Separati nelle liste, ma uniti da un comune progetto europeista. Così si presenteranno il Pd di Zingaretti e Più Europa di Benedetto Della Vedova alle prossime europee, e il segretario di Più Europa chiarisce: «Noi vogliamo dare un’alternativa liberale anche a tutti gli elettori di Forza Italia, che ora sono spiazzati dall’inseguimento dei forzisti a un sovranista come Salvini».

Segretario, l’incontro con Zingaretti ha portato alla scelta di presentarvi divisi, come mai? L’incontro è stato molto positivo e credo che abbia portato a un elemento di chiarezza nelle posizioni. Noi siamo coerenti con la discussione che abbiamo avuto anche la congresso, dove abbiamo deciso di presentarci autonomamente, con una piattaforma europeista, riformatrice e liberal- democratica, in senso di una precisa appartenenza all’Albe.

Il Pd invece sta nella famiglia europea dei socialdemocratici. Cosa condividete?

L’idea che ci sia un obiettivo comune, sia in Europa che in Italia, ovvero quello di un rinnovamento e di una difesa delle istituzioni europee e di alternativa al governo gialloverde. Abbiamo anche ribadito che ci riconosciamo entrambi nel manifesto di Carlo Calenda, “Siamo europei”. Insomma, facciamo una corsa con liste distinte, ma con elementi portanti comuni, loro con i socialisti europei e noi con i liberal- democratici.

A proposito di Calenda, sfuma proprio il cuore del suo progetto di listone unico degli europeisti.

Io ho una profonda stima e apprezzamento per Calenda e provo riconoscenza per quello che ha fatto un anno fa per noi in campagna elettorale. Il suo lavoro di “Siamo europei” è stato prezioso per tutto il campo antinazionalista, ma Carlo sa che la nostra posizione è sempre stata comunque di puntare a una presenza liberal- democratica autonoma come Più Europa. Sia io che Zingaretti, però, abbiamo riconosciuto il ruolo di Calenda, il mio auspicio è che continui a ricoprirlo.

In ottica interna, non sarebbe stato più forte contro il governo gialloverde il risultato di un listone unico?

La legge elettorale per le europee è proporzionale e quindi fare in modo che ciascuno faccia il suo aumenta la potenza di fuoco e il risultato elettorale complessivo. Una lista unitaria, invece, avrebbe finito per raccogliere meno voti di quelli potenziali. Per questo riteniamo importante potersi presentare con una proposta chiara, distinta e distinguibile per gli elettori.

E in cosa vi distinguerete?

Il nostro tema di fondo è il ruolo che l’Italia deve avere in Europa, per partecipare al rinnovamento dell’Ue. Gli interessi italiani si fanno innanzitutto essendo protagonisti a Bruxelles. Invece, oggi abbiamo un ministro come Salvini che non è mai andato al consiglio dei ministri degli Interni dell’Ue, nemmeno quando si parlava di trattato di Dublino e di rimpatri. Se preferisci andare in Basilicata con la Lega e non a Bruxelles ha fatto una scelta di campo per gli interessi della Lega e non dell’Italia. Anche la giustizia, a mio modo di vedere, diventerà distintiva della nostra campagna elettorale.

A cosa si riferisce?

Dai temi dell’immigrazione a quello dell’organizzazione della giustizia, si tratta di questioni paradigmatiche anche in ottica europea: proprio nel momento in cui in Italia si rischia una deriva ungherese sui fondamenti dello stato di diritto, scompaiono dal dibattito la maggior parte delle voci garantiste, Forza Italia compresa. Noi su questo insisteremo.

Perché cita proprio Forza Italia?

Forza Italia era un partito garantista, ma oggi ha abbandonato quella bandiera, se non per casi specifici. Prenda la legittima difesa: l’hanno votata con grande entusiasmo, anche se si tratta di una legge che va in ottica securitaria e fa il paio con le manette per tutti. Noi invece lavoriamo perché, a partire dal Parlamento europeo, si difendano i principi del garantismo come elementi costituivi dell’Ue.

Puntate all’elettorato di Forza Italia, quindi?

È evidente che un pezzo della nostra competizione elettorale la faremo direttamente con Forza Italia. In Italia molti garantisti hanno legittimamente creduto in una forza che si definiva liberale come Forza Italia, ma oggi i forzisti quasi implorano la Lega nazionalista, securitaria e manettara di riprenderli con sè al governo. Questo lascia uno spazio politico aperto e molti elettori insoddisfatti. Noi ci rivolgeremo anche a loro.

E cosa gli direte?

Che non si può essere liberal- democratici e avere come obiettivo di fare il governo con Salvini. Per questo trovo incoerente Tajani, che fa l’europeista a Strasburgo e in Italia corteggia Salvini. È una contraddizione evidente.

Eppure, molti elettori di Forza Italia si sono spostati proprio sulla Lega.

Tanti elettori di Fi hanno scelto l’originale, quindi la Lega. Quelli che invece cercano un’alternativa liberal- democratica potranno rivolgersi a noi. A loro diciamo che non devono per forza ridursi a portatori d’acqua di uno come Salvini, che non è nè europeista nè liberale.

E’ ottimista in vista delle europee?

Certo, anche perchè questi due mesi renderanno sempre più evidente che abbiamo un governo senza visione e prospettiva davanti alla vera emergenza, ovvero la crescita che non c’è e i conti pubblici che si deteriorano. Su questo non basterà la propaganda.

Gli elettori si convinceranno che l’Europa serve?

Guardi, io credo che la tragedia politica della Brexit, che venne salutata da Salvini come grande risultato, sia paradigmatica. Dimostra, infatti, che stare in Ue garantiva talmente tanti vantaggi - anche per un paese come il Regno Unito - che uscire è un incubo senza prospettiva. Credo che anche questo indurrà gli elettori a scegliere forze europeiste che vogliono difendere e rinnovare l’Europa. E, tra queste forze, e noi siamo l’originale.