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È un terreno sconosciuto per il Pd. Il decreto sulla sicurezza urbana messo a punto dal Viminale e dallAnci si annuncia come un vero atto di sperimentazione politica per il governo Renzi. La misura dovrebbe essere varata dal Consiglio dei ministri a breve, comunque in tempo perché il Parlamento discuta sulla conversione in legge nel corso del mese di maggio. Scadenzario che suscita il sospetto di una iniziativa a carattere meramente elettoralistico.Si tratta certo di norme attese da molti sindaci, che chiedono maggiori poteri in materia di ordine pubblico. Resta però la coincidenza con la campagna per le elezioni comunali. Dalle accuse di scelta propagandistica si è difeso il sindaco di Firenze Dario Nardella in unintervista pubblicata ieri dal Messaggero. Nardella è un renziano di primissima linea e respinge lipotesi di una forzatura politica in vista del voto, ma certo non nega che «se tutto diventa norma entro giugno, sarà un aiuto rilevante ai sindaci e un merito del governo Renzi». Restano molte incognite, anche dal punto di vista dellapplicabilità delle norme. A cominciare dallefficacia di uno degli strumenti più caratterizzanti della misura, il Daspo previsto per alcune fattispecie. Ad esempio per parcheggiatori e ambulanti abusivi. Lespressione è mutuata dalle norme per la sicurezza negli stadi: in quel caso si tratta, testualmente, di un divieto di assistere alle manifestazioni sportive, corredato da un obbligo di firma in commissariato. Verificare lesecutività della sanzione, nel caso degli ultras, è relativamente semplice. Più difficile per un lavavetri aggressivo (nel mirino cè anche questa categoria). E in ogni caso resta opinabile lutilità di un provvedimento che spingerebbe semplicemente il soggetto a trasferire la propria attività in un comune diverso. Ma il Daspo, si sa, è diventato una parola magica, per il marketing politico. La si è usata persino per i terroristi.Tra coloro che hanno collaborato in questi mesi con il ministro dellInterno Angelino Alfano, ci sono i vertici dellAnci: Piero Fassino e Enzo Bianco, rispettivamente presidente dellAssociazione e presidente del Consiglio nazionale. Il primo enumera i campi di intervento: «Fenomeni di degrado urbano, di disturbo della quiete pubblica, di abusivismo commerciale e microillegalità», oltre a una speciale tutela dei «luoghi di particolare interesse storico». Dietro le definizioni ci sono novità significative, come lindividuazione di uno specifico reato per i writers o la possibilità di vietare cortei nei centri storici, ipotesi problematica per un governo di centrosinistra. Non si potrà arrivare di sicuro, fa notare Enzo Bianco, «a un inasprimento delle pene per i reati predatori, come il furto in casa: sarebbe utile ma ci vorrebbero modifiche al codice penale». Modifiche che, seppur compiute con altro provvedimento, sarebbero paradossali. Nei mesi scorsi il Parlamento ha varato alcune riforme in materia penale pensate per decongestionare sia gli uffici giudiziari che le carceri, per esempio larchiviazione del reato per particolare tenuità del fatto. «È contraddittorio che si passi dalla messa alla prova, o dalle depenalizzazioni, a un decreto sicurezza così spinto», commenta perlpesso Marco Di Lello, deputato del Pd di area socialista, fino a pochi mesi fa iscritto al Psi di Nencini. «Si sono conclusi due giorni fa gli Stati generali dellesecuzione penale, con cui il guardasigilli Orlando ha chiesto al premier una svolta diametralmente opposta agli obiettivi di questo imminente decreto. Non ha senso adeguarsi allansia dellNcd di inseguire la Lega sul terreno del giustizialismo. Anche perché nella conferenza di fine anno Alfano ci ha spiegato che i reati predatori sono in diminuzione».In effetti il ministro della Giustizia rischia di veder naufragare sul nascere la sua battaglia per far scontare le pene lontano dal carcere. Daltra parte creare nuovi reati o armare i vigili urbani sono scelte praticabili con un decreto legge solo di fronte a unimprovvisa emergenza. I dati del Viminale, invece, descrivono una diminuzione per molte fattispecie di reato. Il che rischia anche di complicare il via libera del Quirinale. Sergio Mattarella fece ricorso alla moral suasion per convincere Renzi a scartare lo strumento del decreto legge già nel caso della Buona scuola, che infatti il Consiglio dei ministri varò sotto forma di ddl. Non è da escludere che il Capo dello Stato segnali qualche dubbio sulla necessità e lurgenza di un decreto sulla sicurezza urbana. E senza limmediatezza del decreto cadrebbe ogni eventuale valenza elettoralistica delle nuove norme.