Il figlio Guido, nostro caro collega, giornalista politico del Tg5, su Facebook scherzando ha confessato di stare ancora bevendo litri di caffè per annullare l’effetto dei calmanti presi ieri notte (tra il 2 e il 3 dicembre) prima della sentenza della Cassazione. Ottaviano Del Turco al telefono, che gli squilla ininterrottamente da questa mattina (3 dicembre) alle 6 risponde a “Il Dubbio”, dichiarando tutta la sua “gioia” per l’annullamento (con rinvio) del reato più infamante, caposaldo di tutto l’impianto accusatorio nell’inchiesta sulla sanità abruzzese, ovvero quello di associazione a delinquere.  L’ex governatore parla anche del suo Sì al referendum, di Lama, Craxi e Renzi. Onorevole Del Turco (ex di tante importanti cose: numero 2 di Luciano Lama alla Cgil, ultimo segretario del Psi, presidente di Regione, senatore) è soddisfatto? Sono molto contento di concludere la mia vicenda politica con una dichiarazione che dice: io non sono il capo di un’associazione a delinquere ma un uomo che ha dato qualcosa di sé alla storia della Repubblica, alla storia delle istituzioni della Repubblica. È una cosa che mi riempie di gioia, che probabilmente è anche la sanzione giusta al termine di un processo incominciato con una montagna di fango e che finisce con una montagna di riconoscimenti alla dirittura della mia esperienza alla guida della Regione Abruzzo. Purtroppo non è ancora del tutto finita la sua odissea giudiziaria. La questione fondamentale è che era rimasto in piedi un reato grande come un palazzo: l’associazione a delinquere. Ora questo reato non c’è più. Questa è la grande vittoria della sentenza di ieri. Una cosa che veramente mi riempie di gioia. Si è sentito abbandonato dalla sinistra in questi lunghi e amari anni? Sì e continua nella sua ostinazione. Perché la sinistra è stata complice di un errore giudiziario pazzesco. E dunque quelli che sono stati complici di questo non possono offrire l’atto riparatore  che ha fatto la Corte di Cassazione. La sinistra ha abbandonato la battaglia garantista? Sì, il garantismo è una cosa penosa in questo Paese. Si è garantisti spesso con le cause dei tuoi amici, invece il garantismo è una regola costituzionale fondamentale che consente una vita e una dialettica civile mettendo insieme idee anche molto diverse. Però, insomma non si può avere tutto dalla vita. A me piacerebbe avere una sentenza che mi cancella i reati e che cancella dal dibattito tutti i giustizialisti cresciuti nel corso di questi anni. C’è una formula usata da Luciano Violante che io trovo molto bella. Violante ha parlato di populismo legato alle vicende giudiziarie. Il populismo giudiziario è una malattia di questa Repubblica. Tutte le sentenze che riaffermano sia i valori del garantismo sia i valori della Repubblica  sono sentenze che vanno benedette. E quella di ieri è una di queste. Chi l'’ha chiamata? Qualche nome ce lo può dire? No, intanto perché non voglio dimenticare nessuno e ci rimarrei male, perché sono state veramente tante le persone che mi hanno chiamato. E poi soprattutto non voglio far torto a chi avrebbe voluto chiamarmi e non ha potuto farlo. Io ringrazierò tutti quanti, uno ad uno, con la telematica, le lettere, le cartoline, le telefonate, tutto, non tralascerò niente e nessuno. Telefonate bipartisan? Sì, è da stamattina alle 6 che rispondo al telefono. Lei esprime una grande storia della sinistra riformista italiana, alla Cgil era il segretario generale aggiunto di Lama. Che ricordi ora le vengono in mente? Non mi faccia commuovere parlandomi di Luciano, perché è stata una delle persone più importanti della mia vita. Domenica 4 dicembre intanto si vota per il referendum. Che farà? Domenica si vota e io ho una ragione in più per votare Sì. Anche al premier Renzi, che è segretario del Pd, consiglia di battersi di più per il garantismo? Sì, spero che lui sia sempre garantista. D'’altro canto per essere molto rispettati quando sei garantista devi essere molto severo con i giustizialisti. Renzi dovrebbe correggere quella definizione su Bettino Craxi liquidato come “la sinistra dell’'opportunismo”, mentre Enrico Berlinguer è stato chiamato “la sinistra dell’'opportunità? Penso proprio di sì! Però queste polemiche della sinistra sono cose che drammaticamente non interessano più a nessuno. Nessuno più si entusiasma per una rissa tra ex socialisti e ex comunisti. Ma sono storie che avrebbero bisogno di altro. Io sono orgoglioso della mia storia dentro la quale c'’è quella bella, gloriosa, piena anche di errori, del Partito socialista. Ma io sono nato in quella storia. E quella storia mi seguirà finché vivo.