«Il Pd non accetta voti di scambio». È metà pomeriggio quando la segretaria del Pd, Elly Schlein, dice chiaro e tondo quel che pensa sul caso dell’assessore Anita Maurodinoia della giunta di Michele Emiliano in Puglia indagata per presunto voto di scambio. L’inchiesta della Procura di Bari ha portato anche all’arresto del marito di Maurodinoia, Sandro Cataldo, e del sindaco del paese di Triggiano, Antonio Donatelli.

«La vicenda di Triggiano, se le accuse saranno confermate, è gravissima - spiega la leader dem in una nota - Voglio chiarire innanzitutto una cosa, la linea del Partito Democratico è molto chiara: non accettiamo voti sporchi. Non tolleriamo voti comprati. Chi pensa che la politica sia un taxi per assecondare ambizioni personali senza farsi alcuno scrupolo non può trovare alcuno spazio nel partito che stiamo ricostruendo, qui deve trovare porte chiuse e sigillate. C’è qualcosa che viene prima del consenso ed è il buon senso».

Parole che pesano come macigni e che arrivano quando sembrava ormai finito nel dimenticatoio il caso della commissione ministeriale inviata dal Viminale sull’ipotesi di scioglimento del comune di Bari per mafia. Poi però, a riaccendere i riflettori sul capoluogo pugliese c’è stato l’omicidio del nipote del boss Capriati, a Pasquetta, e gli arresti che hanno coinvolto la giunta di Emiliano.

«Ci siamo presi l’impegno a cambiare il Pd e stiamo lavorando a testa bassa ogni giorno per costruire un’alternativa a questa destra - insiste Schlein - Su questa linea e sulla legalità non indietreggeremo di un millimetro. A tutti i nostri militanti e amministratori chiedo di essere le nostre antenne sul territorio, di difendere i principi della buona politica, di alzare la guardia e denunciare ogni irregolarità, di aiutarci a tenere lontani gli interessi sbagliati e il malaffare attraverso il loro impegno e la loro partecipazione».

E se il sindaco di Bari Antonio Decaro prende le distanze spiegando di non essere sorpreso e di aver denunciato lui per primo «durante le ultime elezioni persone che votavano per me e per liste legate al mio nome», a prendere le difese, ovviamente, della sua giunta, è lo stesso Emiliano. «L’assessore Anita Maurodinoia si è immediatamente dimessa, nonostante lei ritenga di essersi sempre comportata correttamente - ha spiegato Emiliano - A coloro che stanno già strumentalizzando questa vicenda dico che, così come sono garantisti con un Ministro, dovrebbero esserlo con chiunque altro».

E proprio sul grado di garantismo o meno. della maggioranza come dell’opposizione, si è scatenato il dibattito politico. «Stando a quanto emerge dal lavoro dei giudici, sembra che in Puglia ci sia un sistema patologico da scardinare e gli arresti di oggi per corruzione elettorale, a cui sono seguite le dimissioni dell’assessore regionale Maurodinoia, ne sono solo un’ultima manifestazione - ha dichiarato Mauro D'Attis, deputato e coordinatore regionale pugliese di Forza Italia - Noi siamo garantisti ed è giusto che la magistratura faccia il suo lavoro che deve proseguire in serenità, ma è innegabile che le parole del gip, che confermano l’esistenza di un sistema politico clientelare, preoccupano».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Fd’I e Lega. «Sconcertanti le nuove notizie che arrivano dalla Puglia dopo quelle del presidente Emiliano sulla “trattativa” con la sorella del boss per proteggere Decaro», afferma Gianluca Cantalamessa, responsabile del dipartimento Antimafia della Lega e capogruppo in commissione a Palazzo Madama, mentre per il capogruppo meloniano alla Camera, Tommaso Foti, il racconto del Pd su Bari stride con la realtà».

E a finire nella discussione sono anche i centristi di Italia viva. «Non commento le indagini e mantengo il mio garantismo - dice il leader Matteo Renzi - Per me vale la politica, non il giustizialismo. E non ho avuto bisogno di una inchiesta per dire che il sistema di Michele Emiliano per me è l’esatto contrario della buona politica». Ma Claudio Stefanazzi, Marco Lacarra e Ubaldo Pagano, deputati pugliesi del Pd, rispondono per le rime a Teresa Bellanova, che ha parlato di «opacità forti nel sistema di potere legato all’attuale governo regionale». «Negli stessi minuti in cui il suo partito votava compattamente con la maggioranza di destra per salvare faccia e poltrona alla pluri-indagata Ministra Santanché, Teresa Bellanova esce allo scoperto con dichiarazioni dal marcato accento giustizialista - scrivono i parlamentari dem - E lo fa non soltanto emettendo già la sua personale sentenza - aggiungono - ma addirittura allargando indecentemente lo spettro delle sue accuse a tutto il governo della Regione Puglia».

Insomma, l’inchiesta sta facendo saltare tutti gli schemi, con Emiliano garantista, la dirigenza del Pd che chiede di fare piazza pulite ma «solo se le accuse saranno confermate» e centrodestra e centristi “garantisti ma...”.