Da quando non c'è più Gian Roberto Casaleggio, doveva essere lui il timoniere predestinato a condurre il Movimento 5 stelle alla guida del Paese. Ma dopo la burrasca romana, Luigi Di Maio rischia di finire nel firmamento delle giovani promesse mancate. Il vice presidente della Camera ha detto più volte di non sapere nulla delle indagini a carico dell'assessora Paola Muraro, venendo smentito da email, sms e stralci di conversazioni pubblicate sui quotidiani. Ora Di Maio è un capo azzoppato. Al suo fianco, in posizione saggiamente defilata, rimane il buon Alessandro Di Battista, il volto più telegenico del partito di Grillo, che però evita dichiarazioni troppo sbilanciate su Roma. I due hanno grandi ambizioni per il futuro e fanno scudo attorno alla Giunta Raggi, consapevoli che il treno partito dal Campidoglio è l'unico in grado di portare i 5 stelle a Palazzo Chigi.DIRETTORIO SPACCATONon sono sulla stessa lunghezza d'onda di Di Maio e Di Battista altri due componenti di peso del Direttorio: Roberto Fico e Carla Ruocco. Il presidente della Commissione Vigilanza Rai, da sempre considerato il custode dell'ortodossia grillina, non ha mai digerito il protagonismo politico dell'enfant prodige del Movimento. E adesso che il giovane leader di Pomigliano D'Arco è scivolato su una buccia di banana, Fico vorrebbe soluzioni drastiche per porre rimedio al caos: dimissioni di massa. Colpire Virginia per educare Luigi.Sulla stessa barricata di Fico c'è anche Carla Ruocco. La deputata non ha apprezzato il modo in cui Raggi si è liberata del capo di Marcello Minenna. L'ex assessore al Bilancio era stato caldeggiato in Giunta proprio da Rucco. E dopo le dimissioni del titolare dei conti pubblici, l'esponente del Direttorio non ha perso occasione per dissociarsi dall'operato del Campidoglio.LA GALASSIA ROMANARoma è governata da un mini direttorio. Ma ad avere voce in capitolo c'è anche chi, fino a poco tempo fa, veniva etichettata come la "Faraona" capitolina: Roberta Lombardi. Nella città eterna sono pochi ad accettare l'autonomia di Raggi che con un sonoro 67 per cento alle elezioni pensa di poter scavalcare blocchi di potere sedimentati nel corso di questi anni parlamentari. Lombardi non ha mai fatto mistero della sua antipatia per la sindaca. Al posto di Virginia, Roberta avrebbe preferito vedere sullo scranno più alto del Campidoglio Marcello De Vito. Le cose sono andate diversamente e come premio di consolazione, la "Faraona" è stata inserita nel mini direttorio che avrebbe dovuto controllare il lavoro della prima cittadina. L'esperienza è durata poco, è stata costretta a dimettersi dopo poche settimane per non intralciare l'attività di Raggi. Un argomento in più per alimentare i rancori di Roberta Lombardi, che ha molti "seguaci" tra i consiglieri comunali, e vuol far valere il suo peso politico nella Capitale. La deputata romana, però, non è l'unico ostacolo per la strategia difensiva di Luigi Di Maio. Perché i "documenti" che adesso inchiodano il giovane leader campano, prima di arrivare ai giornali, sono transitati da smartphone e pc dei membri del mini direttorio (Taverna e Castaldo) gli unici ad essere stati informati delle indagini su Muraro da Virginia Raggi. È come se qualcuno volesse sabotare il Movimento dall'interno.