I GRILLINI VOLEVANO MODIFICHE AL TESTO, PER IL MEF MANCANO LE COPERTURE

Non si placano le tensioni nella maggioranza sul dl Aiuti, con il governo che ha deciso di porre la fiducia in Aula venendo meno alle richieste M5S di modifiche al testo sulla questione superbonus. Mancano le coperture, è la giustificazione di palazzo Chigi che ha mandato su tutte le furie il Movimento. «Ho sondato tutte le forze della maggioranza per capire se fosse possibile trovare un accordo per evitare di porre la questione di fiducia», ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. Che però ha ricevuto il due di picche dal Mef, vista la mancanza dei 3 miliardi necessari alle modifiche richieste. E così la tensione tra governo e M5S è alle stelle, a poche ore dall’incontro tra il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il leader pentastellato, Giuseppe Conte.

A un certo punto ieri sembrava possibile che l’esecutivo non mettesse la fiducia venendo incontro alle richieste grilline, ma questo aveva creato polemica con gli altri partiti di maggioranza.

Il risultato è stato lo stallo, arrivato ieri a metà pomeriggio quando D’Incà è stato costretto a sospendere per l’ennesima volta la riunione di maggioranza. Già in mattinata l’incontro tra i capigruppo a Montecitorio non aveva dato esito positivo. Il M5S, secondo alcune fonti, avrebbe puntato i piedi proprio per evitare la fiducia, chiedendo con forza una norma sul superbonus che sollevi dalle responsabilità l'ultimo titolare del credito. Particolare attenzione l’hanno destata gli emendamenti al testo presentati dal capogruppo M5S Davide Crippa in materia di determinazione dei prezzi del gas, visto che non capita quasi mai che su un decreto legge in Aula arrivino proposte di modifica del testo firmate da un capogruppo di maggioranza. Proprio sui prezzi del gas che si è continuato a trattare per tutta la mattinata e oltre, senza risultati.

Poi, all’ora di pranzo, è arrivata l’indicazione sulle intenzione del governo. L'auspicio filtrato dall’ esecutivo è che la discussione fosse rapida, «ovviamente garantendo che il testo venga approvato nei tempi», spiegavano fonti di palazzo Chigi. La deadline è il 16 luglio, è stato il ragionamento, «anche perché c'è tanta gente che attende le risorse stanziate dal decreto».

Ma gli altri partiti si sono messi di traverso, a cominciare dal Carroccio, da Italia viva e da Insieme per il futuro, il nuovo gruppo di Luigi Di Maio. «Da un anno e mezzo a questa parte, la Lega si è sempre comportata lealmente e responsabilmente con il governo - ha detto a metà giornata Massimiliano Romeo, capogruppo leghista al Senato - Dall’altra parte vediamo che il M5s sta creando dei problemi non da poco e alla Camera sta bloccando il decreto Aiuti che è una scadenza importante». Il carico l’ha messo poi Matteo Salvini, secondo il quale i problemi nascerebbero da divergenze tra Pd e M5S. Accusa prontamente rispedita al mittente dalla capogruppo dem alla Camera Deborah Serracchiani. Nel frattempo altre fonti leghiste insistevano sul fatto che al Carroccio «certi favoritismi non sono mai stati concessi». E così ne ha approfittato l’opposizione. «Va in scena l’ennesimo psicodramma di una maggioranza che non sta in piedi», ha commentato Paolo Trancassini, deputato e capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Bilancio.

Tra i malumori dei singoli partiti e quelli del Movimento, si è così arrivati a sera e al parere negativo del Mef sui 3 miliardi di euro necessari alle modifiche richieste dal M5S. E alla relativa accelerazione sull’intenzione di porre la fiducia. Decisione che tuttavia sarà ufficializzata questa mattina.

Sullo sfondo restano le questioni che creano maggiore attrito in maggioranza tra Pd e M5S da un lato, e Lega e Forza Italia dall’altro, cioè Ius scholae e soprattutto cannabis.

Nei prossimi giorni ne vedremo delle belle.