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In occasione della presentazione dello studio di Fondazione Luigi Einaudi “Difesa, l'industria necessaria”, la direttrice di Euromedia Research, Alessandra Ghisleri, ha illustrato i dati del sondaggio “Il concetto di sicurezza tra gli italiani: percezione e declinazioni”. L’insicurezza economica è il fattore che più spaventa le mille persone intervistate. Il 25,1% teme di non avere abbastanza soldi per vivere, di avere una pensione bassa o non percepita o di perdere lavoro e risparmi. Per l’8,7%, invece, l’insicurezza maggiore è legata alle guerre in cui l’Italia è coinvolta indirettamente - con la vendita di armi a Paesi in guerra -, ai conflitti vicini, alle migrazioni di massa di persone che vivono in Paesi in guerra.
Complessivamente, il 64,8% degli intervistati ritiene che il nostro Paese faccia bene a investire nel comparto difesa e debba mantenere l’attuale livello di spesa (33,4%) o mettere più risorse (31,4%). Solo il 23% è contrario e spenderebbe meno. L’86,7% del campione associa alla parola “Difesa” il concetto di “Prevenzione e sicurezza”, il restante 13,3% quello di “Lotta e combattimento”. Emerge che il 68,3% è favorevole a una politica comune di difesa e sicurezza tra gli altri Stati membri dell’Ue, mentre il 13,3% non sa rispondere alla domanda, così come oltre il 40% degli intervistati non conosce la Nato (4,7%) o non sa spiegare correttamente cosa sia (35,6%). Inoltre, il 65,4% degli intervistati ritiene che l'Italia debba rimanere nella Nato, a differenza del 12,2% che vorrebbe l’istituzione di una forza difensiva europea, indipendente dagli Usa, e del 10,4% che preferirebbe la neutralità.
«Io ho chiesto al capo di Stato maggiore della difesa di darmi un quadro reale delle minacce secondo i vertici della difesa e dello stato attuale della nostra difesa. Quando ce l'avrò chiamerò tutti i leader politici del Paese al Ministero e li informerò di questa cosa. Non potendolo dire pubblicamente, lo dirò a tutti, uno per uno, in modo che non esista nessuno in questo paese che possa dire “Non lo sapevo” – ha detto all’evento il ministro della Difesa, Guido Crosetto – Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto – Dal giorno dopo ognuno avrà, nelle dichiarazioni che fa, la responsabilità di avere le stesse conoscenze che ha il ministro della Difesa sullo stato delle minacce e sullo stato di sicurezza del Paese». Non solo.
«Il governo lo sa – ha aggiunto – ho chiesto a Camera e Senato di poterlo dire anche ai gruppi parlamentari ma mi è stato detto che è impossibile perché avrei voluto farlo ad aula chiusa senza telefonini. Ma io sei mesi fa ho chiesto di poterlo fare a tutti i parlamentari. E vale per tutti, vale anche per il governo. L'ho chiesto anche ai miei colleghi di maggioranza perché ci sono momenti in cui la difesa non è del ministro della Difesa. La difesa è del paese, è della Nazione».
Al dibattito ha partecipato anche il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini del Pd. «La difesa è un tema che non interessa a nessuno fino a quando non c'è l'esigenza di discuterne perché condizioni di contesto obbligano a farlo. Quando se ne parla si sconta tutta l'impreparazione dal punto di vista politico e del dibattito pubblico. La difesa, l'autonomia strategica, l'indipendenza, la superiorità e la sicurezza sono tutti i temi con i quali saremo chiamati sempre di più a confrontarci in questa fase, che è la fase della competizione e della ricerca della supremazia, in cui ciascuno vuole avere le carte migliori nella costruzione del nuovo ordine globale – ha detto Guerini – Fortunatamente veniamo da decenni di pace. Il fatto che altri si occupavano della nostra sicurezza, come la Nato, ha probabilmente favorito l'allontanamento e la superficialità del dibattito politico e pubblico sul tema. Io sono molto curioso di capire quale sarà l'esito del prossimo summit della Nato. Ci sono dei punti interrogativi con i quali ci dobbiamo confrontare, secondo me è un passaggio decisivo e fondamentale che riguarda la certezza della nostra architettura di sicurezza. Oggi il tema articolo 5 non è così scontato, perlomeno nel dibattito pubblico dall'altra parte dell'Atlantico».