Finalmente si vota. Gli iscritti del Movimento 5 stelle potranno esprimersi sulle modifiche da apportare al "Non Statuto" e al "Regolamento" della loro forza politica. La consultazione - con tanto di annuncio ufficiale sul Blog di Beppe Grillo - sarebbe dovuta partire il 21 luglio ma fu improvvisamente annullata senza alcuna spiegazione. Il mistero servì ad alimentare i sospetti di divergenze tra il comico genovese e Davide Casaleggio. Ma dopo Palermo tutto sembra essere rientrato e i militanti potranno finalmente armarsi di mouse e scegliere tra le opzioni proposte dallo Staff. «I quesiti della votazione sono tre», c'è scritto sul sito del Movimento. «Ogni iscritto è chiamato a decidere se - vuole modificare il Non Statuto con il nuovo testo aggiornato - vuole modificare il Regolamento del MoVimento 5 Stelle con uno dei due testi proposti - nel caso si modifichi il Regolamento, quale dei due testi proposti preferisce utilizzare». La consultazione sarà aperta fino al 26 ottobre e prevede una versione del Regolamento con le «espulsioni» e una senza. Ma nel secondo caso, i legislatori pentastellati hanno comunque pensato a una punizione che somiglia all'epurazione: la «sospensione a tempo indeterminato». Praticamente viene normato il limbo in cui si trova Federico Pizzarotti, da oltre quattro mesi in "attesa del giudizio" interno.Le apparenze di pacificazione interna non ingannino. L'elemento politicamente più rilevante è ciò che non cambia nel "Non Statuto". A cominciare dalla proprietà del simbolo che resta in mano a Beppe Grillo. O meglio, resta in mano all'associazione MoVimento 5 stelle, con sede a Genova presso lo studio legale di Enrico Grillo, nipote del capo. È in questo passaggio che si certifica la spartizione dei "territori di competenza" tra il leader pentastellato e il figlio del cofondatore: Davide Casaleggio. Dell'associazione proprietaria del marchio, infatti, fanno parte soltanto il comico, il suo commercialista Enrico Nadasi e suo nipote. L'erede di Gianroberto è escluso dalla gestione del logo. Eppure, nel luglio scorso sembrava che il leader volesse suggellare il suo «passo di lato» attraverso la cessione del simbolo ai parlamentari. Poi le "guerre romane" hanno rimescolato le carte e riportato Grillo al centro della scena.Ma se Davide Casaleggio non può mettere bocca sul simbolo, è riuscito a sua volta ad escludere Grillo dal controllo di un pezzo fondamentale della macchina politico-organizzativa: la piattaforma Rousseau, il sistema operativo del Movimento 5 stelle. «I suoi obiettivi sono la gestione del M5S nelle sue varie componenti elettive e la partecipazione degli iscritti alla vita del M5S attraverso», si legge sul sito dedicato. La piattaforma è gestita da un'associazione - che prende il nome dal padre del Contratto sociale - in cui non compare il nome del leader genovese. I membri sono solo tre: il presidente Davide Casaleggio e i fidatissimi Max Bugani e David Borrelli. Rousseau, che presto diventerà anche una Fondazione in cui confluiranno le donazioni per sostenere i progetti pentastellati, gestisce anche il Blog delle stelle, il sito ufficiale del Movimento che ha sostituito il Blog di Grillo come "forum di discussione politica". Secondo i fuoriusciti Nicola Biondo e Marco Canestrari, autori del libro Supernova-Come è stato ucciso il M5s questo è l'elemento chiave nella definizione del dualismo Beppe-Casaleggio Jr. «Conoscere il profilo delle persone che hanno a che fare con il Movimento, chi sono, dove abitano, come votano, quanto donano, ha un valore commerciale potenziale incalcolabile», scrivono i due autori nel secondo capitolo intitolato "Il golpe di Davide", scaricabile dal sito "Produzioni dal basso" per chi ha fatto una sottoscrizione al crowdfunding per la pubblicazione del volume. «La piattaforma attraverso la quale ci si registra al Movimento e si effettuano le votazioni indette dal Blog non è open source: non si conosce il codice che la fa funzionare, chi abbia accesso ai dati, quali siano i livelli di accesso e di sicurezza. È una piattaforma proprietaria, sviluppata dai tecnici della Casaleggio Associati e da loro, e solo da loro, amministrata», proseguono. Secondo i due autori, «emerge una chiara direzione in Casaleggio: socializzare le perdite dell'azienda conservando invece ciò che genera profitti. In questo modo il Movimento potrebbe diventare presto una sorta di bad company della Casaleggio Associati. I grillini lo sanno? », si chiedono.