Giovanni Donzelli non ha leso l’onorabilità dei deputati del Pd Serracchiani, Lai e Orlando. Questa la conclusione cui è arrivato, all’unanimità, il Giurì d’onore di Montecitorio che ieri ha consegnato nella mani del presidente della Camera Lorenzo Fontana la relazione conclusiva.

Il documento è stato letto in maniera integrale da Sergio Costa (M5s) presidente della Commissione, istituita in base all’articolo 58 del regolamento della Camera su richiesta dei deputati del Pd per verificare se le affermazioni di Donzelli rese durante la seduta del 31 gennaio scorso avessero leso o meno la loro onorabilità e quella del senatore Walter Verini, chiamato in causa insieme ai colleghi, per la visita all’anarchico Alfredo Cospito che in quel momento si trovava ancora nel carcere di Sassari, in sciopero della fame per protesta per l'applicazione nei suoi confronti del regime carcerario del 41 bis.

«Le parole utilizzate nel suo intervento in Aula dal deputato di Fratelli d'Italia e vicepresidente del Copasir, Giovanni Donzelli, seppure con toni che appaiono politicamente aspri - si legge nella relazione - intendevano essere testimonianza di una preoccupazione riguardo ad eventuali effetti indiretti su un affievolimento dell'istituto di cui all'articolo 41 bis nei confronti del Cospito e pertanto non lesive dell'onorabilità dei deputati del Pd Serracchiani, Lai e Orlando».

Eppure le dichiarazioni rese da Donzelli avevano destato un vero e proprio vespaio di polemiche anche in ordine alle modalità con le quali Donzelli era arrivato ad avere le informazioni poi rese in Aula. «Cospito è un terrorista e lo rivendicava con orgoglio dal carcere - aveva detto in Aula Donzelli - Dai documenti che si trovano al ministero della Giustizia, Francesco Di Maio del clan dei casalesi diceva, incontrando Cospito: pezzetto dopo pezzetto si arriverà al risultato, che sarebbe l’abolizione del 41 bis. Cospito rispondeva: Dev’essere una lotta contro il 41 bis. Ma lo stesso giorno, il 12 gennaio 2023. Mentre parlava con i mafiosi Cospito parlava anche con i Pd Serracchiani, Verini, Orlando, Lai che andavano ad incoraggiarlo nella battaglia. Stanno con lo Stato o coi terroristi e la mafia?». 

Le informazioni erano state fornite a Donzelli dal sottosegretario alla Giustizia e collega di partito Andrea Delmastro che aveva precisato di non avere mostrato documenti, ma soltanto risposto ad alcune domande con informazioni contenute in una relazione del Dap e non secretate. Costa, però, nel dare lettura della relazione del giurì, ha spiegato che su questi aspetti della vicenda, però, la Commissione ha lasciato agli altri «soggetti istituzionali preposti le opportune verifiche sulle fonti da cui le notizie sono state apprese».

Ma la relazione della Commissione è andata ancora oltre nel valutare le parole di Donzelli: «Le parole “incoraggiamento alla battaglia”, ove intese come incoraggiamento ad una modifica della disciplina prevista dall'articolo 41 bis in termini generali e per tutti i condannati per mafia e terrorismo, non trovano riscontro fattuale nei confronti dei deputati Serracchiani, Lai e Orlando, come peraltro chiarito nel corso dell'audizione da parte dello stesso deputato Donzelli, il quale ha rappresentato alla Commissione di non aver avuto intenzione di formulare un tale addebito».

Nel documento letto da Costa, che ha spiegato come il Giurì nel corso del suo lavoro abbia avuto modo di audire tutti i soggetti interessati e acquisire la necessaria documentazione, in una sorta di “cerchiobottismo” che ha permeato l’intera relazione, vi è poi un passaggio relativo alla condotta dei parlamentari in visita in carcere, definita un “diritto- dovere”. «Il diritto d'accesso agli istituti carcerari espressamente previsto dall'articolo 67 dell'ordinamento penitenziario costituisce una delle prerogative proprie del mandato parlamentare e rappresenta un vero e proprio diritto- dovere di ciascun membro del Parlamento. Andare a visitare un detenuto non vuol dire in alcun modo automaticamente condividerne le ragioni o sostenerlo in qualsiasi forma.

Nel corso dell'istruttoria - si sottolinea ancora nelle conclusioni della commissione- è stato possibile verificare che i deputati Serracchiani e Lai non hanno mai richiesto con dichiarazioni pubbliche la revoca nei confronti del Cospito della misura». L’Aula ha soltanto preso atto della relazione della Commissione, di cui hanno fatto parte, oltre all’ex ministro Costa, anche Fabrizio Cecchetti (Lega), Annarita Patriarca (Forza Italia), Roberto Giachetti (Azione- Italia Viva) e Alessandro Colucci (Noi Moderati), senza alcun dibattito e alcuna votazione, come da regolamento.