IL FLIRT TRA M5S E MICHE EMILIANO NON VA GIÙ AL LEADER ORTODOSSO

«Vito, Forlani deve averti preso l’account.

Controlla». La convivenza armata tra fronde del Movimento 5 Stelle prosegue regolare tra una polemica, una minaccia e qualche stoccata. È ancora Alessandro Di Battista, leader barricadero e antigovernista, a prendersi la scena con un commento ironico a un post di Vito Crimi, in cui accosta l’ancora capo politico reggente a uno degli esponenti più importanti della Democrazia cristiana: Arnaldo Forlani. Al centro della contesa: l’ambiguità con cui il M5S ha scelto di sostenere Michele Emiliano in Puglia, senza consultare la base. Tecnicamente i grillini non sono ancora entrati in Giunta, dove il governatore ha riservato loro l’assessorato al Welfare, ma le trattative sono in fase così avazata da aver già fatto accomodare il consigliere pentastellato Cristian Casili sulla poltrona di vice presidente del Consiglio.

Risultato: la retromarcia su Emiliano ( alle elezioni il M5S aveva sfidato il Pd candidando alla presidenza della Regione la “dibattistiana” Antonella Laricchia) ha scatenato un putiferio che Crimi ha provato a placare con un post scivoloso. «Il M5s non è entrato nella nuova giunta guidata da Michele Emiliano e non fa parte delle forze che governano la Regione», esordisce il capo politico. «Dopo una campagna elettorale condotta senza fare sconti a nessuno», aggiunge Crimi, «abbiamo scelto di riconoscere la legittimità di chi ha vinto le elezioni e di accettare il confronto, senza preconcetti. Un confronto che ha l’obiettivo di individuare temi, punti programmatici, azioni concrete da compiere per il bene cittadini pugliesi». E in un contesto di crisi pandemica, i quattro consiglieri grillini «hanno scelto di non arroccarsi sui soli interessi del M5S ma di incidere per il bene di tutti i pugliesi. La decisione della maggioranza di conferire la carica di vice presidente del Consiglio Regionale, un ruolo di garanzia e non politico, al nostro Cristian Casili, al quale rivolgo i migliori auguri, è stato un riconoscimento per l’apertura al confronto tra le parti», prova ancora a spiegare Crimi, irritando ancor di più i militanti intransigenti. Un’occasione troppo ghiotta per Dibba, da mesi impegnato nell’assalto ortodosso al partito, per non approfittarne. E senza pensarci due volte dà del democrsitiano al suo capo poltico, l’insulto più pesante per un grillino.