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Tutta l’esperienza che si è accumulata nella vita democratica repubblicana conduce a concludere, con assoluta evidenza, che il complesso del sistema economico, a partire della sue entità maggiori e più significative, partecipava con l’erogazione diretta di mezzi finanziari e attraverso altre forme indirette di appoggio, ed anche nel campo della informazione, della pubblicità e dei servizi, al sostegno ed anche allo sviluppo del sistema politico democratico e delle sue attività politiche, associative, culturali, formative, propagandistiche, elettorali.
Parimenti il sistema economico esercitava sul sistema politico e sulle sue decisioni un’azione di condizionamento che era maggiore o minore in relazione alla capacità ed alla forza di autorità e di autonomia delle differenti formazioni politiche e dei diversi soggetti politici. Questo processo di condizionamento si esercitava sui Partiti, sul loro espressioni parlamentari, governative ed amministrative ed anche naturalmente sui singoli esponenti politici soprattutto quando questi ultimi divenivano personalmente tributari in modo decisivo per le loro attività, per il sostegno della propria organizzazione ed immagine, e per il successo elettorale proprio e dei propri grandi elettori.
In questo modo ricevevano contributi sia i Partiti che le correnti dei Partiti, spesso organizzate come sotto- partiti, che i singoli esponenti politici che necessitavano anch’essi di reti di supporto burocratiche, associative o più semplicemente clientelari.
Agendo in questo modo i gruppi economici finanziatori erano a loro volta mossi da obiettivi molteplici. Perseguivano obiettivi di carattere generale volti a difendere un sistema di valori da cui si sentivano garantiti e a sostenere determinati equilibri politici e le forze che li costituivano e li alimentavano e che quindi ricercavano, mantenevano, o si sforzavano di mantenere, un quadro di stabilità politica nel governo generale della Repubblica, sostenendo posizioni anche tra loro divergenti.
Erano mossi ancora da motivi di carattere generale in funzione di politiche economiche finanziarie, industriali, scientifiche, ed anche di politiche comunitarie ed internazionali che consideravano adeguate e necessarie per il proprio sviluppo e corrispondenti alle esigenze produttive ed economiche generali del Paese.
Ancora erano mossi da interessi più particolari con riferimento a specifiche decisioni legislative, normative, amministrative e di orientamento e definizione della spesa pubblica. Ancora vi erano interessi più delimitati che riguardavano i programmi, la loro attuazione, e le decisioni relative delle Pubbliche Amministrazioni e degli Enti Pubblici nazionali, regionali e locali.
In quest’ambito aveva una valenza l’influenza dei Partiti e dei gruppi politici, ma nell’insieme le maggiori forze economiche avevano anche e soprattutto proprie strutture e capacità di influenza diretta sulla Pubblica Amministrazione e sugli Enti pubblici con un complesso di relazioni spesso dirette e personali e con un grado quindi di penetrazione notevole ed efficace, volto a predisporre ed ad indirizzare nelle direzioni volute le decisioni pubbliche e la stessa condotta del ceto politico. Tuttavia anche in questi casi, quando l’influenza veniva esercitata in una forma lineare, il grado di garanzia e di tutela del pubblico e generale interesse poteva essere salvaguardato. Quando invece questa influenza veniva esercitata in forma spregiudicata e distorta, con l’impiego di mezzi e secondo metodi di corruzione personale, cui spesso non erano estranei gli interessi degli stessi soggetti erogatori, sull’interesse pubblico reale veniva sovente steso un velo interessato e pietoso.
Nel mondo politico gli interlocutori privilegiati erano le istituzioni governative, parlamentari e le formazioni che componevano le maggioranze. Ma non venivano affatto trascurate quelle di opposizione, naturalmente in modo diverso a seconda dei casi, ed in rapporto alla loro influenza nel Parlamento, nelle istituzioni, nei grandi Enti Pubblici, nelle Amministrazioni regionali e locali e in generale nella vita del Paese e negli orientamenti della pubblica opinione.
Nelle Amministrazioni regionali e locali, del resto le maggioranze politiche e di governo si diversificavano a secondo delle Regioni, dei Comuni e delle Province e, in molti casi, formazioni all’opposizione sul piano nazionale, costituivano invece il perno politico centrale o sussidiario del governo regionale e locale.
Quando si trattava di decisioni che potevano avere effetto sull’attività produttiva o riguardavano programmi di Enti sociali, veniva ricercata e spesso ottenuta anche l’influenza e l’accordo di interlocutori del mondo sindacale e sociale anche con contributi finanziari volti ed effettuati in questa direzione.
