Come nei partiti d’altri tempi, dopo la batosta, nel Movimento 5 Stelle scatta l’analisi della sconfitta. Obiettivo: individuare le ragioni che hanno determinato un tracollo elettorale di queste dimensioni e, possibilmente, lasciare tutto al proprio posto, a cominciare dal leader, Giuseppe Conte. O meglio, obiettivo: cambiare “qualcosina” (si fa per dire) per mettere a tacere i mugugni e scongiurare la congiura. Formalmente, l’avvocato mette sul piatto dei parlamentari la propria disponibilità a un passo indietro, ma contemporaneamente annuncia la convocazione di «un’assemblea costituente» e la riscrittura di alcune regolette. A cominciare, quasi certamente, dall’ultimo simulacro di grillismo rimasto: il divieto assoluto di andare oltre il secondo mandato parlamentare, la norma interna più odiata dagli eletti di ieri e di oggi. Solo così Conte può sperare di superare la burrasca scatenata dalla «percentuale Lidl del 9,99» per cento (copyright Marco Travaglio) ottenuta alle Europee.

Ma se anche il Fatto quotidiano ti abbandona, significa che in casa 5S la resa dei conti è appena cominciata. E non è detto che l’ex premier riuscirà a mettersi al riparo.

Fino a ora, l’unico a essere riuscito a scalare un Movimento apparentemente inscalabile (mettendo all’angolo Beppe Grillo, Luigi Di Maio e Davide Casaleggio) è stato proprio Conte e non è detto che qualcuno riesca a bissare l’impresa. Di certo, ai bordi del campo qualcuno comincia a scaldarsi. Anzi, qualcuna, perché sembra che Grillo preferisca affidare le chiavi della baracca a una donna. I profili migliori, in questa prospettiva, sono quelli di Chiara Appendino e Virginia Raggi. Le due ex sindache godono ancora di una certa popolarità tra i pentastellati e una loro eventuale discesa in campo potrebbe dare lo scossone di cui i 5S hanno bisogno. Certo, un eventuale avvicendamento di questo tipo sarebbe la pietra tombale sul campo largo, schema di gioco da sempre avversato da entrambe le ex prime cittadine.

Ma non è detto che la scalata al Movimento debba avvenire necessariamente dall’interno. Fuori dalle mura del partito c’è chi da tempo si prepara a diventare “capopolo”, in nome dello spirito originario: Alessandro Di Battista. Fino al momento, l’ex frontman del grillismo da battaglia non si è mai deciso a lanciare il cuore oltre l’ostacolo, ma da qualche tempo ha dato vita a un’associazione, “Schierarsi”, attraverso la quale ha iniziato a organizzare eventi politici in giro per il Paese. Iniziative che non hanno mancato di attirare l’attenzione di alcuni vecchi compagni di partito, tra cui proprio Virginia Raggi, da sempre vicina alle posizioni del vecchio compagno di partito. “Schierarsi” potrebbe essere l’ariete attraverso il quale la vecchia guardia potrebbe provare a svuotare dall’esterno il M5S.

Non tutta la vecchia guardia. C’è chi, come Luigi Di Maio, ad esempio, torna a farsi vivo per accanirsi sul “cadavere” di Conte. Così, l’ex ministro degli Esteri rilascia un’intervista alla Stampa per accusare l’avvocato i di «aver snaturato il Movimento, che oggi è un partito ancora più chiuso e verticistico del passato. Un tempo era più plurale, c'erano più “anime” diverse», dice l’uomo che consumò una scissione nella speranza di rimanere al governo. Un’incoerenza così sfacciata da non sfuggire proprio al suo ex socio Dibba, che replica stizzito: «Luigi Di Maio è uno dei responsabili di aver snaturato M5s. Fino all'altro ieri gli andava bene tutto quanto, perché faceva il ministro, oggi invece fa queste interviste...».