PHOTO
DOMENICO MIMMO LUCANO POLITICO
Si deciderà entro 30 giorni il destino di Mimmo Lucano come sindaco di Riace, dopo la richiesta di decadenza avanzata dalla Prefettura. L’eurodeputato si è presentato ieri al Tribunale civile di Locri, dove la causa relativa alla richiesta di decadenza è stata trattenuta in decisione. Al centro del procedimento c’è l’interpretazione della Legge Severino. Il procuratore di Locri, Giuseppe Casciaro, insieme al legale della Prefettura di Reggio Calabria, ha sostenuto che la condanna definitiva inflitta a Lucano — 18 mesi di reclusione con pena sospesa per un’accusa di falso nell’ambito del processo “Xenia” — rientri nei casi contemplati dalla normativa, determinando così una condizione di incandidabilità. Di tutt’altro avviso gli avvocati difensori di Lucano, Andrea Daqua e Giuliano Saitta, i quali hanno invitato i giudici a respingere la richiesta.
L’articolo 10 lettera d) del decreto Lgs 235/ 2012 stabilisce che un sindaco decade se condannato definitivamente a una pena superiore a sei mesi per delitti commessi con abuso di potere o violazione dei doveri pubblici. Come spiegato dai due difensori, però, per applicare la decadenza è necessaria la presenza congiunta di due requisiti: entità della condanna e condotta criminosa. Tuttavia, l’accertamento della condotta non spetta all’organo amministrativo, ma solo al giudice penale, come ribadito dal parere del ministero dell’Interno del 2020. Nel caso di Mimmo Lucano, né la Corte di Appello né la Cassazione hanno menzionato l’abuso di potere, e la sentenza d’appello ha anche annullato la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Il che significa che i giudici hanno escluso la condotta necessaria per applicare la Severino.
Il presidente del Tribunale, Andrea Amadei, depositerà la sua decisione entro i prossimi trenta giorni. «Come sindaco mi considerano pericoloso - ha commentato Lucano al Dubbio -. Ma alla fine, tutto quello che mi sta accadendo è davvero poca cosa. Perché ci siamo abituati a dare per scontate troppe cose, ma nel mondo ci sono realtà ben più gravi di quelle che viviamo noi. In questi giorni, il mio pensiero è sempre rivolto a Gaza. Sento che il mio cuore è sintonizzato su ciò che accade, perché chi fa politica — a qualsiasi livello, locale, regionale, nazionale o europeo — non può ignorare quello che succede ogni giorno. Noi parliamo, prendiamo stipendi, occupiamo poltrone, ma la politica, purtroppo, è anche la causa della morte di persone innocenti. Di bambini - ha sottolineato -. A Riace è nata un’esperienza unica di accoglienza, che ha riguardato due popoli: i palestinesi e i curdi. Due popoli che altri considerano dei problemi da eliminare, ma che per noi sono stati l’essenza di un’utopia, quella dell’accoglienza.
Quando crollò il regime di Saddam Hussein, i palestinesi rifugiati in Iraq furono perseguitati, si trovarono nel deserto di al- Tanf, tra la Siria e l’Iraq. L’allora Prefetto De Siena ci avvisò che stavano cercando Comuni disponibili ad accogliere quei rifugiati. Riace fu l’unico Comune italiano a farlo e a noi si unì Caulonia, il cui sindaco all’epoca era Ilario Ammendolia. Nacque l’esperienza della Locride solidale e l’arrivo dei rifugiati palestinesi segnò un punto di svolta. Arrivarono da al- Tanaf con dei pullman organizzati dalla Farnesina. Con loro c’era una persona che non dimenticherò mai: Dario Caputo, oggi Prefetto di Agrigento. Quella sera, quando i rifugiati palestinesi arrivarono, i cittadini del paese che stavano al bar vicino al centro si alzarono tutti in piedi e li accolsero con un applauso.
Ad assistere a questa scena c’era il regista Wim Wenders, che colpito decise di raccontarla in un docufilm. Non solo, in occasione del ventennale della caduta del muro, prese la parola a Berlino, disse: “La vera utopia non è la caduta del muro, ma ciò che ho visto in Calabria”. Io ho cercato di costruire una speranza, una speranza che ha reso Riace un esempio di accoglienza. Ecco cosa vuol dire essere sindaco di questo paese. Ecco cosa vogliono distruggere».