Sul destino grillini dissidenti decideranno «i probiviri del Movimento». Da Shangai, il vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, non può smettere di pensare a ciò che sta accadendo a Roma, dove una pattuglia di senatori, composta da almeno cinque persone, si è messa di traverso sul decreto sicurezza e minaccia di non votare la fiducia, qualora il governo decidesse di forzare la mano. «Se si arriva alla fiducia è perchè una serie di dichiarazioni di questi giorni ha fatto intendere che parlamentari della maggioranza, pochissimi, erano pronti a votare emendamenti dell’opposizione a voto segreto», dice Di Maio imboccando a fatica il boccone amaro delle defezioni tra le sue truppe.

Ma nulla è ancora deciso. Anche se la questione di fiducia sembra l’opzione più probabile, porla «è una decisione da non prendere mai a cuor leggero, vengono valutate tutte le circostanze», spiega Giuseppe Conte senza sciogliere la riserva. Bisogna stanare stanare i dissidenti grillini e invitarli alla porta per non mettere in imbarazzo il Carroccio sul provvedimento a cui Matteo Salvini tiene di più. È questione di bon ton tra alleati, che però indebolisce solo uno dei due partiti di governo: il Movimento 5 Stelle. Perché se venisse meno il sostegno di qualche senatore pentastellato, a soccorrere l’esecutivo ci penserebbero Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Un affronto per Di Maio, già in seria difficoltà a far ingoiare ai suoi alcuni provvedimenti indigesti. «Se c’è una particolare situazione parlamentare, per richiamare alla responsabilità tutte le forze di maggioranza, niente di drammatico ma fino all’ultimo ci riserveremo la decisione finale», spiega in serata il premier, con un tono molto più conciliante di quello utilizzato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Stefano Buffagni, che dai microfoni di Radio Capital si scaglia contro il senatore “eretico” Gregorio De Falco. «Si assumerà le sue responsabilità. Se non si ritrova nella maggioranza, sono certo che si dimetterà e tornerà a fare il suo lavoro», dice senza giri di parole l’esponente del governo. «Dobbiamo rispettare dieci milioni di cittadini e un gruppo parlamentare. Se un genio si sente più illuminato degli altri e si comporta da solista, evidentemente non riesce a far parte di una comunità che sta affrontando un percorso complicato», insiste Buffagni. «Non è una questione di cacciare o non cacciare. Se sei in maggioranza e ritieni che ci sia un provvedimento che abbia criticità, discuti internamente, non presenti 80 emendamenti come se fossi in opposizione».

La risposta del comandante della Guardia costiera che intimò a Schettino di tornare a bordo della Concordia non si fa attendere. «La replica non esiste. Ho sempre assunto su di me le responsabilità del mio ruolo in ogni momento, e le responsabilità del mio ruolo non le decide Buffagni», dice il senatore De Falco. «Che faccio, commento ste sciocchezze? Non voglio scendere a quei livelli, proprio per rispetto della mia storia, del mio nome e del futuro che deve avere la dialettica politica. Per rispetto all’intelligenza di tutti, non voglio commentare questa roba». Il grillino indipendente entra nel merito della questione e punta il dito contro il sottosegretario che, a suo dire, «parla senza sapere di che cosa sta parlando, con una superficialità che è essa stessa criminale», dice De Falco, consapevole di non essere solo in questa crociata anti salviniana. Altri colleghi sono usciti allo scoperto e non sembrano intenzionati a recedere. «Senza la fiducia avrei votato contro il provvedimento, che credo finirà per produrre più irregolari. Ma siccome mi aspetto che questo governo farà in futuro cose buone, nel momento della fiducia uscirò dall’aula», spiega la “fichiana” Paola Nugnes, convinta che 5Stelle e Lega vogliono solo evitare di rendere pubblico il sostegno di Fd’I e Forza Italia. La “vaccinista” Elena Fattori, invece, è convinta che la fiducia sia «un segnale di debolezza. Se il M5S si blinda si fa male da solo, perchè il M5S è sempre stato una fucina di idee e di contributi sul merito». Ma a volte le idee e i contributi servono a poco. A volte ci vuole fiducia.