In taluni casi, rappresentanze sindacali anche di livello nazionale ricevevano perciò, in forma diretta o indiretta, contribuzioni in forma periodica ed anche continuativa.
In particolare, in relazione all’attività di Enti amministrati da rappresentanze sindacali il dialogo e le eventuali contribuzioni finanziarie connesse veniva stabilito direttamente con interlocutori sindacali oppure attraverso la mediazione di fiduciari dei Partiti cui le rappresentanze sindacali in questione erano collegate.
Il finanziamento irregolare ed illegale rivolto ai partiti ed alle attività politiche, ed anche a gruppi e singoli esponenti del mondo politico, oltreché di carat- tere interno era anche di carattere e provenienza internazionale.
Si tratta in questo caso di un capitolo molto complesso. Esso non è mai stato esplorato sino in fondo, anche se, per molte parti, a distanza di decenni, taluni dei suoi aspetti sono venuti alla luce in modo abbastanza evidente e documentato.
Il finanziamento internazionale a forze politiche italiane nel periodo repubblicano ha sempre presentato una natura composita.
Esso comprendeva voci e fonti molto diversificate, era di natura finanziaria diretta e di natura indiretta, si poteva presentare anche in forma di servizi e spesso in connessione con attività commerciali. I Paesi che, nelle varie forme, hanno concorso a questo tipo di finanziamento sono stati molti. Tuttavia, sostanzialmente, si trattava di strutture dipendenti dagli Usa e dall’URSS e di attività e strutture proprie dei Paesi appartenenti alle loro aree di influenza politico- militare.
Le due maggiori potenze, guidando le loro alleanze politico- militari, avevano ingaggiato tra loro un braccio di ferro durato poi decenni. Si trattava di una contrapposizione e di una contesa che si proponeva di difendere, consolidare ad estendere le rispettive aree di influenza e quindi, in particolare, punti geopolitici di importanza strategica.
A questo scopo venivano effettuati interventi soprattutto nei Paesi considerati anelli deboli e, a causa della loro fragilità ed instabilità politica, esposti al rischio ed alla possibilità di una frattura interna e di un rovesciamento delle posizioni, e in aree che, per le loro caratteristiche, potevano essere considerate utili.
In Europa, tra i grandi Paesi, l’Italia era certamente considerato uno di questi. In questo contesto, diversi Partiti italiani e diversi leader politici, in epoche diverse hanno sollecitato, accettato, beneficiato di finanziamenti di questa natura, anche se ci riferiamo soprattutto agli anni del dopoguerra.
Tutti i maggiori leader del dopoguerra italiano hanno fatto i conti con questa realtà ed hanno rafforzato la propria azione anche ricorrendo all’aiuto di finanziamenti internazionali. Dei finanziamenti provenienti dagli Usa hanno così beneficiato, per tutto un certo periodo, formazioni politiche dei governi postbellici. Dei finanziamenti provenienti dall’URSS e dal blocco sovietico ha beneficiato soprattutto il Partito Comunista.
Quest’ultimo ne ha del resto sempre beneficiato sin dalla sua origine e via via attraverso le fasi travagliate della sua storia, sino agli anni più recenti e cioè sino alla caduta dell’impero sovietico ed alla fine del potere comunista nell’URSS.
Dalla sua nascita, e prima ancora come corrente del PSI, sino alla sua scomparsa, visse di finanziamenti sovietici il PSIUP e, per aggiunta, ricevettero finanziamenti sovietici singole personalità o frazioni politiche tanto del PSIUP che del PCI.
Anche il partito Socialista aveva ricevuto nel passato finanziamenti dall’estero, sotto varie forme, dirette ed indirette Sino al 1956, e cioè l’anno della rivolta ungherese, della solidarietà espressa dai socialisti italiani ai patrioti insorti a Budapest, con la conseguente aspra polemica con l’invasore sovietico e la rottura che poi ne seguì con i comunisti italiani, il PSI aveva ricevuto aiuti finanziari e materiali dall’URSS e da altri Paesi del Patto di Varsavia.
Nel periodo immediatamente successivo ricevette invece un aiuto finanziario direttamente dagli Usa.
Sotto le direzioni politiche che seguirono il PSI non mi risulta abbia mai ricevuto alcun finanziamento proveniente da Partiti o da Stati stranieri, mentre non si deve escludere che singoli esponenti del PSI ne abbiano potuto beneficiare sulla base di loro relazioni personali e particolari e in quest’ambito anche gli stessi Amministratori del PSI.
(continua)