Ma cosa cosa c’entra la vicenda Cospito con i sequestri Moro, Sossi, D’Urso e Cirillo, o con le bombe del 1993, insomma con tutti i casi nei quali lo Stato si è chiesto se fosse o meno opportuno trattare con i suoi nemici dando di volta in volta risposte diverse e persino opposte? La domanda non è retorica né superflua dal momento che da giorni tutti tirano in ballo a sproposito temi e precedenti storici che con il caso dell’anarchico in sciopero della fame non hanno in realtà niente a che spartire. Le differenze sono tanto clamorose e vistose da rendere difficile spiegarsi il malinteso.

La mafia e le Br erano a tutti gli effetti organizzazioni che intendevano trattare con lo Stato usando la vita degli ostaggi o di cittadini inermi come merce di scambio. I detenuti dei quali si chiedeva la liberazione o la modifica del regime di detenzione al quale erano sottoposti facevano parte di quelle organizzazioni e spesso ne erano i capi. Considerare “un’organizzazione” i rumorosi anarchici sparsi per l'Europa che hanno fatto immenso danno soprattutto a Cospito significa prendersi consapevolmente in giro da soli. Cospito, in tutta evidenza, rappresenta solo se stesso e non sarebbe in grado di dare ordini a chicchessia.

Il contesto non potrebbe essere più diverso: le Br di fine anni '70 come la mafia terrorista dei primi anni '90 erano una minaccia reale e la valutazione sul trattare o meno non è mai dipesa da rigide considerazioni etiche ma dalla valutazione di quella minaccia. Lo Stato scelse di non trattare con le Br sul piano politico, offrendo in compenso una cifra da capogiro, perché ritenne a torto o a ragione che quel “riconoscimento politico” sarebbe stato esiziale e avrebbe reso i nemici dello Stato molto più forti. Accettò invece di trattare nel 1980 per D'Urso, con la chiusura dell'Asinara, nel 1981 per Cirillo e soprattutto nel 1993 sgravando i boss dal carcere duro perché valutò, di nuovo a torto o a ragione, che il prezzo della fermezza fosse più esoso di quello di una trattativa con parziali concessioni.

In questo caso sembra difficile nutrire dubbi, non solo perché non c’è nessuna organizzazione che ricatta lo Stato ma anche perché in tutta evidenza salvare Cospito sottraendolo al regime di carcere duro non avrebbe alcuna conseguenza negativo sull’ordine e la sicurezza. Al contrario, se in questo dramma c'è qualcosa che rischia di esacerbare gli animi e indurre disordine è proprio l’aver ingaggiato e voler portare alle estreme conseguenze un braccio di ferro gratuito, che si sarebbe potuto e dovuto evitare senza sforzo.

La richiesta di non applicare il 41bis a Cospito, avanzata non solo da anarchici bombaroli ma da migliaia di persone assolutamente pacifiche e certamente democratiche, è inoltre radicalmente diversa da quelle avanzate nei “precedenti storici”. In quei casi le organizzazioni terroriste o mafiose chiedevano, almeno in prima battuta, o di violare le leggi, scarcerando persone accusate o condannate per reati gravissimi, oppure, nel caso della richiesta di eliminare il 41bis per i boss del 1993, di non applicarle. In questo caso, come ha dimostrato codice alla mano l’ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo, la richiesta non implica la violazione di alcuna legge e casomai, al contrario, il rispetto dello spirito e della lettera sia del codice penale che della Costituzione.

A rigor di logica, se proprio la si vuole tirare in ballo, la categoria “ricatto” può essere applicata solo ad Alfredo Cospito, che minaccia di lasciarsi morire non per il suo caso personale ma per l’eliminazione del 41bis per tutti. Lo sciopero della fame può in effetti essere visto come un “ricatto” nel quale chi sciopera usa la propria vita come arma per ottenere un risultato. Solo che messa così la lista dei “ricattatori” da Gandhi e Marco Pannella sarebbe lunghetta.

È difficile darsi una ragione del perché un caso che si sarebbe potuto risolvere facilmente sia stato trasformato in un ginepraio a rischio di degenerazione in tragedia: se per imperizia dilettantesca, sottovalutazione superficiale, rigidità malintesa o per quella paura di apparire deboli che è sempre sintomo inequivocabile di debolezza estrema. Ma di certo la cosa peggiore che si possa fare, la formula magica che può rendere la vicenda irresolubile, è costruire senza alcun fondamento intorno allo sciopero di Cospito un clima da sequestro Moro.