"Restituiamo la parola agli italiani". La prima bordata la spara Matteo Salvini. E arriva immediatamente dopo l'incontro del leader leghista con il presidente della Repubblica. Un incontro che avrebbe dovuto sciogliere il nodo Savona, trovare un'alternativa al professore anti-euro sul quale pendeva il veto del Colle. Ma il presidente Mattarella non ha tolto il suo veto e a quel punto al premier incaricato Giuseppe Conte non rimasto altro che rimettere il mandato nelle mani del Capo dello Stato. Una decisione comunicata dal segretario generale del Quirinale e poi confermata dallo stesso Conte. Ma la gravità della situazione è emersa in tutta la sua drammaticità quando il presidente Mattarella ha deciso di parlare in prima persona spiegando la sua versione dei fatti:  "Non ho ostacolato la formazione del governo", ha affermato il presidente della Repubblica. "Al contrario, ho sostenuto il tentativo in base alle regole della Carta", ha proseguito. "Ma il capo dello Stato non può subire imposizioni". "Ho chiesto per il ministero dell'Economia l'indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con il programma. Che non sia visto come sostenitore di una linea più volte manifestata che potrebbe provocare l'uscita dell'Italia dall'euro". E prima di congedarsi Mattarella ha dichiarato che nelle prossime ore assumerà iniziative. Nemmeno un'ora dopo è arrivato l'annuncio della convocazione di Carlo Cottarelli. Durissime le reazioni di Salvini e Di Maio. Il leghista  ha parlato con toni già da campagna elettorale: "Mi sarebbe piaciuto essere ministro interni per far pulizia però purtroppo qualcuno ci ha spiegato che per l'Italia non decidono solo gli italiani ma decidono all'estero e io a questo non ci sto. Non siamo una colonia ne dei tedeschi ne dei francesi. Purtroppo il presidente del Consiglio che avevamo individuato e uscito dal Quirinale rinunciando all'incarico per il veto a un ministro che ha il torto di aver difeso gli interessi degli italiani". E poi Di Maio: "Diciamocelo chiaramente che è inutile andare a votare, tanto i governi li decidono le agenzie di rating e le lobby finanziarie e bancarie". Il carico da novanta lo mette Giorgia Meloni che chiede addirittura la messa in stato d'accusa del presidente della Repubblica: "Si dice che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbia messo un veto alla nomina di Paolo Savona a ministro dell'Economia. Se la notizia fosse confermata avrebbe dell'incredibile e Fratelli d'Italia, nel caso in cui questo veto impedisse la formazione del nuovo governo, chiederà al Parlamento italiano - sono le parole di Meloni - la messa in stato d'accusa del presidente della Repubblica per alto tradimento, a norma dell'articolo 90 della Costituzione, perché di gente che fa l'interesse delle nazioni straniere e non degli italiani - rincara - ne abbiamo vista fin troppa". La giornata si chiude col crescendo di Luigi Di Maio: "Io chiedo di parlamentarizzare questa crisi, utilizzando l'articolo 90 della Costituzione, per la messa in stato d'accusa del presidente della Repubblica. E chiedo alle altre forze politiche di appoggiarla", ha infatti detto il capo politico del M5S, Luigi Di Maio, intervenendo a sorpresa telefonicamente a "Che tempo che fa".