Un “fisco più amico”, hanno sempre assicurato gli esponenti del governo Meloni al momento di varare la riforma fiscale, la legge delega 111/2023. Ma c’è chi parlerà di fisco anche più “spione”, considerato quanto emerge dall’intervento del viceministro dell’Economia Maurizio Leo, tenuto presso la commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria il 31 gennaio scorso.

Partendo dal riconoscimento che il tax gap (ossia l’evasione fiscale) è stimato in circa 80-100 miliardi di euro l’anno, a cui si aggiungono debiti tributari ancora non incassati per 1.185 miliardi, Leo ha evidenziato come questa situazione vada affrontata in primo luogo con una maggiore dotazione di risorse umane per l’Agenzia delle entrate, che a breve disporrà di 11mila dipendenti in più, in modo da incrementare i controlli, visto che attualmente solo l’1 per cento dei contribuenti considerati a rischio fiscale, ossia con dichiarazioni potenzialmente non veritiere, è effettivamente controllato.

Una seconda linea di intervento annunciata dal viceministro è quella di favorire il rientro nell’area della normalità fiscale, ossia di “messa in regola”, per coloro che ricadono nel campo di applicazione degli “Isa” (Indici sintetici di affidabilità) e hanno un valore inferiore a 8, con la conseguenza che si hanno motivi per ritenere che le loro dichiarazioni presentino un reddito considerato incongruo. Ebbene, per questa categoria di contribuenti il viceministro conta molto sul nuovo meccanismo del concordato preventivo biennale, previsto da un decreto legislativo approvato definitivamente dal Consiglio dei ministri il 25 gennaio scorso. In sostanza si prevede che l’Agenzia delle entrate formuli una proposta per la quantificazione del reddito per 2 anni derivante dall’esercizio d’impresa, o dall’esercizio di arti e professioni (indipendentemente dal risultato degli “Isa”), rilevante ai fini dell’Irpef e dell’Irap (ma non dell’Iva), al quale il contribuente può aderire in occasione della presentazione della dichiarazione dei redditi, con il vantaggio della sicurezza che non potrà essere sottoposto ad accertamenti per quei due anni oggetto dell’accordo.

Le novità però non finiscono qui, visto che il viceministro Leo, oltre a riconoscere che si interverrà sul fronte delle sanzioni, giudicate eccessive, ha anticipato che si sta ragionando sul cosiddetto “data scraping”, che spetterà alla Sogei consentire, e che consiste nell’ottenere dai social informazioni sul tenore di vita dei contribuenti partite Iva, come professionisti e imprenditori, che potrebbero essere usate per il redditometro, disciplinato dall’articolo 38 del Dpr 600/73. Ovviamente sull’ipotesi pesa la questione della tutela della privacy, e a questo scopo Leo ha fatto sapere che è iniziato un confronto con il Garante della Privacy con l’obiettivo di immaginare meccanismi compatibili con la normativa in materia di trattamento dei dati personali.

In questo ambito il viceministro, un po’ in controtendenza rispetto alla politica della sua maggioranza, si è lasciato andare a una dichiarazione che ha suscitato polemiche nella stessa alleanza di governo: «L’evasione fiscale», ha detto, «è come un macigno tipo il terrorismo, per cui tutti devono collaborare».

Cosa comportano in pratica queste misure, e ipotesi di iniziative, per i professionisti come gli avvocati? Fermo restando che nel caso dei professionisti forensi, i dati reddituali dichiarati sono in media tali da far presumere che non vi siano significative aree di irregolarità fiscale, e premesso che è sempre opportuno che ciascun contribuente senta il parere del proprio commercialista per capire come regolarsi, si può anticipare che la proposta dell’Agenzia delle entrate può arrivare a inizio estate, dopo il rilascio del software che permette di quantificare il reddito atteso (che lo stesso contribuente può scaricare, in modo da vederne il risultato, inserendo gli opportuni input). Si potrà quindi ricevere una comunicazione della Agenzia delle entrate con la proposta di concordato preventivo biennale, soprattutto da parte di coloro che dichiarano poco, almeno in rapporto alla media del proprio settore economico, e della propria area geografica.

Valutati i pro e contro dell’accettazione (che vale per due anni fiscali) della proposta, in caso positivo ne conseguirà il pagamento di imposte su un valore di reddito maggiore di quello abitualmente dichiarato. In secondo luogo è consigliabile la modifica dell’uso dei social, nei quali non sono in pochi a postare eventi della propria vita che possono far desumere un alto livello di spese. Ancora meglio sarebbe cancellare il proprio account.