esigenze dei cittadini e delle imprese. «L’autonomia regionale rappresenta una sfida importante - sottolinea l’assessore Enrico Bussalino - immaginiamo l’autonomia come un mezzo per migliorare i processi amministrativi e snellire gli iter burocratici, che spesso rappresentano un ostacolo per i cittadini e le imprese. Siamo convinti che un dialogo costruttivo con il Governo possa portare a risultati concreti e benefici per tutta la comunità».

La lettera invita anche alla costituzione di un tavolo negoziale per discutere le modalità di attuazione e le tempistiche della riforma, con particolare attenzione alle materie in cui non è prevista la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep), in conformità con la legge recentemente approvata.

Una scelta, quella del Piemonte, che testimonia la diversità di vedute sul tema interna a Forza Italia, visto che il collega e vicesegretario di partito, Roberto Occhiuto, è uno dei più accaniti oppositori della riforma, quantomeno in questa fase. Posizione simile ma non del tutto uguale a quella della Basilicata, governata anch’essa da un forzista, Vito Bardi, che tuttavia non chiude a a una qualche forma di autonomia.

«Riteniamo che il regionalismo si compia se rafforza i suoi poteri in un quadro di coesione nazionale - ha detto l’assessore alla Salute, politiche per la persona e Pnrr della Regione Basilicata, Cosimo Latronico, dialogando a Polignano con il presidente della Puglia, Michele Emiliano - Non dobbiamo essere spaventati dalla responsabilità. Le Regioni sono nate non per distruggere lo Stato unitario, ma per consentire alle istituzioni di avvicinarsi alle comunità, anche per essere giudicate sulla qualità dell’azione di governo. Le Regioni, per fare il loro mestiere, dovrebbero avere delle autonomie».